Recovery fund, gli aiuti  entro il 2024
Recovery fund, gli aiuti entro il 2024
«Almeno il 60% dei contributi a fondo perduto» messi in campo dal Recovery Fund «dovrebbe essere assegnato entro la fine del 2022. Il resto entro la fine del 2024». Mentre la tranche sui «prestiti dovrebbe essere richiesta non oltre la fine del 2024»

di di Luigi Chiarello 29/05/2020 08:00

«Almeno il 60% dei contributi a fondo perduto» messi in campo dal Recovery Fund «dovrebbe essere assegnato entro la fine del 2022. Il resto entro la fine del 2024». Mentre la tranche sui «prestiti dovrebbe essere richiesta non oltre la fine del 2024»: il commissario europeo agli affari economici, Paolo Gentiloni Silveri, ha svelato le tempistiche di accesso al nuovo strumento di sostegno proposto dalla commissione europea (si veda ItaliaOggi di ieri) per far fronte all'emergenza economica generata dalla pandemia da coronavirus. Un meccanismo che all'Italia destina complessivamente 172,7 mld di euro, di cui 81,807 sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto e 90,938 erogabili come prestiti, a fronte di una contribuzione netta del paese al bilancio dell'Unione per 56 miliardi di euro. E che, complessivamente, mobilita risorse per 750 miliardi di euro, che saranno raccolti sui mercati, mediante emissione di bond Tripla A della commissione europea, garantiti dal bilancio Ue e rimborsati agli investitori dal 2028 e non oltre il 2058, attraverso la contribuzione degli stati membri ai futuri bilanci dell'Unione.

Ma Gentiloni ha detto anche altro: per accedere al Recovery fund ci saranno condizionalità. Gli stati europei che sceglieranno di chiedere quelle risorse dovranno stilare «piani nazionali di riforme coerenti con le priorità Ue»: «in primo luogo le transizioni verdi e digitali» dei rispettivi sistemi economici.

Di più: «Le sovvenzioni sono collegate alla corretta attuazione delle politiche», che ciascun paese formulerà come priorità e indicherà «in un progetto di piano di risanamento», ha spiegato il commissario. Questi piani di recovery «dovranno essere presentati alla commissione europea entro il prossimo aprile, con in allegato il programma di riforme previsto». «Ma se un paese lo desidera», ha chiosato Gentiloni, «il piano di recovery potrà essere presentato a Bruxelles entro ottobre, assieme alla proposta di legge di bilancio».

Le condizionalità di Bruxelles. Il commissario all'economia ha svelato anche quali saranno i parametri attraverso cui la Commissione valuterà i singoli piani nazionali di recovery per poi dare semaforo verde ai fondi. Le «condizionalità» saranno legate:

- all'attuazione di politiche coerenti con le decisioni assunte nel semestre europeo col pacchetto di primavera 2020. Tra queste, le raccomandazioni della commissione: a investire su sanità pubblica, mantenimento dell'occupazione, sostegno alle pmi e ai lavoratori colpiti; la lotta alla pianificazione fiscale aggressiva e al riciclaggio; l'attuazione di misure nel campo della competitività, della sostenibilità e dell'equità; il monitoraggio dei conti (l'Italia potrà sforare il 3% del disavanzo per motivi legati al coronavirus, ma sarà sotto esame se ha rispettato il criterio del debito nel 2019);

- al rafforzamento del potenziale di crescita dei singoli paesi e della coesione in seno all'Unione europea;

- alla previsione o meno di misure che contribuiscono in modo significativo ad affrontare le transizioni verdi e digitali dei rispettivi modelli produttivi.

Quindi, Gentiloni ha ribadito: «La Commissione adotterà una decisione che stabilisce il contributo di cui lo Stato membro beneficerà (una sovvenzione e, se così richiesto, un prestito), a condizione che siano soddisfatti i criteri di valutazione (di cui sopra)». La medesima decisione indicherà per ciascun paese «i capisaldi e il calendario per l'attuazione» del piano di recovery.

E se gli stati non staranno ai patti? I fondi verranno distribuiti a rate, in base ai progressi fatti sui piani di riforma. Se lo stato non rispetterà gli obiettivi perderà la rata.

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