Pnrr, mini-enti meglio delle città
Pnrr, mini-enti meglio delle città
Sotto i mille abitanti 771 euro a testa. Nei grandi centri 710. Il rapporto Ifel-Anci sul Recovery dimostra un’attuazione uniforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza sul territorio

di di Francesco Cerisano 18/10/2024 02:00

Nel Pnrr piccoli comuni come le grandi città. Anzi, meglio. Nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza i mini-enti (e soprattutto quelli piccolissimi, con popolazione inferiore a 1.000 abitanti) sono stati destinatari di risorse pro capite maggiori di quelle ricevute dalle grandi città: 771 euro contro i 710 dei centri sopra i 250 mila abitanti.

Complessivamente i 5.521 comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, attuatori di almeno un progetto Pnrr, hanno ricevuto 4,2 miliardi di risorse che spalmati su una popolazione di 9,7 milioni di abitanti portano a un dato pro capite di 443 euro.

Un risultato pressoché identico a quello dei comuni medio grandi (da 5.000 abitanti in su) destinatari di finanziamenti pro capite pari a 454 euro, frutto di 22,3 miliardi di risorse suddivise su una popolazione di 49,2 milioni di abitanti.

In totale, a luglio 2024, sono 7.896 i comuni italiani (grandi e piccoli) coinvolti nel Pnrr a cui sono stati assegnati 26,7 miliardi di finanziamenti (il 19,5% del complesso dei fondi a disposizione) impiegati in progetti relativi a quattro missioni: digitalizzazione, rivoluzione verde, istruzione e inclusione.

Il primo rapporto Ifel-Anci sullo stato di attuazione del Pnrr e il ruolo dei comuni fotografa, al di là delle difficoltà nella spesa dei fondi che rappresenteranno la vera sfida dei prossimi mesi, un dato non scontato: il Pnrr sta impattando in modo uniforme sul territorio e i mini-enti non sono rimasti con le mani in mano ma sono riusciti a intercettare un numero di risorse pro capite pari a quello delle grandi città.

Come si vede dalla tabella in pagina, il finanziamento pro capite degli oltre 2.000 comuni fino a mille abitanti (il 25% dei comuni italiani) è risultato superiore a quello delle 12 città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Verona, Venezia) sopra i 250 mila.

Dove sono andate le risorse

Dei 4,2 miliardi assegnati ai mini-enti, un miliardo e mezzo è andato a finanziare investimenti della Missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura).

Il 41% dei fondi è stato dirottato su progetti destinati all’attrattività dei borghi, mentre il 55% è stato destinato a progetti di riduzione del digital divide (abilitazione al cloud, rafforzamento di PagoPa, digitalizzazione degli avvisi pubblici, rafforzamento di Spid, Carta di identità elettronica e Anagrafe nazionale della popolazione residente). Il 6% dei progetti è stato invece indirizzato alla missione 4 (Istruzione e ricerca).

Su questo fronte, evidenzia il rapporto Ifel-Anci, i piccoli comuni sono stati particolarmente attivi portandosi a casa 1,88 miliardi pari al 44% di tutte le risorse assegnate al comparto dei mini-enti.

I fondi sono andati in massima parte a finanziare progetti per asili nido e scuole dell’infanzia (997 milioni). Seguono il piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica (662 milioni), il piano di estensione del tempo pieno (finanziato con 132 milioni di risorse Pnrr) e il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola (96 milioni di euro).

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