L’Unione europea non deve andare allo scontro con gli Usa sui dazi, ma anzi deve pensare a rinforzarsi in termini di competitività tecnologica nei confronti della Cina e degli Stati Uniti. Questo il pensiero di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, intervenuto al trilaterale con le associazioni datoriali di Francia e Germania. Se dunque da una parte «È miope fare la guerra dei dazi» contro gli Usa, dall’altro è indiscutibile che «il voto negli Stati Uniti ci impone di non perdere più tempo. Oggi Trump ha nel suo programma tre punti fondamentali sull'economia, uno sono i dazi», ha continuato Orsini, ricordando che «gli Usa esportano in Europa 346 miliardi e l'Europa esporta 503 miliardi negli Stati Uniti con un saldo positivo di 157», quindi, per il presidente di Confindustria «serve da subito iniziare un negoziato con gli Stati Uniti dove magari porre al centro cose di cui l'Europa ovviamente ha bisogno, penso al gas e alla difesa, e dall'altra parte il fatto che comunque l'Europa necessita di continuare il proprio interscambio con gli Stati Uniti».
Cina e Usa: le prossime sfide per l’Europa
Di certo che se poi il buongiorno si vede dal mattino, l’Ue non parte proprio con il piede giusto, visto ci sono voluti 160 giorni per formare la nuova Commissione che ieri ha visto la luce (gli Stati Uniti in due settimane hanno eletto un presidente e scelto i ministri). Una Commissione che deve affrontare delle sfide molto importanti, visto che la precedente ha perso terreno: «In questi ultimi 5 anni gli Stati Uniti hanno fatto 3.500 nuove norme, noi ne abbiamo fatte 13.500. Ovvio che noi abbiamo una necessità di semplificare».
Altro punto, di non secondaria importanza, è la questione delle auto elettriche, della Cina e della politica green europea. Per quanto riguarda il Dragone, Antonio Tajani, ministro degli Esteri, nel suo intervento a Parigi ha spiegato di essere pronto a discutere con la Cina per «raggiungere un accordo» sulle auto elettriche, «ma dobbiamo avere un terreno neutro. Dobbiamo avere dei prezzi minimi e massimi delle macchine cinesi in Europa e far sì che la Cina rispetti questi accordi». Tajani ha poi aggiunto un punto cruciale soprattutto per l’Italia: «Non sono contrario agli investimenti cinesi, ma non devono usare il nostro know how per i loro propositi. Questo è un punto cruciale».
Sulla politica verde Tajani è molto chiaro nel ribadire la linea del governo italiano e del PPE: «La green economy è una grande opportunità, ma dobbiamo lavorare e cambiare a man a mano che vogliamo raggiungere i nostri obiettivi. Se fissiamo obiettivi non raggiungibili, distruggeremo l'industria e l'agricoltura. Non possiamo distruggere l'economia reale». Proprio per questo che «la nuova commissione europea deve cambiare la posizione della commissione uscente, quella degli ultimi anni».
È il nucleare la soluzione?
Per Orsini il nucleare è una strada e «credo che il nucleare debba essere la scelta dell'Europa», anche perché le nuove tecnologie del nucleare «possono aiutare le nostre industrie ad essere ancora più competitive». Ma è «impensabile sostituire il gas in così poco tempo».
Abbassare i tassi si può, così come avviare gli eurobond
Ora che l'inflazione è stata sconfitta, «si può abbassare», ulteriormente «il costo del denaro per aiutare aziende e famiglie». Lo ha dichiarato Tajani, aggiungendo che «ci vuole più coraggio». Il presidente della Bce, Christine Lagarde, «si arrabbia sempre con me, ma sono libero di avere le mie idee e penso sia giusto abbassare il costo del denaro». Ad arrabbiarsi contro Tajani saranno anche i paesi frugali dell’Ue, tra i quali c'è anche la Germania, che non ne vogliono sentir parlare di «fare debito comune». Secondo il ministro degli Esteri, infatti «È importante sostenere l'industria europea nel settore della difesa, e se si vuole raggiungere l'obiettivo del 2% delle spese è necessario scorporarle dal Patto di stabilità». Inoltre, sono necessari degli strumenti di debito comune europeo, definendoli «un modo per stare insieme», con particolare riferimento ai bond europei.
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