Risparmio, i boomers pensano al futuro, Generazione Z e millenials a viaggi e svaghi
Risparmio, i boomers pensano al futuro, Generazione Z e millenials a viaggi e svaghi
Acri presenta la 24a edizione dell’indagine realizzata con Ipsos in occasione della 100ª Giornata Mondiale del Risparmio

29/10/2024 11:59

Come gestiscono e vivono il risparmio gli italiani? Un quadro chiaro emerge dall'indagine - realizzata in collaborazione con Ipsos - presentata alla vigilia della manifestazione della 100ª Giornata Mondiale del Risparmio - da sempre organizzata da Acri - che sarà celebrata giovedì 31 ottobre 

 

Oggi il risparmio è considerato principalmente come una necessità per garantire tranquillità e stabilità economica (per il 38% degli italiani), specie dai Boomers, presso i quali il dato raggiunge il 46%. In seconda battuta è un'opportunità per raggiungere specifici obiettivi. I giovani sono consapevoli di avere priorità e obiettivi di risparmio differenti da quelli dei loro genitori e seguono le loro priorità (lo dichiarano rispettivamente il 63% dei GenZ e il 64% dei Millennials vs il 56% del totale). Il 33% degli italiani percepisce, inoltre, di avere una capacità di risparmio minore rispetto alle generazioni precedenti a causa delle condizioni macroeconomiche attuali, in particolare l’aumento del costo della vita (70%) e le condizioni lavorative contemporanee (60%), e per i cambiamenti negli stili di vita (60%). In particolare, l’aumento del costo della vita è sentito dalla GenZ (76%) e dai Boomers (77%), mentre le differenti condizioni lavorative sono menzionate dalla GenX (65%). Trasversalmente alle generazioni rimane alta l’attenzione al risparmio, quando possibile.

Oggi, il risparmio è considerato principalmente come una necessità per garantire tranquillità e stabilità economica, specie dai più maturi, ma anche come un'opportunità per raggiungere specifici obiettivi. I giovani appartenenti alle generazioni Z e Millennials, tendono ad associare il risparmio maggiormente a concetti di crescita (18%) e investimento (15%) rispetto ai Boomers (rispettivamente 8% e 2%).

Le priorità di risparmio riflettono anche uno cambiamento nei bisogni e nei desideri. I più maturi tendono a risparmiare principalmente per far fronte a un futuro incerto, concentrandosi su spese impreviste, al rischio di spese mediche (rispettivamente 61% e 50%) e per raggiungere la sicurezza finanziaria. Al contrario, i giovani sembrano più orientati al presente, risparmiano per permettersi viaggi e svaghi (Gen Z pari all’28%; Millennials pari al 29%), indice di un desiderio di esperienze piuttosto che di accumulo di beni materiali, che è una delle cifre delle nuove generazioni.

I giovani della Generazione Z e i Millennials sono consapevoli di avere priorità e obiettivi di risparmio differenti da quelli dei loro genitori, (lo dichiarano rispettivamente il 63% e il 64% vs il 56% del totale) e seguono le loro priorità. Le condizioni macroeconomiche e le trasformazioni sociali hanno avuto un impatto significativo sulla cultura del risparmio, spingendo le nuove generazioni a riconsiderare le proprie strategie finanziarie in un contesto sempre più complesso e in evoluzione, rimanendo comunque molto propensi a risparmiare, quando possibile.

 

Lo studio Acri-Ipsos evidenzia un miglioramento del tenore di vita delle famiglie, che si attesta su livelli superiori a quelli pre-pandemia (49% le famiglie che dichiarano un tenore di vita migliorato o più facile da mantenere vs 44% nel 2018). É il risultato del calo rispetto al 2023 di famiglie in forte difficoltà economica e della crescita delle famiglie che hanno registrato un miglioramento. I soddisfatti per la propria situazione economica salgono quindi dal 56% al 64%.

Le aspettative degli italiani riguardo al futuro appaiono orientate a dare molta fiducia alle capacità personali di affrontare la situazione (34% dichiara che la propria situazione migliorerà vs 15% che pensa che peggiorerà), rasserenati dall’aver gestito bene gli ultimi anni, e forti di un certo ottimismo sulla propria capacità di risparmio e di ricomposizione della spesa.

Le aspettative per l'economia mondiale appaiono migliori rispetto agli ultimi due anni, seppure non ottimistiche. Queste aspettative sono favorite da segnali di resilienza nei mercati globali e da una ripresa economica post-pandemia più robusta del previsto in diversi Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, e dalla convinzione che i conflitti, per quanto gravi e rischiosi, non possano generare ulteriori danni all’economia del Paese.

Quando si considerano, invece, le prospettive economiche dell'Europa e soprattutto dell’Italia, queste rimangono stabilmente negative (il saldo tra chi pensa che migliorerà e chi pensa che peggiorerà è rispettivamente di -16 vs -13 punti percentuali il 2023 e di -36 vs -37 punti percentuali)

Nello scenario attuale, a valle del rinnovo del Parlamento Europeo, si indebolisce la fiducia nell’Unione Europea e nell’Euro, specialmente tra le fasce di età più mature; al contrario, le nuove generazioni rimangono molto più positive (53% tra i 18-30enni vs 45% a totale popolazione). Nel complesso, è venuta meno la ripresa di fiducia del periodo post pandemico.

 

Il mercato del lavoro in Italia continua a mostrare segni di ripresa

Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 6,2%, il livello più basso dal 2009, con un aumento consistente del numero di occupati rispetto all'anno precedente. La dinamica più recente mostra che la maggior parte dei nuovi lavoratori sono a tempo indeterminato, anche se nel contempo cresce molto il lavoro autonomo a scapito del tempo determinato. Si osserva tuttavia, un numero di famiglie in difficoltà lavorative in leggero aumento, che passano dal 15% nel 2023 al 17% nel 2024. Sono persone che in parte non trovano il lavoro auspicato, o che hanno avuto un peggioramento nelle proprie condizioni lavorative. E non va dimenticato che il numero di individui in povertà si assesta ormai da diversi anni a 5,7 milioni, (poco meno di 1 italiano su 10) e che la povertà sale tra chi lavora, un effetto forse legato all’inflazione che ha colpito maggiormente chi non aveva possibilità di rivedere il proprio paniere di acquisto e alle condizioni contrattuali.

Due terzi degli italiani non investe

A livello finanziario, le scelte degli italiani rimangono stabili nel segno di una certa cautela nell'approccio agli investimenti. Circa due terzi degli italiani sceglie di non investire, prediligendo la sicurezza percepita della liquidità e un terzo investe solo una piccola parte dei propri risparmi. Si ridimensiona la crescita della propensione verso strumenti finanziari più sicuri, con una lieve crescita dei più propensi al rischio (9% vs 7% nel 2023), spinta da tassi di interesse in discesa per gli strumenti più conservativi, e dalle incertezze sulla resa dell’immobilitare. Aumenta quindi la necessità di valutare bene la rischiosità dello specifico investimento, mentre la rischiosità del proponente sembra un tema oggi meno rilevante, coerentemente con la crescita della fiducia verso regole e controlli (39% vs 36% nel 2023)

Quasi la metà delle famiglie italiane riesce a risparmiare, e lo fa con meno ansie e preoccupazioni che in passato. Aumentano le famiglie che grazie al proprio risparmio riuscirebbero a far fronte ad una spesa improvvisa importante, e più di 3 famiglie su 4, dato stabile, ritengono di essere in grado di far fronte ad una spesa improvvisa di media entità. La capacità di risparmio è anche facilitata dall’abilità di adattare i propri consumi alla situazione attuale: razionalizzazione delle vacanze, del fuori casa e degli acquisti di prodotti semi-durevoli, a vantaggio di consumi domestici, di cura della persona e per il benessere e la prevenzione e la salute.

Resta assai forte il legame percepito tra risparmio e sostegno al Paese; 3 su 4 lo ritengono importante, 1 su 5 ininfluente, con un consenso ancora maggiore tra i giovani (che mostrano un saldo di + 61 punti percentuali vs un saldo di +52 del totale popolazione). Il legame percepito tra responsabilità sociale e ambientale e lo sviluppo economico del Paese rimane rilevante, anche se non in crescita. Il ruolo delle associazioni di categoria, dei corpi intermedi e del Terzo settore è percepito sempre rilevante nel promuovere la coesione sociale e lo sviluppo economico (rispettivamente 31% e 38%), specie per i cittadini più giovani (rispettivamente 36% e 46%). Gli italiani continuano a dichiararsi molto attivi sul fronte del volontariato, offrendo il proprio tempo e contribuendo finanziariamente per sostenere il Terzo settore e iniziative benefiche.

Il quadro delinea, quindi, una maggioranza del Paese che, avendo l’abitudine di risparmiare e di modulare le proprie spese a seconda del ciclo economico, riesce a stare meglio o comunque a contenere gli effetti negativi degli aumenti dei prezzi (49%), complice anche il calo di energia e tassi di interesse A questa si affianca una minoranza (17% delle famiglie italiane) che non riesce a uscire da una situazione di sopravvivenza o povertà, anche quando lavora, e si sente sempre più a rischio, non avendo più risorse cui attingere, o spese da ridurre. Il risparmio rimane un elemento centrale nella vita degli italiani, anche per le persone più giovani, che lo vivono come uno strumento per realizzare i propri progetti, più che una abitudine familiare o come elemento di rassicurazione verso gli imprevisti del futuro. In ogni caso è dominante l’idea che il risparmio abbia un effetto positivo sulla propria vita e su quella del Paese, consentendo di realizzare una crescita che – auspicabilmente – la si vorrebbe economica, sociale, civile e nel rispetto dell’ambiente.

 

 

Il Futuro dell’economia, personale e globale

Il 2024 si profila come un anno di transizione verso una maggiore stabilità economica, caratterizzato da un rinnovato ma prudente ottimismo. Gli italiani sembrano avere prospettive più positive riguardo alla loro condizione personale, anche se persiste una certa inquietudine per le sfide economiche future del Paese e dell’Europa, e sullo sfondo, per i conflitti internazionali in corso.

Nel corso dell'autunno 2024, il panorama economico italiano mostra segnali di fiducia ritrovata, sia a livello personale che collettivo. Dopo un 2023 segnato da una timida ripresa, il clima di ottimismo sembra consolidarsi, seppur con cautela. Un numero crescente di famiglie percepisce un miglioramento o una gestione più agevole del proprio tenore di vita (49% vs 46% nel 2023). Questo andamento positivo si riflette anche nella maggior soddisfazione personale: quasi 2 italiani su 3 si dichiarano soddisfatti della propria situazione economica (64% vs 56% nel 2023). Si osserva, in particolare, una maggior soddisfazione tra coloro che possiedono un mutuo, dovuta con tutta probabilità alla discesa dei tassi di interesse che ha ridato ossigeno alle finanze familiari (+14 pp delle risposte ‘molto + abbastanza soddisfatto’ rispetto al 2023).

A dimostrazione di questo, si osserva una progressiva riduzione della quota di pessimisti sul futuro, che aveva raggiunto livelli significativi alla fine del 2022. Infatti, nel 2024 la percentuale di pessimisti è scesa al 47% (era il 52% nel 2023 e il 58% nel 2022). Sono, in particolare, i pessimisti più moderati a mostrare un atteggiamento meno negativo rispetto al passato (28% vs. 32% nel 2023), mentre i pessimisti più radicali (circa 1 italiano su 5) continuano a manifestare un forte disagio, evidenziando che, nonostante il miglioramento generale, permangono preoccupazioni profonde in alcune fasce della popolazione. Parallelamente, cresce anche la percentuale di ottimisti (30% vs 27% nel 2023) e di coloro che sono neutrali (né ottimisti, né pessimisti) + 3 p.p. Di conseguenza, si assiste a un miglioramento complessivo del saldo netto tra ottimisti e pessimisti, che passa da -25 p.p. nel 2023 a -17 p.p. oggi.

Sono le prospettive economiche personali ad essere più favorevoli: +19 p.p. il saldo tra chi pensa che nei prossimi 3 anni la propria situazione personale migliorerà vs peggiorerà (era +11 p.p. nel 2023). Inoltre, questo ottimismo è particolarmente evidente tra i giovani di età compresa tra 18 e 30 anni (con un saldo di +52), seguiti dai Millennials (31- 44 anni) che recuperano le attese positive (con un saldo di +36). Tra i fattori che alimentano la fiducia emerge sicuramente la crescita dell'occupazione, il rallentamento dell’inflazione e la discesa dei tassi. 

Anche le aspettative per l'economia mondiale indicano segnali di miglioramento, sebbene le aspettative negative non siano del tutto fugate, con un saldo di -11 p.p. (vs -16 p.p. nel 2023). Questo ottimismo è probabilmente sostenuto dai segnali di resilienza mostrati dai mercati globali e da una ripresa economica post-pandemica più forte del previsto in molti paesi, a cominciare dagli Stati Uniti.

Al contrario, le aspettative economiche per l’Europa e soprattutto per l'Italia appaiono più cupe. Il saldo tra chi ritiene che la situazione economica europea migliorerà nei prossimi tre anni rispetto a chi prevede un peggioramento si attesta a -16 p.p. (vs -13p.p nel 2023), riflettendo preoccupazioni persistenti per sfide macroeconomiche, incertezze geopolitiche e conflitti internazionali in corso. Allo stesso modo, solo il 16% degli italiani si aspetta un miglioramento dell'economia nazionale, mentre la maggior parte della popolazione prevede un peggioramento (52%).

Le principali preoccupazioni degli italiani riguardano soprattutto l’occupazione e l’economia; il 54% della popolazione le considera prioritarie, riflettendo un'ansia diffusa per la stabilità economica e la sicurezza del lavoro futura. Altre aree di preoccupazione includono la sanità e la perdita del potere d'acquisto, citate rispettivamente dal 35% e dal 29%, ed in crescita nell’ultimo anno. In misura minore sono, invece, citati spontaneamente i conflitti internazionali che appaiono probabilmente più lontani dalla quotidianità.

Il contesto europeo

Nel contesto attuale, dopo le elezioni del 2024, l'Unione Europea sembra un riferimento meno affidabile per gli italiani: la fiducia scende al 45% rispetto al 51% del 2023. Questa tendenza si manifesta principalmente tra gli over 45, che mostrano livelli di fiducia decisamente inferiori rispetto ai giovani tra i 18 e i 30 anni. Tra i giovani, infatti, domina un atteggiamento positivo (53%), mantenendo viva la fiducia in un contesto europeo.

Anche le prospettive sul futuro dell'Unione Europea appaiono più incerte. Sebbene quasi la metà degli italiani (48%) creda che l’UE seguirà una direzione positiva nei prossimi cinque anni, questa quota è diminuita rispetto al 58% del 2023. Parallelamente, aumenta la percentuale di scettici (39% vs 34%). Anche in questo caso i più giovani mostrano aspettative più ottimistiche, con il 62% dei 18-30enni che vede una direzione giusta per l’UE nei prossimi cinque anni, dato in tenuta rispetto al 2023. Nonostante le incertezze, sei italiani su dieci continuano a ritenere che un'uscita dall'Unione Europea sarebbe un grave errore, anche se questa percentuale è diminuita (61% rispetto al 67% nel 2023). In ogni caso il dato è molto superiore a chi auspica un’uscita, pari al 20%.

L’Unione Europea evoca una serie di percezioni contrastanti tra gli italiani. Da un lato, l’UE continua a essere associata ai principi di libertà e cooperazione, incarnando ideali che sono profondamente radicati nell’immaginario collettivo europeo. Infatti, il merito di promuovere la libertà di scambio e la circolazione di merci, servizi e denaro tra i paesi membri rimane il tratto maggiormente riconosciuto dagli italiani. Allo stesso tempo, il 28% della popolazione associa l’UE alla capacità di favorire la cooperazione economica, evidenziando come l'integrazione europea offra un terreno fertile per la collaborazione tra nazioni. Un altro aspetto positivo significativamente riconosciuto è la libertà di movimento, citata da un italiano su quattro che permette ai cittadini dei paesi membri di scegliere liberamente dove vivere, promuovendo un senso di appartenenza a una comunità più ampia.

Tuttavia, non mancano le critiche, soprattutto in riferimento alla burocrazia percepita come eccessiva dal 33% degli italiani. Questa viene spesso vista come un ostacolo che limita l'autonomia decisionale dei singoli Stati membri, alimentando una sensazione di disillusione tra i cittadini. Inoltre, per 1 italiano su 5, l’UE appare più come un vincolo che un facilitatore del progresso sociale ed economico. L’Europa non sembra riuscire a giocare un ruolo rilevante nelle controversie internazionali, e nemmeno a garantire una sufficiente trasparenza e rispetto della democrazia in tutti i suoi Stati membri.

Tra i più giovani emerge un’idea più positiva dell’Unione Europea su molti aspetti, tra cui spicca l’impegno verso l’attenzione all’ambiente, al cambiamento climatico, alla salute, alle relazioni esterne, alla sicurezza e all’immigrazione (+11 p.p. rispetto al totale). Riconoscono, ancor più della media, la capacità dell’Unione Europea di promuovere la cooperazione economica, il confronto costante tra tutti i Paesi membri e di garantire che le sue Istituzioni e le Istituzioni dei Paesi membri operino in modo trasparente e democratico (tutte rispettivamente a + 8 p.p. rispetto al totale).

Un elemento che a oltre 20 anni dalla sua nascita non appare ancora in grado di apportare un valore significativo è l’Euro: si osserva un calo della soddisfazione dopo il picco del 2021. Attualmente, il 60% degli italiani si dichiara insoddisfatto della moneta unica, con sentimenti negativi più pronunciati tra gli adulti, i residenti nel Sud, e quelli con un'istruzione inferiore. Nonostante questo, il 50% degli italiani mantiene una visione a lungo termine più ottimistica e ritiene che l'euro rappresenterà un vantaggio per il Paese nei prossimi vent'anni.

Risparmio e Consumi: ultimi 12 mesi e attese per i prossimi 12

La capacità delle famiglie di gestire con maggiore tranquillità le proprie finanze e far fronte a spese quotidiane e impreviste ci restituiscono l’evidenza di una buona tenuta tra i consumatori e i risparmiatori.

Nelle situazioni complesse, le famiglie italiane mostrano una buona capacità di adattamento e resilienza, e una propensione a pianificare il futuro guidata da un approccio cauto. Si conferma, poi, l’attitudine positiva degli italiani verso il risparmio: rimane elevato il numero di famiglie italiane che sono riuscite a risparmiare parte del proprio reddito, mentre è in calo chi fa ricorso a prestiti o ai risparmi accumulati.

Il concetto di risparmio ha un’accezione positiva: è associato per lo più a tranquillità (38%), ma anche a tutela (17%) saggezza (14%) e crescita (12%); risparmiare implica anche una proiezione al futuro per un italiano su quattro. Allo stesso tempo, per un italiano su quattro, il risparmio oggi, meno di un anno fa, implica fare dei sacrifici (26% vs 29% nel 2023).

Stabili numericamente coloro che vivono il risparmio con meno ansia e senza troppe rinunce (54% vs 53% nel 2023), a fronte di una ulteriore contrazione di coloro che non vivono tranquilli se non accumulano il denaro (31% vs 34% nel 2022). In crescita coloro che preferiscono godere dell’oggi senza preoccuparsi per il futuro (12% vs 7% nel 2023) che di fatto tornano ai livelli degli anni precedenti, rimanendo una quota minoritaria di italiani.

3 italiani su 4 affrontano spese impreviste con mezzi propri e con una certa tranquillità: il 76% delle famiglie è in grado di far fronte a spese non programmate pari a 1.000 euro (77% nel 2023). In aumento il numero di famiglie in grado di affrontare spese impreviste di entità importanti, stante il generale miglioramento delle condizioni economiche: il 38% sarebbe in grado di fare fronte a spese non programmate di 10.000 euro con risorse proprie, in lieve crescita rispetto al 2023 (36%); si tratta in misura maggiore di italiani residenti nel Nord Est, di età tra i 45 e 65 anni, laureati che appartengono alle classi direttive o pensionati e che in generale si dichiarano maggiormente soddisfatti della propria condizione economica.

La relazione tra risparmio e investimento

Nell’attuale contesto, rimane forte la propensione degli italiani verso la liquidità. Per chi investe, si osserva una lieve crescita dei propensi verso strumenti finanziari più rischiosi, più attraenti per le opportunità di maggior rendimento offerte dai mercati in un contesto di decrescita dei tassi.

Per 4 italiani su 10 l’accumulo di denaro è fine a sé stesso, è un’indole che non necessita di ulteriori motivazioni. Per il 60% che invece risparmia con una progettualità specifica, emerge una maggiore tensione a progetti più a lungo termine rispetto al 2023, in particolare tra la Generazione X, adulti che si trovano in una fase di vita caratterizzata da responsabilità familiari e lavorative crescenti.

Nel 2024 si contrae di poco il livello di apertura all’investimento: il 34% dichiara di investire una parte dei risparmi rispetto al 36% nel 2023. Si mantiene pressoché stabile la propensione a spendere il denaro o a tenerlo a disposizione sul conto corrente che riguarda il 63% degli italiani (era il 62% nel 2023 e il 63% nel 2022).

Si ridimensiona leggermente la propensione a strumenti finanziari più sicuri osservata nel 2023 (36% vs 38% nel 2023) anche per effetto della discesa dei tassi di interesse sui titoli di Stato e sui più tradizionali strumenti di risparmio, spingendo alcuni investitori a considerare l'azionario come un'alternativa che offre rendimenti più elevati sui propri investimenti.

Nell’investire, si guarda alla rischiosità dell’investimento (33%) e all’impatto positivo su ambiente e società (20%). Diminuisce, invece, la quota di coloro che sono attenti alla solidità del soggetto proponente (18% vs 23% nel 2023), segno di una maggiore tranquillità nei confronti del sistema finanziario. Una quota non trascurabile della Gen Z (19%, vs il 16% del totale) considera il rendimento l’aspetto prioritario dell’investimento, mentre il 23% si dichiara (superiore al 20% della popolazione) interessato ad investire in attività con impatto positivo su ambiente e società. La Generazione Z sembra avere al proprio interno posizioni più polarizzate tra individui più attenti all’immediato e altri guidati da una visione più sistemica di medio e lungo termine.

Il valore del risparmio per lo sviluppo sostenibile

Rimane molto alta l’importanza percepita del legame tra risparmio e crescita del Paese all’insegna di uno sviluppo sociale e civile.

Gli italiani che considerano cruciale la sostenibilità economica e sociale per lo sviluppo economico del Paese sono sostanzialmente stabili al 55% (vs. 56% nel 2023). Sono gli over 65 enni a mostrare maggiore sensibilità per i temi della sostenibilità economica e sociale (62% li ritiene completamente o molto importanti), necessari per garantire un futuro più sostenibile per le prossime generazioni.

Allo stesso tempo, gli italiani riconoscono l’importanza di uno sviluppo economico del Paese legato al tema della transizione energetica. Questo legame è in crescita rispetto al 2023 (48% vs 46%), ma meno evidente rispetto al 2022, anno in cui la crisi aveva portato ad individuare nella crescita economicamente e socialmente sostenibile la chiave di volta dello sviluppo economico del Paese (59% nel 2022).

La dimensione sociale rimane profondamente radicata nella realtà italiana, influenzandone anche aspetti della quotidianità. Il legame tra risparmio privato e benessere collettivo si manifesta anche attraverso le donazioni, l'iniziativa del 5X1.000 e il volontariato.

La percentuale di italiani che effettuano donazioni in denaro è in lieve calo 61%, rispetto al 64% nel 2023, ma è compensata da una maggiore regolarità nelle donazioni. Inoltre, un italiano su due partecipa almeno una volta all'anno ad attività di volontariato a favore di associazioni o organizzazioni senza scopo di lucro, e partecipa a eventi, incontri e attività organizzati da associazioni culturali e ambientaliste. La frequenza di partecipazione è leggermente aumentata rispetto al 2023. I 18-30enni si distinguono ancora una volta per un maggior impegno nel campo sociale; sono maggiormente coinvolti nelle donazioni, nel volontariato e nella partecipazione attiva in associazioni culturali, ambientaliste, adoperandosi in questi ambiti con maggior frequenza rispetto al resto della popolazione.