Nell’agenda politica di Donald Trump l’immigrazione è ai primi posti. Ma non certo in termini di accoglienza. «Via gli immigrati illegali, non c’è scelta», ha ribadito più volte. Eppure, alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti che hanno sancito il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, gli asioamericani hanno svoltato verso destra. È vero: la democratica Kamala Harris, tra le comunità di origine asiatiche, ha avuto la meglio sul candidato repubblicano, che però ha guadagnato 5 punti percentuali rispetto alla tornata del 2020.
Il 54% degli elettori asioamericani (che erano in tutto 15 milioni) ha votato per Harris, mentre il 39% ha indicato Trump. In confronto a quattro anni fa, con Joe Biden eletto presidente, Harris, nel cosiddetto elettorato Aanhpi (acronimo di Asian american, native hawaiian and Pacific islander) ha perso 7 punti, mentre Trump è salito del 5% rispetto alla sua precedente performance.
Gli alti tassi d’inflazione determinanti nelle scelte
Secondo Karthick Ramakrishnan, fondatore di Aanhpi data, sia ha la percezione che il partito repubblicano sia economicamente più forte rispetto ai democratici. Ma non è l’unico fattore per il quale gli asioamericani hanno virato verso destra. «Gli alti tassi di inflazione nel periodo post Covid si sono rivelati determinanti per il crescente sostegno a Trump», ha spiegato Ramakrishnan. «Lavoratori, disoccupati, pensionati: tutti sentono il peso dell’inflazione, che ha rappresentato un vento contrario significativo per Harris».
Il peso dei 3 mln di piccole imprese della comunità asioamericana
Negli Usa la comunità asioamericana possiede più di 3 milioni di piccole imprese. Ed è particolarmente interessata ai programmi economici. «Una delle prime proposte che Harris ha annunciato a luglio, quando è diventata la candidata democratica in pectore, è stato un credito d’imposta per i neonati di 5mila euro», ha ricordato Trip Yang, uno stratega politico democratico. «Si può dire che la parte democratica voleva chiaramente colmare il divario sull’economia, ma Trump l’ha clamorosamente anticipata».
Per Yang lo spostamento a destra è ancora considerato «incrementale», dato che la comunità asioamericana non vota in modo monolitico. «All’interno dei gruppi asioamericani ci sono modelli e comportamenti diversi».
I voti degli asioamericani per Bill Clinton e Barack Obama
Dal 1992 al 2012 il partito democratico ha registrato notevoli guadagni tra gli elettori asioamericani, soprattutto per le politiche economiche di Bill Clinton. La tendenza è aumentata in seguito gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, quando i repubblicani del Gop venivano considerati verso gli immigrati e le comunità di colore. Quando Barack Obama si è candidato per il secondo mandato quasi tre quarti degli asioamericani avevano votato per lui.
La prima campagna presidenziale di Trump, però, ha cambiato tutto. «È riuscito a creare l’impressione secondo la quale l’economia stesse andando in modo orribile», ha sottolineato Ramakrishnan. «E questo sembra aver fatto la differenza nell’ultimo decennio, sino alle elezioni dello scorso 5 novembre, che per la comunità asioamericana hanno segnato una piccola svolta in favore dei repubblicani». Non è la sola: anche gli elettori latini si sono orientati verso Trump, che rispetto al 2020 ha guadagnato ben 25 punti percentuali.
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