Milano il comune che ha perso di più a causa del Covid
Milano il comune che ha perso di più a causa del Covid
A Palazzo Marino andranno 208,6 milioni che vanno ad aggiungersi ai 52,7 già incassati, portando il conto (momentaneo) del Coronavirus a 261,3 milioni. Al secondo posto tra i comuni più penalizzati (e quindi più rimborsati) c’è Roma, che tra acconto e saldo riceverà 183,4 milioni,

di Pagina a cura di Francesco Cerisano 25/07/2020 00:14

È Milano il comune che ha perso di più a causa del Covid e che quindi verrà ristorato dai mancati introiti Imu, Tari e addizionale Irpef. A Palazzo Marino andranno 208,6 milioni che vanno ad aggiungersi ai 52,7 già incassati, portando il conto (momentaneo) del Coronavirus a 261,3 milioni. Al secondo posto tra i comuni più penalizzati (e quindi più rimborsati) c'è Roma, che tra acconto e saldo riceverà 183,4 milioni, seguita da Torino (57 milioni in totale) e Venezia (54 milioni). Gli enti locali hanno ricevuto ieri 2 miliardi e mezzo di rimborsi per l'emergenza Covid. Sono stati messi in liquidazione dal Viminale i fondi per comuni, province, città metropolitane e unioni di comuni. Il 30% del Fondo di 3,5 miliardi stanziato dal decreto Rilancio (3 miliardi ai comuni e 500 milioni agli enti di area vasta) era stato pagato a fine maggio con un acconto che aveva anticipato 900 milioni ai comuni e 150 milioni alle province. Ieri sono state pagate le spettanze restanti, ossia 2,1 miliardi di euro ai comuni e 350 milioni alle province.

Per ripartire il saldo la nota metodologica elaborata dal tavolo tecnico istituito presso il Mef ha considerato quattro parametri:

1) la stima della perdita di gettito per le entrate sia tributarie che extratributarie;

2) la stima dei risparmi e/o incrementi di spese su funzioni fondamentali e non fondamentali;

3) l'individuazione dei ristori relativi alle minori entrate già finanziati;

4) l'individuazione dei ristori relativi alle maggiori spese già finanziati.

Tali parametri sono stati considerati esclusivamente ai fini delle somme disponibili a legislazione vigente; la valutazione sull'eventuale integrazione del fondo per l'esercizio 2020 richiederà ulteriori approfondimenti, anche con riferimento alla quantificazione delle maggiori/minori spese. Non sono stati presi in considerazione i risparmi di spesa derivanti dalla sospensione dei mutui Mef, pari a circa 260 milioni di euro (art. 112 del dl18/2020) e gli eventuali risparmi derivanti da rinegoziazioni autonome degli enti. Al tempo stesso la valutazione del fabbisogno non ha considerato per ora i possibili ulteriori maggiori oneri, legati, in particolare, alle riaperture dei servizi scolastici e per l'infanzia.

Infine, il tavolo tecnico ha ritenuto di non considerare l'imposta di soggiorno in quanto è confermata l'intenzione del governo di assicurare alle perdite connesse a tali prelievi un ristoro specifico.

Per quanto riguarda, invece, i servizi a domanda individuale connessi all'istruzione e agli asili nido, le minori entrate stimate sono state decurtate del 30% ai fini del riparto, per un ammontare complessivo di 120 milioni. I 350 milioni di spettanza delle province e delle città metropolitane sono stati invece distribuiti sulla base delle variazioni nel gettito dell'imposta sull'Rc auto e sull'Ipt calcolate tenendo conto delle differenze di gettito tra il primo semestre del 2020 e quello del 2019. Per sterilizzare al massimo il margine di incertezza, dovuto alla fisiologica volatilità dei dati utilizzati per il riparto (cassa 2019 e pagamenti effettuati in annualità diverse, 2019 e 2020), che avrebbe potuto impattare negativamente soprattutto sui piccoli comuni, è stata individuata una soglia minima di contributi (18 euro pro capite) che dovrà essere garantita a tutti i municipi italiani. È stato inoltre chiarito che l'assegnazione definitiva delle risorse non potrà mai essere inferiore per ciascun ente all'acconto già ricevuto dai comuni, onde evitare spiacevoli restituzioni di denaro (si veda ItaliaOggi del 16 e 17 giugno). «È il segnale della vicinanza del governo ai territori e quindi ai cittadini», hanno dichiarato in una nota congiunta la viceministra all'economia Laura Castelli e il sottosegretario all'interno Achille Variati. «Gli enti locali sono stati messi in grande difficoltà nei propri bilanci dagli effetti della pandemia, perdendo diverse tipologie di entrate. Da qui la necessità di un aiuto concreto, per evitare che il virus causi altre drammatiche ferite alle comunità». E con il decreto legge di agosto (che dopo lo scostamento di bilancio deliberato dal consiglio dei ministri mercoledì scorso potrà contare su risorse per 25 miliardi) arriveranno ulteriori risorse alle autonomie. Gli enti locali chiedono almeno due miliardi, più i fondi per compensare le aziende di trasporto pubblico locale e i mancati incassi della tassa rifiuti.

© Riproduzione riservata