Concordato preventivo biennale col fiato corto. Anzi, cortissimo. La soglia delle adesioni potrebbe fermarsi (ottimisticamente) a quota 500 mila su una platea di potenziali interessati di 4.700.000 contribuenti. Un 10%, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, perché la percentuale, nel girone dei commercialisti pessimisti, scende drasticamente verso il 5%. Tutto ciò mentre il tool messo a disposizione da lunedì da Sogei e dall’Agenzia delle entrate, con il foglio precalcolato per l’adesione allo scudo sanatoria dagli accertamenti per gli anni 2018-2022 se possibile fa agitare ancora di più gli animi.
Proroga esclusa, Leo spiega perché
Anche perché aria di proroga non ne tira proprio. Glaciale a tal proposito la risposta di Maurizio Leo alla lettera inviata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ai vertici dell’amministrazione. “Se dipendesse da noi, vorremmo dare una proroga all'infinito del concordato preventivo perché siamo ben consapevoli dei problemi dei professionisti e le imprese”, ha dichiarato ieri il viceministro all’Economia. Ma, ha aggiunto, “siamo nell'impossibilità oggettiva di farlo, abbiamo dilatato al massimo i tempi di presentazione ma ora siamo nella sessione di bilancio. Dobbiamo anche dare segnali di credibilità all'Europa”. Si deve approvare la legge di bilancio e occorre avere tutti dati certi e chiari entro il 31ottobre, ha spiegato il numero 2 del ministero dell’economia. Questo è il motivo per cui tecnicamente la proroga non si può fare, perché tutto è legato ai tempi della presentazione in consiglio dei ministri della legge di bilancio e all'approvazione poi nelle fasi parlamentari. “Questo è il motivo per cui quella data purtroppo deve rimanere ferma''.
Informazioni nel cassetto
Quindi, ha aggiunto Leo, “il ministero, l'agenzia delle entrate e Sogei hanno fatto un'operazione molto importante perché il giorno 14 verrà messa a disposizione di tutti i contribuenti, nel loro cassetto fiscale, la ricostruzione di tutti i redditi, di tutto quello che dovrebbero pagare''.
Un’operazione che arriva però a sole due settimane dalla conclusione di una misura che ha visto ritocchi in corsa fino all’8 ottobre scorso, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 143/2024 di conversione del dl 113/24, dl omnibus). Peraltro, le pratiche non si chiudono da sole: le precompilate inviate dal Fisco di solito vanno ricontrollate dai professionisti, e l’operazione di presentazione al cliente non si riduce a un “prendere o lasciare”.
I commercialisti non ci stanno
Sulla data del 31 ottobre, a rigor di termini, i commercialisti hanno tempo fino alle 24 per inviare le dichiarazioni con la scelta sul concordato, dopodiché Sogei dovrà fare le estrapolazioni del rigo della dichiarazione per calcolare le adesioni da inviare alla Ragioneria. Dunque le dichiarazioni non diventano una cifra certa allo scoccare della mezzanotte. I commercialisti non ci stanno. “I clienti vanno chiamati, informati e adeguatamente seguiti”, si sfoga con ItaliaOggi un professionista. “Anche volendo lavorare i sabati le domeniche dedicando cinque minuti a pratica non si riesce a chiudere tutto”.
Anche i forfettari dicono “no, grazie”.
Il punto è che l’amministrazione chiede l'impegno sugli importi delle tasse da versare per i prossimi due anni a fronte di mettere una benda sugli occhi dei controlli, ma tra i criteri di adesione e i calcoli di convenienza, spesso i rischi non paiono valere i benefici. “C’è bisogno di tempo per assimilare le informazioni, i calcoli, le risposte ai dubbi dei clienti”, prosegue il professionista. E come segnalano a ItaliaOggi, spesso anche chi si è mosso per tempo (ad esempio i forfettari che non rientrano nell’ultimo ravvedimento speciale) al patto con il Fisco rispondono “no, grazie”.
AAA risorse cercansi
Il concordato preventivo biennale, partito come la punta di diamante del nuovo corso fisco-contribuente, rischia di fare flop e la collaborazione spesso invocata nel corso di questi mesi tra viceministro e categoria potrebbe sfociare in una levata di scudi da parte dei professionisti. Ma i 2,5 miliardi di gettito, inizialmente citati e poi via via scomparsi dalle varie versioni successive della legge, servono come il pane nella costruzione dei saldi della legge di bilancio. Anche per far diventare, come ha confermato proprio il ministro Giancarlo Giorgetti, strutturale il taglio del cuneo fiscale.
riproduzione riservata