Smart working, per tornare in azienda i professionisti vorrebbero 7mila euro in più l'anno
Smart working, per tornare in azienda i professionisti vorrebbero 7mila euro in più l'anno
Analisi della società di recruiting HAYS Italia, con il contributo dello Studio legale Daverio&Florio, condotta su professionisti che attualmente beneficiano del lavoro agile. Le uniche due motivazioni che potrebbero convincere i lavoratori ad accettare la fine dello smart working sono un buon aumento di stipendio (per gli uomini) e più flessibilità oraria rispetto alla media (per le donne)

30/10/2024 07:54

Come reagirebbero i dipendenti se altre imprese dovessero eliminare definitivamente lo smart working o ridurlo sensibilmente? Risponde l’analisi della società di recruiting HAYS Italia, con il contributo dello Studio legale Daverio&Florio, condotta su professionisti che attualmente beneficiano del lavoro agile.

La risposta è che soltanto per il 14% di loro non sarebbe un problema, mentre tre quarti inizierebbero a cercare una nuova occupazione (68%, con le donne al 72%) o lascerebbero immediatamente il proprio lavoro anche senza avere un’alternativa (7%). I più critici sono le donne, hanno un’età tra i 25 e i 34 anni, lavorano in aziende di grandi dimensioni e coprono posizioni junior o intermedie.

Secondo le opinioni raccolte per lo studio le uniche due motivazioni che potrebbero convincere i lavoratori ad accettare la fine dello smart working sono un buon aumento di stipendio (per gli uomini) e più flessibilità oraria rispetto alla media (per le donne). Molti intervistati per adeguarsi alla fine dello smart working vorrebbero un aumento medio del proprio stipendio di circa il 30%, e considerando il salario netto medio italiano è di circa 7mila; è questo il valore che attribuiscono a un peggioramento del loro equilibrio tra vita privata e lavoro. Un costo per molte aziende insostenibile. 

“Dalla survey emerge chiaramente come ormai lo smart working sia uno dei primi elementi valutati da chi cerca lavoro, e le aziende che decidono di tornare alla modalità classica dovranno gestire attentamente e con cautela il passaggio -afferma Alessio Campi, People & Culture Director di HAYS Italia- Soprattutto nei confronti dei dipendenti attuali, almeno nel breve periodo: solo una piccola parte sarebbe disposta a restare nell’attuale azienda in assenza di lavoro da remoto, tanto che in maniera provocatoria quasi 2/3 degli intervistati ritiene ormai lo smart working un diritto di fatto.”

L'aspetto giuridico

Oggi lo smart working è un diritto ormai acquisito o deve essere sempre considerato un benefit concesso dalle aziende? Secondo l’indagine svolta da HAYS Italia, le opinioni tra i lavoratori sono divergenti: da un lato chi già lo ritiene un diritto perché è entrato nelle abitudini dei lavoratori (22%) o chi pensa che, pur non essendo attualmente un diritto sancito normativamente, dovrebbe diventarlo (45%); dall’altro, invece, chi dichiara che la sua concessione o meno spetti solo all’azienda, in base alla propria struttura organizzativa e alle esigenze operative (31%).

“Dal punto di vista giuridico il lavoro agile deve essere necessariamente frutto di un accordo tra le parti e non è quindi un diritto. La norma del 2017 era nata non solo per agevolare la "conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, ma anche per “incrementare la competitività” delle aziende, lasciando al datore di lavoro ampia libertà nel costruire i modelli organizzativi", commentano gli Simone Brusa e Olindo Genovese, avvocati dello studio Daverio&Florio

 

Il confronto generazionale

Dal punto di vista generazionale si vede come ci siano delle differenze sostanziali tra gli over 50 e i 25-34enni: per i primi è meno problematico rientrare in ufficio (34%) rispetto ai più giovani (5%), così come i più “anziani” considerano lo smart working un benefit e non un diritto (49% vs 25%).

Le differenze sono sensibili anche nel confronto di genere. Solo per il 10% delle donne, infatti, ritornare in azienda non rappresenterebbe un problema, contro il 16% degli uomini. E in caso di eliminazione dello smart working ben il 73% inizierebbe a cercare un nuovo lavoro (uomini 63%). Ma se per gli uomini lo stipendio è l’unico aspetto che potrebbe compensare il disagio della mancanza di lavoro agile, per le donne è senza dubbio la maggiore flessibilità oraria rispetto alla media. 

Guardando alla dimensione dell’azienda, chi lavora in una piccola impresa è meno critico nei confronti del rientro (per il 22% non sarebbe un problema), rispetto ai dipendenti di aziende di medie dimensioni (16%), grandi (12%) e multinazionali (10%).