Elusione da oltre 2 miliardi di euro sull’Imposta provinciale di trascrizione e sull’Imposta sull’Rc auto. Il gettito dei due tributi propri delle province e delle città metropolitane, già falcidiato dalla crisi dell’automotive, viene sistematicamente eroso da chi le immatricolazioni continua a farle: le compagnie di noleggio e le flotte aziendali che per pagare meno tasse hanno negli anni trasferito la sede legale nelle province di Trento e Bolzano (e in misura minore in Valle d’Aosta). Anche se operano principalmente a Roma e Milano e negli aeroporti sparsi da Nord a Sud lungo la Penisola.
Un mare di risorse sottratto non solo alle province direttamente interessate che avrebbero avuto diritto a incassare tali somme (Roma reclama un miliardo di euro per una perdita di gettito formatasi dal 2011 in avanti, mentre a Milano mancano 800 milioni, giusto per citare gli esempi più eclatanti) ma all’erario visto che i tributi pagati a Trento e Bolzano non vanno ad alimentare il sistema perequativo con cui lo Stato aiuta i territori più in difficoltà trasferendo ogni anno agli enti circa 600 milioni di euro che però bastano a coprire i fabbisogni perequativi solo per la metà.
Ora, dopo anni di inerzia (causata anche da dati incompleti soprattutto per l’ Rc auto, mentre per l’ Ipt si hanno cifre puntuali solo a partire dal 2015) gli enti iniziano a muoversi. Roma e Milano hanno inviato i primi accertamenti per recuperare il gettito eluso. E fioccano i contenziosi dinanzi ai giudici tributari che stanno condannando le aziende di autonoleggio a pagare il differenziale di imposte eluse.
Ma come è stato possibile che, ad esempio, una compagnia di autonoleggio operante in Sicilia potesse dichiarare allo Sportello telematico dell’automobilista di avere sede legale all’ombra delle Alpi? La ragione è come spesso accade il mancato coordinamento delle banche dati che, non parlandosi, facilitano i comportamenti elusivi.
Con l’istituzione dello Sportello Telematico dell’Automobilista (mediante dpr n. 358/2000) e la dematerializzazione delle formalità inerenti alla licenza di circolazione, le compagnie hanno approfittato del mancato coordinamento tra il Pubblico registro automobilistico e le banche dati provinciali per iscrivere le proprie flotte fuori dal territorio di residenza.
Violando in questo modo il criterio di connessione territoriale su base provinciale che informa i Pubblici registri automobilistici sin dalla loro creazione. In pratica, a una compagnia di autonoleggio operante a Fiumicino bastava un’autocertificazione per spostare la sede legale a Bolzano e nessuno se ne sarebbe accorto perché le banche dati delle province e delle città metropolitane non riescono a visualizzare cosa le aziende abbiano inserito nel Pra.
Roma e Milano (assistite dalla consulente Arianna Montagni) hanno iniziato a muoversi inviando avvisi di accertamento a partire dall’annualità 2015, anche se, come detto, il fenomeno è iniziato nel 2011, quando il governo Monti ha trasformato l’Ipt da imposta fissa a imposta proporzionale e quindi molto più onerosa per le aziende che a quel punto hanno cominciato a essere colte da una irrefrenabile voglia di mettere tende in Trentino-Alto Adige.
Incrociando i dati dell’Ipt dal 2015 al 2021 con le stime ante 2015 si arriva al dato monstre di 1 miliardo e 196 milioni di Ipt elusa per le città metropolitane di Torino, Genova, Bologna, Napoli, Palermo, Roma e Milano. A questa cifra vanno aggiunti ulteriori 770 milioni di Rc auto elusa. In questo caso si tratta solo di stime perché l’Agenzia delle entrate non comunica i dati.
Per porre un freno a questo andazzo è allo studio una modifica normativa che dovrebbe trovare posto nel prossimo decreto legislativo attuativo della legge delega fiscale dedicato ai tributi locali. Ma la norma potrebbe anche essere anticipata nella Manovra di bilancio.
La modifica abbandona il vecchio criterio della sede legale per sostituirlo con quello della sede amministrativa, intesa come “la sede di gestione ordinaria in via principale”, ossia “il luogo in cui vengono compiuti in modo continuo e coordinato gli atti di gestione corrente riguardante l’ente nel suo complesso”.
Inoltre, in caso di persone giuridiche con sede legale all’estero, aventi una o più sedi secondarie in Italia, la norma prevede che la provincia destinataria del tributo sia “quella ove è situata la sede secondaria in cui vengono compiuti gli atti di gestione ordinaria in via principale”.
In questo modo il gettito dei tributi auto, oggi scollegato dal territorio proprio a causa di questi meccanismi elusivi sempre più frequenti, verrebbe riconnesso alla provincia dove è sito il Pra di iscrizione del veicolo.
E verrebbe recepita la cospicua giurisprudenza delle Corti di giustizia tributaria che, spiega la relazione di accompagnamento, “si sono stabilmente orientate verso una interpretazione sostanziale di sede legale, a fronte del fenomeno di artificioso stabilimento delle sedi statuarie presso territori dove la tassazione è minore, pur lasciando invariata la collocazione dell’apparato amministrativo”. In quest’ottica “il criterio di connessione mediante sede amministrativa, risponderebbe meglio all’interpretazione di residenza/sede legale nei tributi propri derivati, in accordo ai principi del federalismo fiscale”.
La norma non avrebbe effetto sui contenziosi in corso ma servirebbe a impedire nuove elusioni nel futuro e a promuovere comportamenti più corretti. Non solo. Avrebbe benefici effetti anche sulle province e sulle città metropolitane i cui bilanci sarebbero finalmente in sicurezza.
“Auspichiamo ora”, ha dichiarato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che già aveva posto l’attenzione sul tema a luglio in occasione dell’approvazione della variazione di bilancio della città metropolitana, “un intervento del Governo sul tema dell’Ipt per risolvere le gravi criticità che impediscono una corretta allocazione delle risorse e che penalizzano significativamente la Città Metropolitana di Roma Capitale”.
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