Smart working, punto di equilibrio cercasi. Il lavoro agile accende sempre gli animi e le discussioni: c’è chi sostiene che le migliori idee vengano alla macchinetta del caffè e c’è chi non andrebbe più in ufficio, chi dice di non aver più bisogno né di un luogo di lavoro, né addirittura di interazione umana.
Di questo tema come di intelligenza artificiale e del lavoro che sarà si è parlato durante la tavola rotonda organizzata da Giuffè Francis Lefebvre e dal Corriere della sera in occasione dell’evento “Il sistema impresa tra fisco, lavoro e innovazione”.
Smart working e cambio di paradigma
Dopo la spinta obbligata al lavoro da remoto, causata dal Covid, adesso è necessario capire come organizzare il lavoro tra casa, ufficio, coworking e tutte le altre possibilità che la tecnologia ci offre.
A questo punto, quindi, come sostiene l’avvocato Gianpiero Falasca, partner Dla Piper, si deve lavorare “per trovare un equilibrio che ad oggi non c’è. La regola da seguire è semplice: alternare la presenza fisica e l’interazione umana sul luogo di lavoro con una liberà di organizzazione”. Questo però purtroppo non è sufficiente. Tutti i partecipanti alla tavola rotonda sostengono che alla base della riuscita del lavoro agile “deve esserci un cambio di paradigma. Si dovrà arrivare ad un lavoro per obiettivi e non commisurato al tempo”.
Questo ovviamente dove è possibile, interviene Andra Obertello, general manager FourSeasons Milano, "nel mondo dei servizi fare smart working risulta praticamente impossibili, come potrebbe andare avanti la cucina di un ristorante senza il cuoco e il lavapiatti?". Ci sono però molti altri aspetti su cui questo settore può migliorare come ad esempio più incentivi economici ai privati, anche e soprattutto rivolti alle donne, come asili o flessibilità di orario. Ma anche un maggior impegno per diventare più competitivi a livello internazionale, “c’è ancora troppa differenza tra gli stipendi dei camerieri in Svizzera e quelli in Italia” spiega Obertello.
L'aspetto normativo
Tornando ad un nuovo paradigma di lavoro e di smart working non manca l’aspetto normativo. L’avvocato Falasca sul punto spiega: “Per accompagnare il progetto dello smart working dovremmo accompagnare sempre più aziende a premiare il lavoro per obiettivi, usando ad esempio la leva fiscale. Sempre con poche norme, ma mirate”.
Dall’altra parte c’è anche tutta la questione legata ai contratti collettivi, per Falasca questi possono essere più incisivi nelle imprese, dove c’è lavoro. Ricordiamo però che due settimane fa, dopo quattro mesi di trattativa, è stato fatto un passo in avanti sul rinnovo del Ccnl 2022-2024 per i 195 mila dipendenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Nell’accordo, non ancora definitivo, le principali novità riguardano: il potenziamento del lavoro agile e del lavoro da remoto e la possibilità della settimana corta su quattro giorni.
L'intelligenza artificiale nel lavoro che sarà
"Il lavoro che sarà richiede un salto culturale da parte di tutti", ha detto il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca. L’AI porterà cambiamenti immensi, per questo, sostiene De Luca, si deve cambiare ottica, non vale più il concetto "ore e paga", ci vuole una maggiore flessibilità. Torna quindi la necessità di arrivare ad un nuovo modo di legare la retribuzione ai risultati delle aziende. Emerge la consapevolezza di un legame sempre più stretto tra lavoro e nuove tecnologie e che queste muteranno nel profondo il rapporto tra dipendenti e superiori; ed è qui che, sottolinea il presidente, si deve riconoscere il valore aggiunto della contrattazione collettiva, inesistente in altri paesi, per far sì che le richieste dei lavoratori incontrino quelle delle aziende.
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