Telecomunicazioni, perché in Italia il mercato è in crisi
Telecomunicazioni, perché in Italia il mercato è in crisi
La rete mobile è sotto pressione e la redditività è in contrazione dal 2021. Meglio invece per la rete fissa dove la progressiva diffusione della banda ultra-larga sostiene i prezzi e i ricavi nel comparto

di Giorgia Pacione Di Bello 04/11/2024 15:47

Il mercato italiano delle telecomunicazioni è in forte difficoltà rispetto agli altri paesi europei. È infatti l’unico che ha realizzato una contrazione dei ricavi negli ultimi cinque anni pari al 9,7%, rispetto ai principali stati del Vecchio continente. Il mercato tedesco ha infatti realizzato nel 2023 ricavi per 59,9 miliardi di euro (+1,3% sul 2022), seguito da Regno Unito (37,7mld; +3,1%), Francia (37,6mld; +2,5%) e Spagna (28,3mld; -0,9%). Il nostro Paese è in quinta posizione con solo 27,1mld, in recupero dello 0,8% sul 2022. Estendendo il confronto al 2010, in Italia il settore delle telecomunicazioni ha perso 15mld (-3,3% medio annuo), con la rete mobile in maggior affanno (-49%) rispetto a quella fissa (-20,7%).

Rete mobile in affanno

Secondo gli ultimi dati pubblicati dal report di Area Studi Mediobanca, la rete mobile italiana risulta essere sotto pressione per due motivi in particolare:

  • Gli effetti regolamentari;
  • Le pressioni competitive che hanno causato una forte contrazione dei prezzi nei servizi telefonici pari al -14,1% rispetto al -2,2% medio europeo tra giugno 2019 e giugno 2024. La conseguenza è stata una sorta di stazionarietà delle tariffe telefoniche che ha fatto ridurre la redditività nel settore delle telecomunicazioni. Pur non mancando meccanismi di adeguamento al carovita, gli operatori mobili virtuali e i second brand dei player infrastrutturali hanno proseguito, nonostante la tendenza poco redditizia, anche nel 2023 la strategia di aumentare i volumidati inclusi” nelle proprie offerte a parità di tariffa o, in alcuni casi, lanciando promozioni a prezzi ridotti, in un contesto di continuo rialzo del volume di traffico. Questo è infatti cresciuto tra il 2019 e il 2023, del 248,1% nel mobile e del 124,7% nel fisso.

Dal confronto tra i conti aggregati dei principali operatori italiani, che rappresentano il 96% del mercato complessivo rilevato da Agcom e i big player con sede nell’Emea, emerge una redditività inferiore dei primi, con il divario in deciso allargamento dal 2021.

Il motivo? Il rialzo dei costi operativi, degli ammortamenti e degli interessi passivi, in un contesto di ricavi in sofferenza, che hanno portato l’ebit margin, che misura l’efficienza economico-finanziaria di un’azienda, in territorio negativo nel 2023 (-0,1% dal +12,6% nel 2019), rispetto al +16,1% segnato dalle big dell’Emea (+13,1% nel 2019). La redditività del capitale investito ha registrato un percorso simile, con il Roi aggregato delle imprese italiane che stanno nel settore delle telecomunicazioni in discesa dal 4,9% del 2019 allo 0,1% nel 2023 (rispetto al 7,9% dell’Emea). Questo dato è particolarmente importante perché livelli di Roi inferiori al costo del capitale disincentivano gli operatori infrastrutturati a realizzare nuovi investimenti.

Alla luce di questo è «fondamentale sfruttare i significativi benefici offerti dall’Recovery Fund che ha destinato al settore italiano delle telecomunicazioni 49,8mld rivolti all’informatizzazione del Paese, alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e allo sviluppo di reti ultra-broadband, 5G e satellitari», spiega Mediobanca.

Meglio invece per la rete fissa dove la progressiva diffusione della banda ultra-larga sostiene i prezzi e i ricavi nel comparto.

Riproduzione riservata