Nel 2025 il 25% delle auto vendute dovranno essere elettriche. Questo il diktat, previsto nel piano europeo, che ha nel mirino arrivare ad abbattere le emissioni di Co2. L’obiettivo 2025 sembra però essere particolarmente difficile da centrare, visto che i trend sulla vendita delle auto elettriche hanno fatto registrare un calo del 4,9% nell'ultimo anno, rispetto al 2023, e il non rispetto del vincolo Ue impone sanzioni alle case automobilistiche ribelli.
Proprio per questo che l’Italia e altri cinque paesi (Repubblica Ceca, Austria, Bulgaria, Romania e Slovacchia) hanno scritto un non-paper sul settore automotive che la settimana prossima presenteranno al Consiglio Ue competitività. «Gli attuali obiettivi per le autovetture, previsti per il 2025, rischiano di imporre multe ai produttori che non sono in grado di soddisfare questi requisiti rigorosi a causa del rallentamento della diffusione dei Bev (Veicoli a batteria elettrica). Tali sanzioni limiterebbero fortemente la capacità dell'industria di reinvestire nell'innovazione e nello sviluppo, danneggiando così la competitività dell'Europa sulla scena globale». Per questo, continua il testo anticipato da Policy Europe, «una valutazione degli standard di emissione di Co2 per le nuove autovetture e i nuovi veicoli commerciali leggeri è quindi urgentemente necessaria per mantenere la competitività dell'industria automobilistica europea e per evitare il deflusso degli investimenti dalla ricerca e dallo sviluppo di tecnologie verdi».
I sei paesi chiedono poi altri tre punti.
- Il primo di presentare una relazione sullo stato di avanzamento e una valutazione completa, «in modo che la Commissione proponga una revisione ancora nel 2025».
- Il secondo di «mantenere lo stesso approccio per accelerare la revisione degli standard di emissione di Co2 dei veicoli pesanti, attualmente prevista per il 2027, per garantire che l'intero settore automobilistico benefici di un ambiente normativo più aperto e flessibile». In entrambi i casi la Commissione europea «dovrebbe adottare un calendario realistico che consenta una transizione equilibrata, giusta, competitiva e sostenibile».
- E il terzo, pubblicare prima del 2025 la relazione che studia l’impatto che la diffusione delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri a zero e basse emissioni sta avendo sull’occupazione; a che punto è lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e di rifornimento.
Per i sei stati membri inoltre, la relazione dovrebbe valutare gli strumenti finanziari disponibili per sostenere una giusta transizione e per mitigarne l'impatto sui lavoratori e sulle aziende. «La mancanza di infrastrutture di ricarica sufficienti, come sottolineato nel rapporto Draghi, impone all'Ue di accelerare gli sforzi per raggiungere l'obiettivo di 8,8 milioni di punti di ricarica entro il 2030», rileva il documento. Un approccio basato sui dati garantirà che «le decisioni normative siano allineate alle realtà del settore, contribuendo a evitare conseguenze indesiderate come la perdita di posti di lavoro o la riduzione della competitività».
Francia e Italia alleati contro una transizione verde folle
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro dell’Industria francese, Marc Ferracci e il ministro dell’Economia francese, Antoine Armand a margine del Forum Economico Trilaterale tra Francia, Italia e Germania hanno concordato sul fatto che la transizione verde in Ue deve essere sostenibile, non mettere a repentaglio le produzioni, l’occupazione e il rafforzamento delle filiere industriali del Vecchio continente. Convergenze si sono poi trovate nella politica industriale che l'Italia intende realizzare in Europa, anche con i "non paper" su auto e industrie energivore, siderurgia e chimica. Armand e Urso hanno inoltre sottolineato come sia importante che il Presidente Barnier abbia scelto di venire in Italia per incontrare il Presidente Meloni come sua prima missione all'estero, condividendo anche l'opportunità di rafforzare la cooperazione per far crescere «campioni europei».
L’idea è infatti quella di consolidare le sinergie tra Roma e Parigi attraverso un tavolo tecnico bilaterale per l’elaborazione di una serie di iniziative congiunte sia sull’automotive che sulla siderurgia. Su quest’ultimo settore, Urso e Ferracci hanno concordato sull’importanza di rivedere le regole del Carbon border adjustment mechanism, il cui attuale impianto rischia di compromettere la competitività dell’industria europea.
E nel mentre Bosh promette licenziamenti
Bosch, leader mondiale nella produzione di attrezzature per autoveicoli, ha annunciato che prevede di tagliare 5.550 nuovi posti di lavoro in tutto il mondo, principalmente in Germania, a causa delle difficoltà nel mercato dell'automotive. «La produzione mondiale di veicoli ristagnerà quest'anno intorno ai 93 milioni di unità, o addirittura diminuirà leggermente rispetto all'anno precedente», ha spiegato il gruppo tedesco in un comunicato stampa, mentre l'industria automobilistica soffre del calo della domanda, dei ritardi nella transizione verso elettrico e maggiore concorrenza da parte dei produttori cinesi.
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