In Italia ci sono 1,5 milioni di macchine agricole prive dei minimi sistemi di sicurezza. Una situazione che continua a generare feriti e incidenti mortali pari a 120 l’anno. Per questo motivo la filiera agricola chiede sostegni e incentivi per rinnovare anche il parco mezzi. E’ quanto emerso a Roma, nella sala Cavour del ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in occasione del convegno «Il ruolo delle macchine agricole nell'innovazione dell'agricoltura-impatto e futuro delle misure per la meccanizzazione agricola», organizzato da Federacma, la Federazione italiana delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine e delle Acma territoriali, operante in Confcommercio.
Serve programmazione
I rappresentanti di tutto il comparto chiedono una programmazione strutturata, stabile e pluriennale, che possa essere accessibile a più agricoltori possibile con minori costi. Ma anche una burocrazia semplificata, raggruppando i tanti bandi oggi a disposizione e con premialità dedicate ad obiettivi specifici. Un nodo centrale è la sicurezza. «È necessario sostenere gli investimenti in innovazione e meccanizzazione degli agricoltori per rendere il comparto sempre più competitivo ed efficiente», ha detto il presidente di Federacma, Andrea Borio: «Ma è fondamentale che possa essere funzionale al raggiungimento degli obiettivi. L'Italia, con 1,5 milioni di macchine agricole immatricolate ante 1996 prive dei più basilari sistemi di sicurezza, come le cinture e il rollbar di protezione in caso di ribaltamento e maggiormente inquinanti, a cui sono legati 120 decessi l'anno, ha bisogno di un ricambio del parco macchine. Per farlo, chiediamo al ministro Lollobrigida di superare i tanti bandi e misure con uno strumento unico con una visione di lungo periodo».
Supporto allo svecchiamento
Per il presidente della Copagri, Tommaso Battista: «Il supporto alle aziende nella realizzazione di investimenti legati alla meccanizzazione agricola e, in particolare, miranti allo svecchiamento del parco macchine è e continua a essere uno dei principali imperativi ai quali bisogna guardare per il futuro del Primario. Un parco macchine rinnovato, oltre a contribuire maggiormente al crescente fabbisogno di cibo, favorisce un migliore utilizzo delle risorse e del territorio, andando al contempo a ridurre l’impatto ambientale delle lavorazioni e rispondendo pienamente agli orientamenti comunitari in materia di transizione energetica; senza contare le evidenti e positive ricadute in termini di sicurezza».
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