Pil, l'Istat rivede al ribasso le stime per il 2020 e il 2021
Pil, l'Istat rivede al ribasso le stime per il 2020 e il 2021
Da -8,3% nel 2020 e +4,6% nel 2021 a -8,9%. Secondo l'istituto di statistica, la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte

03/12/2020 10:14

Quest'anno il Pil italiano segnerà una "marcata contrazione" dell'8,9%. Ci sarà poi una "ripresa parziale" nel 2021 con una crescita del 4%. E' quanto stima l'Istat, secondo cui nel 2020 la caduta del Pil sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna al netto delle scorte (-7,5 punti percentuali). Anche l'apporto della domanda estera netta e della variazione delle scorte risulterebbero negativi (rispettivamente -1,2 punti percentuali e -0,2 punti). Nel 2021, sottolinea l'istituto di statistica, il contributo della domanda interna tornerebbe positivo (+3,8 punti), cosi come quello della domanda estera netta (+0,3 punti), mentre le scorte fornirebbero un marginale contributo negativo (-0,1 punti).
Per il 2020, si prevede un'ampia riduzione dei consumi delle famiglie e delle ISP in termini reali (-10%) accompagnata da un deciso aumento della propensione al risparmio. Nel prossimo anno la ripresa dei consumi sara' contenuta, condizionata dalla fase di transizione del recupero delle spese nei servizi e della progressiva riduzione dell'incertezza legata all'evoluzione del virus. Nel 2021, e' prevista una ripresa della spesa delle famiglie (+4,5%). In questo contesto, i consumi della P.A. sono attesi aumentare nel 2020 (+2%) per poi rimanere stabili nel 2021 (+0,1%).
Quest'anno il tasso di disoccupazione dovrebbe diminuire al 9,4%, per poi tornare a crescere nel 2021 (11%). Secondo l'Istat, l'andamento del mercato del lavoro risentirebbe del processo di ricomposizione tra disoccupati e inattivi oltre che della progressiva normalizzazione dei provvedimenti a sostegno dell'occupazione.
Rispetto al quadro diffuso a giugno, spiega l'Istat, le previsioni attuali tengono conto delle revisioni dei conti economici nazionali per il biennio 2018-2019 diffuse a settembre. Per il 2019 le nuove stime hanno portato a una revisione al rialzo degli investimenti (da +1,4% a +1,6%) e dei consumi nazionali (da +0,2% a +0,3%), mentre sono state riviste al ribasso le stime per le esportazioni (da 1,2% a 1%) e le importazioni (da -0,4% a -0,6%).
Al tradizionale aggiornamento dei dati di contabilità nazionale si aggiungono le revisioni delle componenti esogene del modello sia per il 2020 che per il 2021. Rispetto alle ipotesi di giugno, sono state riviste al rialzo le previsioni sul prezzo del petrolio per il 2020 da 33,7 a 41 dollari a barile) e sul tasso di cambio (da 1,09 a 1,14 nel 2020 e 1,18 nel 2021) mentre una attenuazione della caduta ha caratterizzato il commercio mondiale, passato nel 2020 da -11,0% a -10,2%.
L'insieme di questi aggiornamenti ha determinato una revisione al ribasso delle previsioni per il Pil pari a 0,6 punti percentuali per entrambi gli anni, da -8,3% nel 2020 e +4,6% nel 2021 a -8,9% e +4%. Rispetto alla domanda interna, le revisioni più significative riguardano, per il 2020, gli investimenti (+2,4 punti), la cui revisione è stata influenzata dal marcato aumento del terzo trimestre e, negativamente i consumi, fortemente condizionati dalle misure di contenimento per la diffusione del virus (-1,3 punti). Per il commercio estero si è proceduto a una revisione al ribasso delle esportazioni per il 2020, mentre sono state riviste al rialzo le previsioni per il 2021 sia per le esportazioni (+2,3 punti) che per le importazioni (+2,2 punti).
La revisione sull'andamento del prezzo del petrolio ha avuto anche un impatto sui deflatori del Pil e della spesa delle famiglie residenti rispettivamente di +0,6 punti e +0,3 punti per il 2020.