Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso nel 2016 in Egitto dopo essere stato torturato, non è mai stato un agente dei servizi segreti. Né italiani, né britannici. Ad affermarlo, oggi 24 ottobre, è stato l'ex direttore dell'Aise, Alberto Manenti, nel corso dell'udienza del processo a carico di quattro esponenti dei Servizi egiziani. Manenti, ascoltato come testimone, ha escluso qualsiasi collegamento tra Regeni e i servizi di intelligence: "Giulio Regeni non era un agente dei servizi segreti italiani. Nella struttura non lo conosceva nessuno e su mandato ho sondato anche i servizi inglesi, MI6: chiesi se era una loro risorsa e mi dissero che non lo era, io penso sia vero".
Manenti ha aggiunto che nelle fasi precedenti il ritrovamento del cadavere di Regeni, le autorità egiziane opposero un muro di fronte alle richieste italiane di svolgere ricerche approfondite e in tempi brevi. Inoltre, agli investigatori italiani sembò chiaro che il ricercatore fosse incappato in un "fermo non ufficiale, una pratica spesso usata in Egitto sia per i cittadini stranieri ma soprattutto per i connazionali".