L’autunno della scuola italiana
L’autunno della scuola italiana
Il nuovo anno scolastico parte con 110mila alunni in meno. In 10 anni persi 800mila studenti (10%). Fondazione Agnelli: a rischio 60 mila cattedre

di di Emanuela Micucci 10/09/2024 02:00

«Nuovo anno scolastico con 110.000 studenti in meno». L’annuncio del ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, dopo le vacanze estive. Scendono, quindi, a poco più di 7 milioni gli alunni che stanno rientrando in questi giorni a scuola nell'anno scolastico 2024/25: circa 7.084.400 studenti rispetto ai 7.194.400 dello scorso anno. Un calo di -1,52% in un solo anno, risultato del crollo demografico della popolazione italiana che negli ultimi 10 anni ha visto precipitare il numero di studenti di ben il 10%. Pari a una perdita di quasi 800.000 alunni. Una diminuzione che ha accelerato negli ultimi anni di pandemia covid-19 e che non accenna a diminuire neppure in futuro.

Nell'ultimo decennio, infatti, si è passati da 7.8881.632 studenti dell'anno scolastico 2014/15 ai circa 7.084.400 dell'anno scolastico 2024/25 che sta iniziando in questi giorni. Tuttavia, mentre tra il 2014/15 e il 2019/200 il calo è stato del -3,58, arrivando a 7.599.259 alunni nel 2019/20, pari a 282.373 alunni in meno, al 2019/20 a oggi la diminuzione di alunni è stata del -6,77%, pari a ben 514.859 studenti in meno negli ultimi 5 anni. Una media di 102.971 bambini e ragazzi in meno a scuola ogni anno da settembre 2019 a settembre 2024.

I dati Istat: denatalità inarrestabile

Del resto, proprio l'Istat nell'ultimo Rapporto annuale sottolinea che «in un lasso temporale relativamente breve, come quello che va dall'inizio del nuovo millennio a oggi, i cambiamenti demografici e i loro effetti sono diventati sempre più veloci ed evidenti», interessando «anche dinamiche demografiche un tempo considerate lente e prevedibili, come quelle naturali». «È il caso», spiega «del crollo delle nascite». Un calo che non si ferma. Nel 2023 segna un -3,6% a causa sia di un'importate contrazione della fecondità sia del calo della popolazione femminile in età riproduttiva. Scende ancora il numero medio di figli per donna arrivando a 1,20, molto vicino al minimo storico di 1,9 figli registrato nel 1995. E dopo un biennio di stabilità, riparte nel 2023 la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione della fecondità.

Gli immigrati? Non bilanciano

«Una riduzione della natalità che riguarda indistintamente i nati di cittadinanza italiana e straniera», osserva l'Istat. La demografia, quindi, impatta sulla scuola italiana e proseguirà a pesare riducendo il numero degli alunni. E, di conseguenza sul numero di classi. Ma pesando anche sul personale scolastico, dai docenti ai presidi al personale Ata, il cui numero potrebbe contrarsi proprio per la diminuzione degli studenti. Negli ultimi 9 anni, tra settembre 2014 e settembre 2023 si sono già perse 4.272 classi (-1,16%). Tuttavia, se tra il 2014 e il 2019 si era registrato un aumento del loro numero, nei successivi 4 anni (2019-2023) si sono perse 5.700 classi (-1,54%). Un calo che ha colpito soprattutto l'infanzia, che ha visto chiudersi 1.867 sezioni: -4,41% in 4 anni. E le primarie dove si sono perse 6.002 (-4,68%).

L’allarme della Fondazione Agnelli

Un fenomeno su cui la Fondazione Agnelli aveva lanciato l'allarme nel 2019. Sulla base delle previsioni dell'Istat che prevedevano per il 2030 (cioè tra 6 anni) 1 milione e 100.000 studenti in meno, aveva calcolato una corrispondente riduzione di 45.000 classi e oltre 60.000 cattedre in meno in tutti i gradi di scuola, a partire dall'infanzia e dalle primarie. Non solo. La riduzione di studenti, classi e docenti, proseguiva la Fondazione Agnelli, determinerà una minore spesa per la scuola di oltre 2 miliardi di euro l'anno, pari al 5% del totale . Risorse che, però, si potrebbe decidere di far rimanere nell'istruzione offrendo una scuola migliore agli studenti ridotti di numero. Investendo – queste due proposte della Fondazione - in edilizia scolastica e allungando il tempo scuola. Basti pensare che per questo nuovo anno scolastico alla primaria hanno fatto domanda per il tempo pieno per un totale di 40 ore settimanali il 49,6%, in aumento rispetto al 48,4% dell'anno scorso. Mentre la scelta delle 27 ore settimanale è al 30,1% rispetto al 31,1% del 2023/24. Decisamente indietro, invece, il tempo prolungato alle medie.

Organici blindati quest’anno, ma il prossimo?

Per quest’anno il calo della popolazione studentesca non ha prodotto nessuna contrazione degli organici, per precisa scelta di Valditara, in linea con il potenziamento della didattica per le aree più disagiate e l’incremento del tempo pieno e delle attività di supporto. Ma quanto reggerà a fronte di cali degli studenti sempre più consistenti?

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