Gli impianti sportivi? Un affare di stato. In Italia, infatti, quasi il 70% delle strutture sportive è di proprietà pubblica. Se parliamo di asset di medie e grandi dimensioni, la quota di titolarità pubblica arriva al 90%. Inoltre, per la prima volta nella storia, nel 2023 lo sport si è affermato come principale capitolo di spesa nelle politiche di investimento locali. È il quadro tracciato dall’Istituto per il credito sportivo e culturale (Icsc), che ha pubblicato lo studio «Investimenti in infrastrutture sportive. Sbloccare il potenziale inespresso». Il tutto nella settimana in cui il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi ha partecipato alla nuova cabina di regia per la valorizzazione degli immobili pubblici, riunitasi per la prima volta al ministero dell’economia e delle finanze lo scorso 7 novembre.
La centralità della Pa
Quasi sette impianti su dieci, quindi, sono di proprietà pubblica. Come si legge nel report «gli enti locali rappresentano i principali promotori di investimenti in infrastrutture sportive, in quanto proprietari della maggior parte degli impianti diffusi sul territorio nazionale». Un asset che, come detto, sta interessando sempre di più le realtà locali a livello di investimenti. Il 2023 è stato un anno record; i comuni hanno fatto ricorso a oltre 350 milioni di euro per la realizzazione di impianti, contro i 287 milioni utilizzati nei trasporti e i 271 assegnati a progetti di edilizia residenziale sociale. Nel periodo 2019-2023 le infrastrutture sportive hanno assorbito il 22% dei finanziamenti contratti dagli enti locali per l’attuazione di opere pubbliche, per un valore totale di oltre 1,3 miliardi di euro. In questo arco temporale i prestiti a medio e lungo termine destinati ai progetti in campo sportivo sono cresciuti ad un tasso del 9% medio annuo, a fronte di un aumento del 2% registrato per le altre tipologie di interventi infrastrutturali. Quasi il 50% dei mutui per investimenti è stato contratto dai comuni con meno di 20 mila abitanti.
Piccoli impianti
Tanti progetti, quindi, che però interessano quasi solo impianti minori: «gli investimenti che riguardano impianti sportivi di grandi dimensioni assorbono solamente l’1% dei finanziamenti destinati al settore sportivo». Si rileva «una netta prevalenza di progetti di piccole-medie dimensioni, fino a 500 mila €, che hanno rappresentato oltre il 70% delle iniziative finanziate tra il 2019 e il 2023». Una quota importante di investimenti, inoltre, si concentra nella fascia dei micro-interventi sotto i 60 mila €. La metà dei finanziamenti erogati tra il 2019 e il 2023 è stata richiesta per operazioni di ristrutturazione degli impianti, includendo anche interventi di efficientamento energetico, che hanno rappresentato circa il 6% dei progetti complessivamente attivati.
Obsolescenza
Se la dimensionalità degli interventi rappresenta uno dei principali problemi degli investimenti degli ultimi anni, a livello generale la criticità più importante del parco impianti «è rappresentata dall’alto grado di obsolescenza». Basti considerare che la maggior parte delle infrastrutture è stata costruita prima del 1980, con un quarto degli impianti datato prima del 1940. Quasi tutti gli stadi di calcio di serie A e B sono di proprietà pubblica, con un’età media di oltre 60 anni, rispetto a una media di circa 35-38 anni per gli stadi tedeschi e inglesi. Solo il 59% dei posti a sedere è coperto e meno del 15% degli impianti utilizza fonti rinnovabili.
Abodi al Mef
A sottolineare ancor di più l’importanza dello sport nella gestione delle strutture dello stato ci ha pensato anche la recente cabina di regia sulla valorizzazione degli immobili pubblici, che si è riunita per la prima volta al Mef il 7 novembre. Al tavolo, infatti, ha partecipato anche il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi: «anche lo sport al tavolo, riconoscendo il grande valore, sociale ed economico, delle infrastrutture sportive pubbliche, la loro funzione educativa e di promozione del benessere psicofisico: dagli stadi, ai palazzetti, alle piscine, fino ai playground, per tutte le discipline», le sue parole a margine dell’incontro.
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