Draghi: la Ue agisca o sarà una lenta agonia
Draghi: la Ue agisca o sarà una lenta agonia
L’ex presidente del Consiglio italiano e della Bce consegna alla neo presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la versione finale del rapporto sulla competitività

di Redazione Roma 09/09/2024 11:21

Mario Draghi consegna alla neo presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la versione finale del rapporto sulla competitività che gli era stato affidato un anno fa, per tirare fuori la Ue dalla morsa globale di Cina e Stati Uniti. 

“Il destino che l'Europa si trova difronte nel caso in cui non intervenga adeguatamente è quello di una lenta agonia", afferma l’ex presidente del Consiglio italiano e della Bce, rispondendo con una battuta a una domanda sul rapporto su crescita e produttività che ha presentato oggi durante una conferenza stampa a Bruxelles. "No, non penso che sia così", ha detto a chi gli chiedeva se l'Ue fosse di fonte a una situazione del tipo 'agisci o muori'. "Non è un momento fai così o muori: è un momento fai così oppure è una lenta agonia", dice.

Draghi fa l'esempio del reddito reale disponibile delle famiglie, che negli ultimi 15-20 anni negli Usa è cresciuto due volte rispetto all’Europa. "Potrei andare avanti su diverse metriche. Sarà una lenta agonia saremo una società che con l’invecchiamento fondamentalmente si restringe. Ma l’impressione di una morte immediata è nascosta dal fatto che questa torta che si restringe - osserva - si divide tra sempre meno persone". E “solo quando si va su questioni importanti" si ha una maggiore percezione del problema”.

"L'Europa è di fronte a una sfida esistenziale"

“L'Europa si trova di fronte a una sfida esistenziale" e "l’unico modo di superarla, senza dover rinunciare ad alcuni dei suoi valori fondamentali, è quello di perseguire più crescita economica e maggiore produttività”, afferma Draghi nella prefazione del rapporto sulla competitività. Secondo Draghi il costo necessario per decarbonizzare e digitalizzare l’economia e al tempo stesso aumentare le capacità di difesa in Europa "dovrà essere aumentato di circa 5 punti percentuale di Pil, a livelli che non si vedevano dagli anni ‘70 e ‘60" del secolo scorso. A titolo di paragone ricorda che gli investimenti del Piano Marshall dal '48 al '51 ammontarono a "a circa l`1-2% del Pil l’anno". 

Servono investimenti doppi rispetto al Piano Marshall

"Per digitalizzare e decarbonizzare l'economia e aumentare la nostra capacità di difesa, la quota di investimenti in Europa dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali del Pil all'anno fino a raggiungere i livelli degli anni '60 e '70. Si tratta di una situazione senza precedenti. Per fare un confronto, gli investimenti aggiuntivi forniti dal Piano Marshall tra il 1948-51 ammontavano a circa l'1-2% del Pil all'anno", sottolinea. "Se l'Europa non riesce a diventare più produttiva, saremo costretti a scegliere. Non potremo diventare contemporaneamente leader nelle nuove tecnologie, faro della responsabilità climatica e attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni. È una sfida esistenziale", aggiunge.

"Se l’Europa non può diventare più produttiva saremo costretti a fare delle scelte. Non potremo essere in grado di diventare al tempo stesso leader sulle tecnologie, un polo di responsabilità climatica e un player indipendente su scala globale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremmo ridimensionare alcune se non tutte le nostre ambizioni", avverte l’ex premier.

"Questa è una sfida esistenziale", prosegue Draghi. L’Unione europea, sottolinea, "esiste per assicurare che i suoi cittadini possano beneficiare dei suoi valori fondamentali", prosperità, equità, libertà, pace e democrazia in un ambiente sostenibile. “Se l’Europa non può più assicurarli ai suoi popoli perderà la sua ragione di essere”. “L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale. E l’unica strada per diventare più produttivi in Europa - conclude Draghi - è di cambiare radicalmente".

I punti chiave del rapporto

Innovazione, energia, sicurezza geopolitica e degli approvvigionamenti di materie prime e critiche; assieme a competitività, da portare avanti assieme alla decarbonizzazione, riduzione delle dipendenze e delle vulnerabilità esterne, rafforzamento delle capacità industriali su spazio e difesa, potenziamento dei mezzi di finanziamento e, infine, dei processi di governo dell’Unione europea. Sono gli elementi chiave toccati dal rapporto presentato da Mario Draghi.

L`analisi, di circa 65 pagine, intitolata "Il futuro della competitività europea" parte da un esame del quadro in cui si trova l`Europa e delle sfide che ha davanti, sintetizzate in tre capitoli: accelerare l`innovazione e trovare nuovi "motori" di crescita; abbassare i prezzi dell`energia continuando il processo di decarbonizzazione e di aumento dell'economia circolare; terzo, adattarsi a un mondo di geopolitica meno stabile in cui le dipendenze esterne stanno diventando vulnerabilità e in cui non ci si può più permettere di affidare ad altri a propria sicurezza.

Lo studio presentato dall’ex presidente del Consiglio e della Bce analizza possibili strategie per chiudere il divario di innovazione che l’Europa accusa rispetto ai suoi maggiori competitori, guarda alle cause degli elevati prezzi dell’energia e a possibili soluzioni parallelamente alle sfide. Un capitolo è dedicato alle vulnerabilità e alle dipendenze sugli approvvigionamenti esterni, ma anche alla necessità di procedere a un rafforzamento delle capacità industriali nei settori di difesa e aerospaziale.

Bene su rinnovabili, al 22% rispetto al 14% della Cina


"La diffusione delle energie rinnovabili in Europa sta già aumentando, raggiungendo circa il 22% del consumo finale lordo di energia dell'Ue nel 2023, rispetto al 14% della Cina e al 9% degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, l'Europa ha un forte potenziale innovativo per soddisfare la crescente domanda interna e globale di soluzioni energetiche pulite", scrive Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività Ue. Più in generale, "non è garantito che la domanda di tecnologie pulite dell'Ue sarà soddisfatta dall'offerta dell'UE, data la crescente capacità e scala cinese", ha aggiunto. "L'Ue mira a ottenere almeno il 42,5% del suo consumo energetico da fonti rinnovabili entro il 2030, il che richiederà di triplicare quasi la sua capacità installata di energia solare fotovoltaica e di raddoppiare la sua capacità di energia eolica. Inoltre, l'UE ha abolito di fatto il motore a combustione interna a partire dal 2035, quando tutte le nuove autovetture e i veicoli commerciali leggeri immatricolati in Europa dovranno avere emissioni di scarico pari a zero. Sulla base delle politiche attuali, la tecnologia cinese può rappresentare la via più economica per raggiungere alcuni di questi obiettivi", evidenzia.

Ue ancora troppo frammentata su industria difesa

"L'industria della difesa è troppo frammentata, il che ostacola la sua capacità di produrre su scala, e soffre di una mancanza di standardizzazione e interoperabilità delle attrezzature, che indebolisce la capacità dell'Europa di agire come una potenza coesa", aggiunge Draghi. "Definiamo obiettivi comuni ma non li sosteniamo definendo priorità chiare o dando seguito ad azioni politiche congiunte", ha aggiunto Draghi sottolineando l'esistenza di una frammentazione del mercato unico che da decenni spinge le imprese Ue a guardare all'estero.  "Le strategie industriali di oggi combinano molteplici politiche, che vanno dalle politiche fiscali per incoraggiare la produzione nazionale, alle politiche commerciali per penalizzare i comportamenti anticoncorrenziali, alle politiche economiche estere per garantire le catene di approvvigionamento. Nel contesto dell'Ue collegare le politiche in questo modo richiede un alto grado di coordinamento tra gli sforzi nazionali e quelli dell'Ue. Ma a causa del suo processo decisionale lento e disaggregato, l'Ue è meno in grado di produrre una risposta di questo tipo", sottolinea.

Il penultimo capitolo, il quinto, riguarda il tema di come finanziare gli investimenti in cui un elemento critico individuato è quello dell’attuale incompletezza dell’Unione dei mercati dei capitali, così come la necessità di trovare alcuni strumenti di finanziamento comune per massimizzare la crescita di produttività.

L’ultimo capitolo riguarda il rafforzamento dei processi di governo dell’Unione europea, partendo dalla considerazione che una nuova strategia industriale non riuscirà ad avere successo senza cambiamenti in parallelo nell’architettura e nel funzionamento dell’Unione. In particolare, viene raccomandata la creazione di un nuovo quadro di coordinamento sulla competitività che dovrebbe focalizzarsi sulle priorità strategiche, la necessità di semplificazione delle procedure, nell’ambito del quale viene raccomandata di la creazione di un nuovo vicepresidente della Commissione responsabile della semplificazione, e un taglio degli oneri burocratici a favore delle Pmi.