L'impatto dei dazi di Trump sul Pil italiano, "previsioni da rivedere al ribasso"
L'impatto dei dazi di Trump sul Pil italiano, "previsioni da rivedere al ribasso"
La politica protezionistica di Trump influenzerà negativamente le esportazioni italiane verso gli Usa e questo inciderà negativamente sulla crescita nel 2025, prevista all'1,2%. Obiettivo non più raggiungibile.

di di Giorgia Pacione Di Bello 06/11/2024 15:31

La vittoria di Donald Trump mette a repentaglio l’obiettivo di crescita del Pil italiano dell’1,2% nel 2025 e la riduzione del rapporto deficit Pil dello 0,5%, promesso all’Ue e presente all’interno del nuovo documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione a ottobre. Il problema ruota tutto attorno alla politica protezionistica di Trump che ha annunciato l’arrivo di dazi contro le merci importate dall’estero. L’Italia si trova dunque in una posizione particolarmente critica visto che è al primo posto tra i 27 paesi dell’Ue per quanto riguarda le esportazioni verso gli Stati Uniti, secondo i dati di Confartigianato, per i prodotti della moda con 5,1 miliardi di esportazioni (di cui 2,4 miliardi di euro di abbigliamento e 2,7 miliardi di pelli), per i prodotti alimentari con 4 miliardi di euro e di mobili con 1,6 miliardi. Ma non solo, perché osservando meglio i dati risulta che l’Italia è anche il primo paese esportatore europeo negli Usa, sia per quanto riguarda la gioielleria, con 1,6 miliardi, sia nell’ambito delle calzature, con 1,4 miliardi. Se poi si calcola che l’export vale il 30% del Pil italiano i dazi made in Usa, “avranno un impatto significativamente negativo sul Pil”, spiega Marcello Gualtieri, professore di economia politica ed economia applicata all’Università di Torino.

Legge di Bilancio: obiettivo di crescita del Pil 2025 sotto pressione

Nel documento programmatico di bilancio la crescita del Pil 2025 è prevista all’1,2%. Obiettivo ambizioso che, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, poggia sull’ipotesi che si "rinforzi la domanda estera” grazie al “rafforzamento del commercio mondiale, esposto però a diverse criticità”. Tra queste ci sono i dazi che Trump imporrà nel 2025 e la continua debolezza dell’economia della Germania, che rappresenta il primo mercato di sbocco per il nostro export e che sta già influenzando negativamente i nostri risultati economici. La combinazione dei due rappresenta dunque la tempesta perfetta per la crescita italiana. L’obiettivo dell’1,2% di Pil nel 2025 non sembra dunque più essere alla portata dell’Italia, molto più probabilmente la crescita sarà più vicino allo 0,9%. Ma non tutto è perduto perché “una boccata di ossigeno potrebbe arrivare da un'ulteriore riduzione dei tassi di interesse che verrà deciso dalla Bce e che potrebbe liberare un po’ di risorse attualmente assorbita dagli interessi passivi. Ovviamente bisognerà capire quale uso farà il governo di queste risorse che saranno rese disponibili”, spiega Gualtieri. “Credo, tuttavia, che questo aspetto positivo non bilancerà l’aspetto negativo legato alla complessiva riduzione del commercio internazionale, e dunque, mi sembra scontato che l’obiettivo di crescita dovrà essere rivisto al ribasso”.

E i traguardi contenuti nel nuovo Patto di Stabilità europeo?

Poche speranze anche per quanto riguarda il rispetto delle nuove regole presenti nel Patto di Stabilità Ue. Queste impongono infatti una riduzione del rapporto deficit-Pil dello 0,5% l’anno, che moto difficilmente si raggiungerà “stante la mancata crescita nei termini preventivati”.  “Ovviamente – continua Gualtieri- anche l’obiettivo di riduzione del deficit-Pil, risulta gravemente a rischio”. E questa non è certamente una buona notizia per i conti italiani, per le prossime leggi di Bilancio e per i rapporti con la Commissione europea soprattutto in termini economici.


Il 2025 sarà dunque un anno particolarmente intenso per la crescita e l’economia italiana visto che sarà letteralmente travolta dalle politiche protezionistiche di Trump. Già diversi settori, come quello lattiero-caseario e FederlegnoArredo, hanno espresso preoccupazioni per l’arrivo dei nuovi dazi. Davide Vernocchi, vicepresidente e attuale reggente di Confcooperative Fedagripesca, commentando i risultati delle elezioni americane ha spiegato che “con la nuova presidenza Trump le esportazioni del settore lattiero-caseario italiano negli Usa, che ammontano a 445 milioni di euro, potrebbero subire un deciso rallentamento in caso di reintroduzione di dazi all’importazione. Facciamo appello al governo italiano e all’Unione europea affinché possano vigilare e siano pronti ad attivarsi in caso di inasprimento delle relazioni commerciali”. Sulla stessa linea anche Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, che ha dichiarato all’AdnKronos di non auspicare “la politica dei dazi”.

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