Olio d’oliva, per i prezzi è braccio di ferro tra Spagna e mondo arabo
Olio d’oliva, per i prezzi è braccio di ferro tra Spagna e mondo arabo
Produzione mondiale a quota 2,92 milioni di tonnellate. Più export dall’Ue verso Usa e Australia, meno verso Cina e Giappone

di di Alberto Grimelli 29/10/2024 16:24

Il prezzo dell’olio extravergine di oliva nel 2025 non sarà deciso dalla domanda e dall’offerta, ma da un braccio di ferro latente tra la Spagna e il mondo arabo. L’obiettivo strategico dei due blocchi forti del mondo oleario è uguale ed antitetico: conquistare quote di mercato negli Stati Uniti ma anche nel Far East asiatico.

Produzione mondiale a quota 2,92 milioni di tonnellate

La produzione mondiale di olio di oliva, secondo l’analisi del dipartimento agricoltura degli Stati Uniti, sarà di 2,92 milioni di tonnellate, in crescita del 22% rispetto alla scorsa campagna olearia, di cui 1,8 milioni di tonnellate in Europa. Lievemente più ottimistici i dati della Commissione europea che vedono prossima produzione degli stati membri a due milioni di tonnellate, in aumento del 32% rispetto all’anno passato. Lo scenario complessivo vede, dunque, una produzione globale tra le 2,9 e le 3,1 milioni di tonnellate, a pareggiare i consumi. Anche considerando che le giacenze sono inferiori a 350 mila tonnellate, appena sufficienti a coprire il fabbisogno prima della disponibilità della nuova produzione.

Più export verso Usa e Australia, meno verso Cina e Giappone

I prezzi dell’olio di oliva nell’ultimo anno sono raddoppiati ma l’export europeo, secondo i dati della Commissione europea, ne ha risentito marginalmente con un calo dell’1,3% nel periodo ottobre 2023 – luglio 2024 rispetto a pari periodo precedente. Addirittura i volumi venduti sono cresciuti del 6,5% negli Stati Uniti e del 13,9% in Australia, a fronte però di un calo del 23,5% in Cina e Giappone. Il mercato ha quindi assorbito gli aumenti delle quotazioni, anche in Italia, dove il calo dei consumi di olio extravergine di oliva si è fermato al 10% ma l’olio italiano è cresciuto del 4% secondo Nielsen.

Il sostanziale equilibrio tra domanda e offerta, tra produzione e consumi, dovrebbe sostenere le attuali quotazioni all’ingrosso che invece in tutte le piazze, tranne l’Italia, sono in calo dall’inizio dell’estate. Il prezzo all’ingrosso dell’olio extravergine di oliva spagnolo è di 6,8 euro/kg secondo la piattaforma PoolRed, in netto calo dagli oltre 9,5 euro di gennaio. Nel frattempo in Italia il prezzo dell’olio extra vergine di oliva italiano, secondo i dati della Camera di commercio di Bari, è passato dai 9,7 euro/kg di gennaio agli 9,15 euro/kg attuali. L’annata di scarica in Italia, prevista in 224 mila tonnellate secondo Ismea, sembra riuscire a tenere sostenuti i prezzi dell’olio nazionale mentre in Spagna si guarda con preoccupazione alla competizione degli oli tunisino e turco, entrambi accreditati di un’ottima produzione. A questo va aggiunto che il governo turco ha bloccato l’export di olio di oliva per tutto il 2024, con solo un piccolo allentamento all’inizio dell’estate, e ora ha un potenziale commerciale da 450-500 mila tonnellate, a cui si aggiungono le 260 mila tonnellate tunisine. La competizione tra Spagna e mondo arabo sarà sul prezzo, tema a cui i consumatori mondiali sono assai sensibili dopo due anni di rincari continui dell’olio di oliva. Una competizione che farà ridurre sensibilmente il valore aggiunto dell’olio extravergine di oliva e i margini di profitto per olivicoltori e frantoiani.

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