Su 100 detenuti che lavorano meno del 10% torna a delinquere
Su 100 detenuti che lavorano meno del 10% torna a delinquere
Protocollo d’Intesa tra Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Confcooperative Federsolidarietà. Previsti l’apertura di un tavolo tecnico e progetti imprenditoriali finalizzati all’inserimento lavorativo intra ed extra-murario

di Redazione 13/11/2024 10:39

Ogni 100 detenuti che sono inseriti in un percorso di inserimento lavorativo, al ritorno in società, torna a delinquere meno del 10%. Dai numeri che emergono dal panel "Cooperazione sociale e giustizia un ponte tra carcere e società" organizzato al Cnel da Confcooperative Federsolidarietà” sembra evidente che si tratta di un abbattimento della recidiva importante rispetto a chi è sottoposto a trattamenti standard. “E di margine per far crescere l’impegno della cooperazione sociale in quest’ambito, ce n’è», dice Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà.

I numeri dicono anche che sono oltre 1.500 i detenuti ed ex detenuti impegnati in percorsi di formazione, tirocini e borse lavoro. Mentre sono 3.000 gli ex detenuti che, intrapreso il percorso di lavoro in una cooperativa sociale, vi restano anche al termine della pena. Così come ricordano che un detenuto su 3, tra quelli occupati nel privato, è assunto da una cooperativa sociale associata a Confcooperative Federsolidarietà.

A Confcooperative aderiscono circa 110 cooperative sociali per un totale di circa 1.107 persone tra detenuti, ammessi alle misure alternative alla detenzione e al lavoro esterno. Inoltre, sono più di 4 mila le persone che usufruiscono dei servizi residenziali per detenuti ed ex-detenuti, in particolare con problemi psichiatrici e di dipendenze, e di altri servizi di reinserimento socio lavorativo una volta finita la detenzione.

«Come è emerso anche dalla proposta del Cnel - continua Granata – è importante far diventare la pubblica amministrazione un committente stabile delle prestazioni erogate attraverso un piano di acquisti sociali della pubblica amministrazione così da rendere più efficaci i servizi e la connessione con il territorio».

Sarà siglato il Protocollo d’Intesa tra Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Confcooperative Federsolidarietà che ha l’obiettivo di creare nuove prospettive per lo sviluppo di opportunità lavorative e sociali a favore della popolazione detenuta nelle carceri italiane. L’intesa vede l’apertura di un tavolo tecnico e punta a promuovere programmi di intervento a favore dei detenuti, avviando progetti imprenditoriali finalizzati all’inserimento lavorativo intra ed extra-murario e al recupero sociale degli stessi. I progetti saranno individuati e promossi da Federsolidarietà.

Brunetta, applicare il Ccnl ai detenuti che lavorano

"La stragrande maggioranza dei detenuti che lavorano lo fa alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria, talvolta solo per poche ore al giorno o al mese. E la gran parte lo fa senza l'applicazione dei contratti nazionali di lavoro. Per questo nel disegno di legge d'iniziativa Cnel che abbiamo inviato al Parlamento è previsto che al detenuto che lavora sia applicato il Ccnl territoriale e aziendale stipulato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Sarebbe una vera rivoluzione". E' quanto ha dichiarato il presidente del Cnel Renato Brunetta. "Quando parliamo di reinserimento occupazionale dei detenuti - ha aggiunto - ci riferiamo a un universo che non è fatto solo di circa 60mila persone recluse, ma di altre circa 100mila in esecuzione esterna e ulteriori 100mila in attesa di esecuzione della pena. Parliamo, quindi, di oltre 250mila persone. Se vogliamo governare questo universo e favorire processi di reinserimento lavorativo dobbiamo conoscerlo, cercando di profilare queste persone e capire chi sono, che titoli di studio hanno, quali storie professionali hanno alle spalle. Per molti di loro non abbiamo dati o è difficile acquisirli".