Le pensioni tornano a calare. Chi si pensionerà dall’anno prossimo avrà diritto a un assegno più basso rispetto a chi andrà a riposo entro fine anno. Un esempio. Lavoratore di 67 anni con 400mila euro di contributi accantonati (c.d. montante contributivo). Ha diritto a una pensione annua di 22.892 euro andando in pensione entro quest’anno; di 22.432 euro, cioè di 460 euro in meno (circa 35 euro al mese) pensionandosi dal prossimo anno.
La novità arriva dal decreto del ministero del lavoro n. 436/2024, che fissa i coefficienti di trasformazione applicabili nel biennio 2025/2026. È il settimo aggiornamento da quando la revisione è stata introdotta nel 2009: sei negative, una positiva (biennio in corso, 2023/2024).
I coefficienti operano nel sistema contributivo: il lavoratore accantona ogni anno i contributi e nel loro totale, al pensionamento, vengono trasformati in pensione dall’applicazione di questi coefficienti, che variano in base all'età e sono periodicamente revisionati. L'ultima revisione c'è stata nel 2022, determinando i coefficienti per il biennio 2023/2024 in corso: l’unica revisione positiva che ha portato, cioè, all’aumento dell’importo della pensione. Tutte le precedenti revisioni, invece, sono state sempre negative, comportando evidentemente un continuo assottigliamento dell’importo delle pensioni. La revisione per il prossimo biennio segue la tradizione: tutti i coefficienti calano.
Si consideri il lavoratore-tipo dell’esempio precedente, con 400 mila euro di montante che va in pensione a 67 anni. A seconda dell’anno di pensionamento, varia l’importo della pensione annua:
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