Dal ravvedimento un tesoretto da 2,3 miliardi
Dal ravvedimento un tesoretto da 2,3 miliardi
Nel corso del 2018 il ravvedimento operoso “spontaneo” e quello “indotto” dalle comunicazioni “cambia verso” hanno portato un extra gettito nelle casse dello Stato di 2.295,4 milioni di euro

di di Giuliano Mandolesi 22/08/2019 07:06

Il tesoretto del fisco italiano si cela dietro il ravvedimento operoso che, solo nel 2018, ha portato nelle casse dell'erario quasi due miliardi e mezzo di euro.

Come anche evidenziato dalla Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2018 infatti, nel corso dell'anno monitorato, il 2018 appunto, il ravvedimento operoso «spontaneo» e quello «indotto» dalle comunicazioni «cambia verso» hanno portato un extra gettito nelle casse dello Stato di 2.295,4 milioni di euro.

Il bottino di quasi 2 miliardi e mezzo di euro deriva dalla regolarizzazione dei periodi d'imposta dal 2014 al 2018 ed è sfrutto del mix di quanto appunto spontaneamente versato dai contribuenti (senza input degli enti preposti) oltre alla componente indotta sia dalle comunicazioni inviate dall'agenzia delle entrate, ai sensi art. 1, commi 634 e ss., legge n. 190 del 2014, note come lettere di compliance, sia di quella imbeccata invece dall'attività istruttoria di controllo attivata dagli uffici.

Il combinato delle 3 «tipologie» di ravvedimento è reso inoltre altamente performante in termini di incasso dal c.d. «ravvedimento lungo» che, a partire dal 2015, ha ampliato la gittata dell'istituto consentendone l'utilizzo per un periodo di tempo maggiore ed anche dopo constatazione di eventuali violazioni.

Secondo i dati resi noti dall'Agenzia delle entrate, che nella recentissima circolare 19/E ha di fatto pubblicamente dichiarato di voler puntare forte sulla compliance al fine di favorire l'assolvimento spontaneo degli obblighi tributari e l'emersione delle basi imponibili, il solo ravvedimento indotto, a fronte di oltre 2.213.724 comunicazioni inviate, ha determinato 669.925 ravvedimenti per un importo complessivo di 1.478.256 milioni. In poche parole sebbene solo il 30% delle comunicazioni «cambia verso» inviate abbia portato poi a una regolarizzazione del contribuente, ogni lettera «corretta» e quindi ogni ravvedimento «portato a casa» ha incassato circa 2.200 euro.

Se consideriamo però il totale delle «cambia verso» inviate, sia quelle che hanno poi portato ad un ravvedimento, sia quelle ignorate dai contribuenti, sia quelle errate, l'incasso medio si abbassa drasticamente a poco meno di 700 euro per lettera, cifra comunque adeguata considerando che trattasi di attività «a costo zero» ovvero generata dalle procedure automatizzare dell'Agenzia delle Entrate.

Analizzando ulteriormente i dati del ravvedimento indotto particolarmente rilevanti risultano quelli Iva correlati all'introduzione delle Lipe, le liquidazioni periodiche che hanno però avuto un doppio impatto in termini di utilizzo del ravvedimento stesso.

Da una parte infatti hanno ridotto i tempi di rilevazione dei debiti dell'imposta sul valore aggiunto velocizzando la prima richiesta, dall'altro però hanno tagliato e compromesso i tempi di utilizzo del ravvedimento stesso poiché la comunicazione bonaria non ravvedibile viene emessa entro pochissimi mesi dall'inadempimento.

Comunque, a fronte di complessive di 1.086.173 comunicazioni relative ai versamenti Iva per i periodi d'imposta 2017 e 2018 sono stati conseguiti 193.340 ravvedimenti con un introito di 1.170 milioni di euro. Anche per l'Iva periodica è importante però fare una media per rendersi conto della performance della compliance.

In questo caso poco più del 17% delle comunicazioni ha portato a un ravvedimento e ogni regolarizzazione spontanea/indotta ha introitato nelle casse dell'erario quasi 6 mila euro.

Se si prende però il numero totale delle lettere inviate, anche in questo caso inevitabilmente la media scenda a poco più di mille euro a lettera, circa comunque importate e degna di nota.

Tra le altre componenti rilevanti dei ravvedimenti indotti spiccano quelli relativi alla omessa presentazione della dichiarazione Iva con 213.752 regolarizzazioni e 108.630 milioni di euro incassati e il mancato invio dichiarazione con 123.678 ravvedimenti e 43.608 milioni di euro recuperati.

Cos'è il ravvedimento operoso. Il ravvedimento è disciplinato dall'art. 13 del dlgs del 18 dicembre 1997 n. 472 ed è lo strumento attraverso il quale i contribuenti possono regolarizzare omessi o insufficienti versamenti e altre irregolarità fiscali, beneficiando della riduzione delle sanzioni. Gli errori, le omissioni e i versamenti carenti possono essere regolarizzati eseguendo spontaneamente il pagamento dell'imposta dovuta, degli interessi (calcolati al tasso legale annuo dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato a quello in cui viene effettivamente eseguito), della sanzione in misura ridotta (riduzione parametrata alla data di versamento rispetto la scadenza originaria ed a eventuali constatazioni dell'omissione).

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