Ucraina, Meloni a Zelensky: sostegno a Kiev. Conferenza ricostruzione a Roma il 10-11 luglio 2025
Ucraina, Meloni a Zelensky: sostegno a Kiev. Conferenza ricostruzione a Roma il 10-11 luglio 2025
Il presidente porta il suo documento sulla fine della guerra in tour dai governi europei. "Entro novembre la proposta". Ma chiede l'uso delle armi a lunga gittata

di Redazione Roma 11/10/2024 08:40

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato ieri a Villa Doria Pamphilj il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky. I colloqui hanno permesso uno scambio sulla situazione sul terreno e sulle più immediate necessità ucraine in ambito militare, finanziario, umanitario, nonché sulle prossime iniziative diplomatiche e sul percorso per mettere fine al conflitto. Meloni ha ribadito il sostegno dell'Italia, anche in qualità di presidenza del G7, alla legittima difesa dell'Ucraina e al popolo ucraino. Un sostegno a 360 gradi, che proseguirà sia sul piano bilaterale che su quello multilaterale, per mettere Kiev nelle migliori condizioni possibili per costruire una pace giusta e duratura.

L'Italia continuerà a fare la sua parte anche nella futura ricostruzione dell'Ucraina e a questo riguardo Meloni ha annunciato che la prossima Ukraine Recovery Conference si terrà il 10 e 11 luglio 2025 a Roma.

Il presidente ucraino oggi sarà ricevuto da papa Francesco, per illustrare il documento di pace che sta elaborando, che sarebbe quello giusto per la fine della guerra con la Russia. Prima degli incontri romani, il leader ucraino è stato a Londra dal premier Keir Starmer a Downing Street, poi sarà a Parigi, dove sarà ricevuto all'Eliseo da Emmanuel Macron e a Berlino per incontrare Olaf Scholz. Starmer più tardi vedrà invece il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte.

L'idea di Zelensky è quella di portare dalla sua i maggiori stati europei, in vista di una progressiva uscita dalla guerra. "Entro novembre - ha promesso ieri Zelensky a Dubrovnik ai leader dei Balcani - sarà pronto un documento che delineerà le condizioni dettagliate per una giusta fine della guerra". Dopo l'accoglienza tiepida sulla proposta di Zelensky da parte del presidente Joe Biden,  il leader ucraino cerca sponda a Roma e sugli altri leader europei. Il presidente ucraino deve digerire l'annullamento del vertice di Ramstein, previsto per sabato, nel quale avrebbe dovuto illustrare proprio il piano. Ma i problemi interni di Biden a causa dell'uragano Milton, e il conseguente forfait, hanno portato all'annullamento dell'appuntamento.  

Secondo il Pentagono, oltre 600.000 soldati russi sono stati uccisi o sono rimasti feriti in {mfimage} dall'inizio dell'invasione del Paese da parte delle forze di Mosca: lo hanno detto ai media funzionari del Pentagono che hanno voluto mantenere l'anonimato, come riportano i media internazionali. Questa stima, commenta Politico, è di 40 volte superiore alle perdite subite dalla Russia durante la sua decennale invasione dell'Afghanistan negli anni '90 ed è in linea con le precedenti stime del governo Ucraino.

Stoltenberg, armi all'Ucraina nel 2014 avrebbero impedito guerra

In un'intervista a Politico, l'ex segretario generale Jens Stoltenberg afferma che se i paesi Nato avessero fornito armi all'Ucraina dopo l'inizio dell'occupazione russa della Crimea e di parti del Donbass nel 2014 si sarebbe potuta evitare una guerra su vasta scala.
"La guerra non è iniziata nel 2022 ma nel 2014, sia con l'annessione illegale della Crimea che quando la Russia è entrata nel Donbass orientale. Ho lavorato duramente per cercare di convincere gli alleati Nato a fare di più: a fornire più supporto militare, più addestramento. Alcuni lo hanno fatto, ma è stato relativamente limitato e molto difficile per diversi perché la politica della Nato era che non avrebbe dovuto fornire supporto letale all'Ucraina", dice Stoltenberg. "Nessuno può dirlo con certezza, ma continuo a credere che se avessimo armato di più l'Ucraina dopo il 2014 avremmo potuto impedire alla Russia di invadere, o almeno avremmo aumentato la soglia per un'invasione su vasta scala". Se i paesi Nato "avessero consegnato una frazione delle armi che hanno consegnato dopo il 2022, avremmo potuto effettivamente impedire la guerra invece di sostenere lo sforzo dell'Ucraina di difendersi in una guerra", aggiunge l'ex segretario generale della Nato.