Il nuovo premier giapponese Shigeru Ishiba ci ha provato. Da anni l’ex capo della difesa di Tokyo fantasticava su una sorta di Nato asiatica per contrastare implicitamente l’ascesa dalla Cina. E ora, da primo ministro, ha rilanciato la sua proposta, definita però «irrealistica» e addirittura «sgradevole» da diversi governi asiatici. Tanto che lo stesso Ishiba è stato costretto a fare a un passo indietro: «Naturalmente non mi aspetto che ciò accada da un giorno all’altro...».
Un’Alleanza asiatica in funzione anti-cinese
Il primo ministro del Giappone sosteneva che l’assenza di un sistema di difesa reciproca in Asia rendesse la regione vulnerabile alle guerre, dato che per i paesi del continente non esiste un obbligo di difendersi a vicenda. Ecco perché, secondo Ishiba, sarebbe stato «essenziale» creare un’alleanza di difesa collettiva simile alla Nato per scoraggiare le minacce militari regionali, in particolare quelle provenienti da Pechino.
La proposta: armi nucleari condivise e testate Usa come deterrente
Ishiba immaginava di collegare le partnership di sicurezza già esistenti come Quad, che raggruppa Giappone, Australia, India e Stati Uniti, Aukus, che include Australia, Regno Unito e Usa, e la crescente cooperazione di Tokyo con la Corea del Sud e le Filippine. L’ipotesi dell’alleanza asiatica, proprio come la Nato, avrebbe dovuto considerare la «condivisione di armi nucleari» o «l’introduzione di testate» degli Stati Uniti come deterrente per i possibili rivali come Corea del Nord, Russia e Cina.
La stampa cinese: da Tokyo un’idea radicale autoumiliante
Il concetto di Nato asiatica, naturalmente, è stato stroncato da Pechino. «La Nato asiatica di Ishiba sembra più un sogno a occhi aperti poco pratico che difficilmente si materializzerà», ha scritto in un editoriale il Global Times, il quotidiano statale cinese. «Il Giappone farebbe meglio ad abbandonare questa idea radicale autoumiliante». Anche il ministero degli esteri dell’India ha bocciato l’idea di Ishiba, prendendo le distanze da «quel tipo di architettura strategica».
«Le sfide alla sicurezza poste da Cina e Corea del Nord, e persino le controversie regionali, rendono difficile formare un’alleanza militare coesa paragonabile alla Nato», ha spiegato Ken Jimbo, esperto di sicurezza e docente alla Keio university di Tokyo.
Il vincolo della Costituzione pacifista del Giappone
Il più grande ostacolo per un piano del genere sono i vincoli legali imposti dalla Costituzione pacifista del Giappone, in particolare l’articolo 9, che proibisce severamente alla nazione di sviluppare o schierare forze militari offensive. «Questo limita ulteriormente la capacità di Tokyo di assumere un ruolo guida in qualsiasi iniziativa come una Nato asiatica», ha aggiunto Jimbo. «La politica di sicurezza rigorosamente difensiva del Giappone si scontrerebbe con la forza deterrente più assertiva necessaria per un’alleanza sullo stile di quella occidentale».
Il ministro degli esteri giapponese Takeshi Iwaya ha definito la Nato asiatica come «una potenziale opzione futura», mentre il capo della difesa, il generale Gen Nakatani, ha detto di non aver ricevuto istruzioni specifiche a riguardo. Anche Ishiba, la scorsa settimana, durante il forum multilaterale dell’Asean (l’associazione delle nazioni del sud-est asiatico) che si è tenuto in Laos, non ha mai menzionato il piano della Nato asiatica. Che a questo punto sembra accantonato.
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