Mattarella all'Aquila inaugura l'anno scolastico
Mattarella all'Aquila inaugura l'anno scolastico
Il presidente della Repubblica: "La nostra società ha bisogno di ascolto, di dialogo, di rispetto degli altri, di maggiore fiducia e la fiducia comincia dalla scuola". Mattarella sottolinea la necessità di combattere il fenomeno dell'abbandono e di completare la ricostruzione post terremoto

di Giampiero Di Santo 16/09/2019 18:59

"Venendo qui mi sono fermato davanti alla stele che ricorda gli insegnanti e gli studenti morti nella notte" del terremoto di L'Aquila nell'aprile 2009. "Anche alla loro memoria dobbiamo assicurare una scuola di alto livello" e in particolare "agli insegnanti, agli studenti e alle loro famiglie va garantita la massima cura per la sicurezza degli edifici secondo gli standard delle moderne tecnologie". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso del suo intervento nel capoluogo abruzzese alla manifestazione per l'inaugurazione dell'anno scolastico. Il capo dello Stato ha chiesto il massimo impegno dello stato per la ricostruzione, a dieci anni e più da quel 6 aprile del 2009 che devastò la citta e tanti altri paesi e cittadine d'Abruzzo e provocò la morte di  309 persone, il ferimento di altre 1.600 e danni per oltre 10 miliardi di euro. "Le pubbliche istituzioni sono chiamate a sostenere i programmi di ricostruzione e a offrrire a L'Aquila e ai suoi cittadini le opportunità che meritano. E devono rispettare gli impegni verso altre comunità colpite da sismi in anni più recenti", ha dichiarato Mattarella. Il capo dello Stato ha poi sottolineato di essersi fermato "davanti alla stele che ricorda gli insegnanti e gli studenti morti nella notte del terremoto. Anche alla loro memoria dobbiamo assicurare una scuola di alto livello e in particolare agli insegnanti, agli studenti e alle loro famiglie va garantita la massima cura per la sicurezza degli edifici secondo gli standard delle moderne tecnologie". A proposito dell'inaugurazione dell'anno scolastico il presidente della Repubblica ha sottolineato che "la nostra società ha bisogno di ascolto, di dialogo, di rispetto degli altri, di maggiore fiducia e la fiducia comincia dalla scuola. Scuola e famiglia devono incontrarsi e parlarsi come spesso avviene. Una società aggressiva, fondata sul risentimento, sull'interesse individuale, rischia di accentuare le fratture tra insegnanti e genitori. A farne le spese sono i ragazzi, quando i genitori arrivano a screditare e addirittura a insolentire gli insegnanti". Il capo dello Stato ha ricordato che "ancora troppi lasciano precocemente la scuola e questa è una grave menomazione per la vita sociale che penalizza soprattutto il Sud. Il tasso di abbandono è alto e va ridotto, è un impegno prioritario. Deve crescere il numero degli studenti diplomati e laureati,  perché investire nella scuola è la scelta più produttiva per istituzioni e famiglie: accresce il capitale sociale del Paese", mentre l'abbandono scolastico "è l'anticamera dell'emarginazione, della povertà e spesso dell'illegalità. La scuola per tutti è una grande conquista democratica, scritta nella Costituzione. La scuola è levatrice di libertà: il carattere universale della cultura costituisce l'anticorpo dell'omologazione e della prepotenza. Per questo non possiamo rassegnarci a discriminazioni derivanti da svantaggiate condizioni economiche", ha rimarcato il capo dello Stato. La scuola italiana, ha sottolineato Mattarella, "ha grandi meriti e qualità straordinarie. Lo dimostrano i nostri giovani che si fanno apprezzare ovunque, in Italia e all'estero, e i giovani talenti negli incontri internazionali". Certo, "la nostra istituzione scolastica ha limiti che dobbiamo riconoscere e superare, ma dobbiamo valorizzare sempre meglio le eccellenze che siamo stati in grado di costruire e fare in modo che generino nuove positive esperienze". In particolare "abbiamo norme d'avanguardia per l'inserimento dei ragazzi con disabilità: vanno pienamente attuate". Ha proseguito il capo dello Stato: "Tanti meriti vanno riconosiuti agli insegnanti, ai maestri, ai professori. Non sempre ricevono dalla società e dalle istituzioni il riconoscimento che è loro dovuto. Non poche volte hanno colmato con senso di responsabilità e senso del dovere il vuoto creato da carenze organizzative e di risorse. Ringrazio tutto il personale". C'è poi la sfida con il futuro: "Nuove generazioni di insegnanti sono chiamati a entrare: è una sfida decisiva per tenere il paso con il mondo che cambia, con i ragazzi che navigano il web". I giovani "hanno diritto a sperare di realizzare i loro progetti, la scuola è il terreno dove riuscirci". E in questo passaggio, "il mio pensiero va al ragazzo del Mali morto nel Mediterraneo, con la pagella cucita nel vestito. La sua pagella la proteggeva come la sua carta d'identità, era la sua speranza". Proprio "la scuola è la speranza, sempre e ovunque. Compito della Repubblica è garantirla costantemente. Dobbiamo renderla più forte ed efficace. Con questa intenzione vi auguro un anno scolastico sereno e proficuo: felice scuola a tutti". Parole, quelle del capo dello Stato, precedute da quelle del ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, che ha dichiarato: "La nostra presenza qui, a dieci anni dalla terribile tragedia del 6 aprile 2009, è un tributo alla tenacia di questa comunità che proprio dalla scuola ha deciso di ripartire. Nonostante gli sforzi, moltissimo resta ancora da fare per sanare le ferite inferte a questo territorio. Farò la mia parte per porre fine a ulteriori e inaccettabili ritardi".