Il terzo sciopero nella storia dei commercialisti (il quinto proclamato) è ormai realtà e neanche una proroga ex post del concordato potrai fermare la protesta. Da ieri, fino al 7 novembre, gli studi legati alle associazioni Anc, Andoc, Fiddoc e Unico che hanno deciso di aderire allo sciopero saranno in astensione collettiva dall’invio dei modelli di dichiarazione dei redditi 2024 e dei modelli Irap. Gli «scioperanti», per partecipare, avrebbero dovuto mandare una comunicazione ai clienti almeno dieci giorni prima dell’inizio della protesta e, comunque, sono chiamati a garantire una serie di servizi essenziali. A sentire le associazioni, sono molti gli studi che hanno deciso di incrociare le braccia.
Primo giorno
La protesta parte dalla mancata proroga del concordato preventivo, richiesta a gran voce da tutte le categorie al governo guidato da Giorgia Meloni e, in particolare, al viceministro al Mef Maurizio Leo. «Abbiamo riscontrato una grande partecipazione», le parole di Marco Cuchel, presidente Anc. «Lo ripetiamo da giorni: è necessario più tempo per evitare un flop annunciato, recentemente sono state introdotte modifiche importanti che richiedono studio e approfondimento». Un rinvio garantirebbe una maggiore adesione? Ne è convinto il presidente di Unico Domenico Posca: «con più tempo, le adesioni sarebbero cresciute sicuramente. Abbiamo un sistema troppo frastagliato, basti pensare che le precisazioni arrivate solo pochi giorni fa sono state indotte da casi specifici reali, che non rientravano nelle casistiche della norma». Mario Michelino, presidente Andoc, parla di «colleghi esasperati; abbiamo avuto le ultime informazioni solo pochi giorni fa e, nelle ultime 48 ore, abbiamo a che dovuto fare i conti con i disservizi dell’Agenzia. Senza considerare che il 31 era già un giorno caldo, visti gli altri termini in scadenza». Secondo la presidente Fiddoc Fabiana Di Lauro «moltissime dichiarazioni saranno inviate senza l’adesione al concordato e sarebbe bastato anche poco tempo per evitarlo».
Come aderire
È il codice di autoregolamentazione delle astensioni collettive dei commercialisti, pubblicato in Gu l’11 agosto 2014, a definire le modalità con cui si può partecipare alla protesta. Sono due gli articoli da prendere in considerazione. L’articolo 3 illustra gli obblighi di comunicazione da parte del professionista, che deve avvertire il cliente dell’adesione almeno dieci giorni prima dell’inizio della protesta. Dovranno essere, poi, garantire una serie di prestazioni indispensabili, definite dall’articolo 5. Si tratta di: un orario minimo di apertura non inferiore alle due ore giornaliere; la predisposizione e la consegna delle buste paga; la predisposizione e consegna al cliente del modello F24, per il pagamento dei tributi o contributi, quando richiesto ai fini del pagamento in forma autonoma; la predisposizione e consegna al cliente delle dichiarazioni fiscali e tributarie, quando richiesto ai fini della presentazione in forma autonoma; assistenza, predisposizione e consegna di documentazione in caso di accesso di organi ispettivi per accertamenti fiscali e tributari in procedimenti penali e di prevenzione, in procedimenti civili e amministrativi e il rispetto dei termini perentori prescritti nell’ambito dei procedimenti tributari o civili in merito all’attività di attestazione o in presenza di concordati.
Non la prima protesta
Dal 2014 sono stati proclamati cinque scioperi da parte dei commercialisti, due dei quali furono revocati. Si tratta, perciò, del terzo sciopero di categoria andato effettivamente in porto, dopo quello del settembre 2022 (astensioni dalle udienze delle allora commissioni tributarie) e quello del 2019, quando i commercialisti posticiparono di due giorni l’invio dei propri F24. Sul punto, tra l’altro, intervenne anche l’Ade, escludendo qualsiasi tipo di sanzione a chi avesse partecipato alla protesta rispettando le regole del codice.