Smart working, 3,55 milioni quelli a lavoro da casa nel 2024
Smart working, 3,55 milioni quelli a lavoro da casa nel 2024
Nonostante lo stop a tutte le misure di smart working semplificato che obbligavano i datori di lavoro a consentire il lavoro da casa per specifiche categorie, il numero di lavoratori da remoto nel 2024 è sostanzialmente stabile. Due milioni i lavoratori coinvolti nelle grandi imprese

29/10/2024 12:49

Lo smart working in Italia è tutt'altro che in declino. Nonostante lo stop a tutte le misure di smart working semplificato che obbligavano i datori di lavoro a consentire il lavoro da casa per specifiche categorie, il numero di lavoratori da remoto nel 2024 è sostanzialmente stabile: 3,55 milioni rispetto ai 3,58 milioni del 2023 (-0,8%). Lo smart working cresce nelle grandi imprese, dove coinvolge quasi 2 milioni di lavoratori (1,91 milioni, +1,6% sul 2023), vicino al picco della pandemia, con il 96% delle grandi organizzazioni che oggi hanno consolidato delle iniziative; cala invece nelle Pmi, passando a 520mila lavoratori dai 570mila dell'anno scorso, e resta sostanzialmente stabile nelle microimprese (625mila nel 2024, 620mila nel 2023) e nella PA (500mila nel 2024, 515mila nel 2023).

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano presentata durante il convegno "Tra Smart Working e Return-to-Office: orientarsi nel labirinto della flessibilità".

Smart working anche in futuro

Per il 2025 si prevede una crescita del +5%, che porterebbe a toccare 3,75 milioni. A far evolvere le iniziative, in termini di persone coinvolte o di policy, saranno soprattutto le grandi imprese (35%) seguite dalle PA (23%) e dal 9% delle Pmi. Praticamente tutte le grandi imprese prevedono di mantenere lo smart working anche in futuro. Il 35% delle grandi imprese e il 43% delle PA prevede un incremento dei lavoratori coinvolti nel prossimo anno, mentre nelle Pmi la direzione è opposta, con solo l'8% che ipotizza un aumento.

Gli smart worker italiani possono lavorare da remoto in media 9 giorni al mese nelle grandi imprese, 7 nella Pubblica Amministrazione e 6,6 nelle PMI. Lo smart working è una pratica diffusa e apprezzata, a cui ben pochi rinuncerebbero: il 73% dei lavoratori che se ne avvalgono si opporrebbe se la propria azienda eliminasse questa forma di flessibilità. Nello specifico, il 27% penserebbe seriamente di cambiare lavoro, il 46% si impegnerebbe per far cambiare idea al datore di lavoro. Sempre secondo i lavoratori, per cercare di compensare almeno in parte la mancata possibilità di lavorare da remoto, l'azienda dovrebbe offrire una maggiore flessibilità oraria o aumentare lo stipendio di almeno il 20%.

Tra chi è tornato in totale presenza dopo aver lavorato da remoto, solo il 19% lo ha fatto per scelta personale, perché non ha più la necessità di lavorare da remoto o semplicemente preferisce socializzare con i colleghi in presenza, il 23% ha una nuova mansione non svolgibile da remoto, mentre per la grande maggioranza (58%) è stata una decisione presa dall'azienda.