Biologico, per l’industria è già ora di fare sistema
Biologico, per l’industria è già ora di fare sistema
Servono offerte di prodotti diversi, anche per fasce di prezzo. Obiettivo: fidelizzare un cliente già evoluto. I piani di Probios tra startup e acquisizioni. Ricavi 2025 attesi a quota 125 milioni

di di Marco A. Capisani 15/10/2024 02:00

Dietro l’exploit del cibo vegetale ci sono almeno due profili diversi di consumatori: quello tradizionale che cambia abitudini per motivi di salute, benessere o sensibilità all’ambiente e quello già ben definito (soprattutto giovane), che ha consolidati gusti e abitudini di acquisto plant based. In entrambi i casi i marchi per vegani, vegetariani, intolleranti, allergici o flexitariani che siano si ritrovano a cavalcare l’evoluzione del mercato con una sfida ben in mente: «affinare l’offerta del prodotto all’interno di un catalogo variegato, anche in un’ottica di fascia di prezzo, perché i nostri clienti mostrano esigenze chiare», spiega a ItaliaOggi Renato Calabrese, a.d. di Probios, azienda toscana del biologico, sul mercato da oltre 45 anni. «Il cliente italiano può trovare oggi prodotti di aziende specializzate, magari con un prezzo medio più alto, oppure quelli di aziende tradizionali che si reinventano nel bio. In parallelo c’è pure la marca del distributore delle insegne, che presidia soprattutto la fascia mass market. Secondo noi, invece, è bene partire dal biologico ma», sottolinea Calabrese, «bisogna poi crescere creando un ecosistema organico di prodotti differenti, con prezzi differenti, per soddisfare le necessità di tutte le famiglie».

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Altro che moda, le aziende puntano a un ecosistema di prodotti

Insomma, mentre ci s’interroga sul boom emergente degli alimenti vegetali, in realtà, dalle aziende del settore arriva già un segnale di maturità industriale e marketing. Ecco perché «lo scorso agosto abbiamo acquisito, tra le operazioni straordinarie più recenti, il 100% della società Biotobio che appartiene all’ecosistema EcorNaturaSì ed attiva nella commercializzazione di prodotti agroalimentari, salutistici, free-from e biologici. In portafoglio ha brand tra cui Baule Volante, Finestra sul Cielo, Fior di Loto e Vivibio. In questo modo Probios può perseguire diverse politiche di prodotto e di distribuzione. Adesso, invece», rilancia l’a.d. dell’azienda che, grazie a Biotobio, ha superato i 100 milioni di fatturato, «puntiamo a costruire un incubatore di start-up, scale-up e realtà emergenti del bio. L’intenzione è curare a regime la crescita di 6-7 progetti l’anno, a partire dalla fine del 2024. A sostegno c’è un investimento di 3-5 milioni di euro su base annuale, a cui si aggiunge il nostro apporto di know-how e competenze, dalla realizzazione concreta di un nuovo prodotto fino alla sua pianificazione marketing».

Si coltivano start-up

Nasce così Probios Ventures, programma di corporate venture capital voluto dalla stessa Probios e da Agreen Capital (che detiene il 78% dell’azienda fiorentina insieme a Calabrese). Tre le sue direttrici di sviluppo: nuovo cibo salutare (come già nel caso dei grissini proteici o degli snack di ceci), il food tech (pensando tra l’altro a un’unica app per consigliare il corretto esercizio fisico quotidiano e una relativa alimentazione equilibrata) e infine c’è la sostenibilità ambientale (perché l’industria vuole consumare meno risorse naturali ed energia ma desidera anche evitare materiali, nelle confezioni per esempio, sostenibili ma poco adatti alla conservazione di alcuni cibi, come può accadere con la carta).

Il piano di sviluppo di Probios

Investire nella crescita per linee interne, tramite Probios Ventures, non vuol dire non procedere più con ulteriori acquisizioni, a giudizio di Calabrese. Anzi, non sono escluse prossime operazioni indicativamente a partire dall’anno prossimo. Traguardo finale, chiosa il manager: «fare un check-up sulla massa raggiunta e le novità portate a regime sul mercato tra un 4-5 anni. Nel breve periodo, di contro, contiamo di chiudere quest’anno con ricavi per 105-106 milioni di euro, scommettendo nel 2025 di raggiungere quota 120-125 mln. Mentre al termine dei prossimi 4-5 anni», conclude Calabrese, «l’obiettivo è arrivare a muovere un giro d’affari da 145-150 milioni di euro».
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