I negozi si ritirano, la desertificazione commerciale avanza. Tra il 2014 ed il 2024 sono sparite dalle vie e dalle piazze italiane oltre 140mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, di cui quasi 46.500 attività di vicinato "di base", dai negozi alimentari alle edicole, dai bar ai distributori carburanti.
È quanto emerge dal dossier "Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani", presentatoalla Presenza del ministro per le Imprese ed il Made in Italy Adolfo Urso, e dedicato alla 'desertificazione commerciale'. Si tratta di un'emorragia di imprese che rischia di lasciare senza accesso a servizi essenziali e beni primari una quota significativa della popolazione: già oggi oltre 26 milioni di italiani vivono in comuni che hanno visto scomparire definitivamente dal proprio territorio una o più imprese di vicinato essenziali.
Per misurarne l'avanzata, Confesercenti ha analizzato la densità dell'offerta commerciale disponibile nei comuni italiani per dimensione - dai piccoli e piccolissimi borghi alle grandi metropoli, passando per città medie e medio grandi - e la variazione del numero di imprese attive su un periodo di dieci anni, con confronti tra 2014, 2019 e 2024, valutando anche i tassi di chiusura e di apertura delle attività commerciali. L'analisi si è focalizzata su un gruppo di imprese di vicinato di base che riteniamo essenziali per la qualità della vita: minimarket, elettrodomestici ed elettronica di consumo, empori, ortofrutta, macellerie, pescherie, panetterie, forni, negozi di bevande, tabaccherie, ferramenta, librerie, giornalai, negozi di abbigliamento - nelle declinazioni di confezioni per adulti, per bambini, biancheria, calzature e accessori - bar, oarrucchieri e distributori carburanti.
De Luise: urge flat tax
"Servono sostegni per le imprese di vicinato, la cui ritirata dai territori sta privando una fetta consistente della popolazione dell'accesso a servizi essenziali e beni primari. Abbiamo bisogno di un cambio di mentalità. Dobbiamo passare dalla 'rottamazione' del commercio alla 'rigenerazione' delle nostre economie urbane", ha affermato il presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise. "Circa trent'anni fa, quando si pensava che la Gdo sarebbe stata il futuro del commercio, si creò il meccanismo della 'rottamazione delle licenze', una sorta di prepensionamento per agevolare la ritirata del piccolo commercio. Il quadro, però, è cambiato. L'arrivo del commercio online ha messo in difficoltà anche la Gdo. Dopo una lunga espansione, infatti, anche i giganti della distribuzione moderna hanno iniziato a ritirarsi: dal 2019 ad oggi sono spariti 418 supermercati, con una riduzione concentrata nelle grandi città (-124) e nei centri medio-piccoli (-134)", ha spiegato De Luise.
"Servono dunque investimenti per arginare la desertificazione commerciale dell'Italia. Dobbiamo avviare iniziative per la resilienza della rete di imprese di vicinato. Serve una flat tax per chi apre nelle aree desertificate, e semplificazioni burocratiche. Ma anche formazione continua per combattere il drammatico crollo della natalità di nuove attività economiche. La nostra proposta è quella di istituire un Fondo per la rigenerazione urbana, dove far confluire le risorse per le misure di sostegno e le azioni dei sindaci, perché sono le amministrazioni locali ad avere il polso vero delle criticità e delle necessità dei territori", ha proseguito sottolineando che "nel Fondo dovrebbero arrivare le risorse che i commercianti già versano per il meccanismo della rottamazione, che si è dimostrato inefficace, e a cui i commercianti hanno già contribuito con circa 6 miliardi di euro dalla sua creazione".