Di Maio: contento per Recovery, adesso tocca a noi: piano di riforme ambizioso e concreto
Di Maio: contento per Recovery, adesso tocca a noi: piano di riforme ambizioso e concreto
Il ministro degli Esteri: quando vinci una partita il merito è di tutta la squadra, anche di chi sta dietro le quinte

22/07/2020 11:07

L'accordo sul Recovery Fund "mette al centro il futuro delle giovani generazioni e non gli interessi di qualche Stato. Di questo sono davvero contento. L'Europa era davanti a un bivio e ha scelto di rispondere. Ora tocca a noi dare le dovute risposte agli italiani attraverso un piano di riforme concreto e ambizioso". Lo ha detto a Repubblica il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, spiegando che adesso "bisogna cogliere l'occasione per avviare una grande
modernizzazione del Paese. Il governo ha le qualitá per farlo, ma soprattutto ha la credibilitá. Non si tratta di un dettaglio, e lo stesso M5S sta dando dimostrazione di grande maturitá. Ci definivano populisti quando non ci capivano, poi siamo andati al governo, abbiamo contribuito in modo determinante alla nomina della presidente von der Leyen. E si ricorda quanto fui attaccato? Ecco, quella scelta oggi la rivendico".

Di Maio fu attaccato, anche all'interno dei 5 stelle, per l'inversione a U, ma quella "fu una scelta di campo, una scelta di responsabilitá che ha premiato. Il risultato ottenuto -ha messo in evidenza il ministro- ci dimostra che la strada intrapresa crea stabilitá e offre opportunitá di crescita e di rilancio". Alla domanda su di chi sia il merito del successo a Bruxelles, "quando vinci una partita il merito è di tutta la squadra, anche di chi sta dietro le quinte. Il risultato -ha precisato- è del collettivo, rappresentato dal presidente del Consiglio Conte che ha mostrato determinazione, si è battuto con tutta la delegazione italiana e il corpo diplomatico". Quanto al fatto che la trattativa è stata dura anche perché parte dell'Europa non si fida di chi ha fatto riforme come quota 100, Di Maio continua a difendere quella legge anche perché "se iniziamo a bacchettarci da soli prima ancora di confrontarci sulle riforme partiamo col piede sbagliato. Intanto pensiamo ai tempi, che sono un punto determinante. Le imprese e tutto il mondo produttivo chiedono una reazione a stretto giro, la nostra economia non può reggere i tempi della burocrazia europea. E poi c'è il tema del Patto di Stabilitá".

Il ministro ha poi spiegato che "siamo giá al lavoro per ripartire, ma è evidente a tutti che gli effetti della gravissima recessione in atto non possano essere nuovamente affrontati con le vecchie regole. Se portiamo avanti delle riforme investendo in alcuni comparti per tagliare su altri è inutile. La revisione del Patto di Stabilitá o una proroga della sospensione è fondamentale", ha continuato.

A proposito dei piani del governo, "se non diminuiamo il carico fiscale i consumi non ripartono. Poi vanno incentivate le attivitá produttive che dalla pandemia hanno subito l'impatto maggiore. E bisogna attrezzarsi sul fronte sanitario, realizzare ospedali dove non ci sono, garantire assistenza alle fasce piú deboli, creare opportunitá per i piú giovani. Vanno protetti i posti di lavoro". Parlando delle riforme da realizzare con le risorse del Recovery Fund, "penso che bisogna mettere in piedi dei progetti su digitalizzazione ed economia sostenibile legata alle imprese per permettere alle aziende italiane di agganciare le sfide globali. Digitalizzare completamente la pubblica amministrazione, riducendo i tempi di attesa per i cittadini. E creare asset comuni insieme ad altri Paesi: se in questo momento l'industria tedesca o francese avviano una conversione di tipo energetico, l'indotto di quelle aziende - che è in Italia - deve fare lo stesso. Sarebbe interessante poter coordinare i progetti da sviluppare".