I dipendenti p.a. con cartelle sono 250 mila
I dipendenti p.a. con cartelle sono 250 mila
Trentamila sono quelli con debiti fiscali sopra i 5.000 euro e stipendi superiori ai 2.500 euro. Secono le stime tecniche incassi a regime da 90 mln di euro l’anno 

di di Cristina Bartelli 24/10/2024 19:06

I furbetti p.a. con cartelle da saldare per importi superiori ai 5000 euro e stipendi superiori ai 2.500 sono 30mila mentre sono 250.000 quelli che hanno cartelle da saldare per importi diversi. A regime la norma blocca stipendi ai dipendenti evasori dovrebbe portare nelle casse dello stato circa 90 mld di euro l’anno.

Sono questi i calcoli che emergono dalla relazione tecnica alla legge di bilancio 2025. La norma, raccontata da ItaliaOggi di ieri. prevede che il numero di dipendenti pubblici con debiti superiori a 5.000 euro, stimato è di circa 250 mila.

Alla cifra si arriva prendendo come riferimento l’osservatorio dei dipendenti pubblici dei soggetti che hanno pendenze tributarie e un lavoro dipendente e il rapporto tra il numero complessivo dei dipendenti pubblici e il numero complessivo dei dipendenti in generale.

Da quel bacino si stima che i dipendenti con stipendio superiore ai 2.500 euro e debiti sopra i 5.000 euro pari a 30 mila; per tali contribuenti, si legge nella relazione, è stato ipotizzato uno stipendio netto medio mensile di 3.500 euro, a cui è applicabile il limite di pignorabilità del settimo, previsto dall’articolo 72-ter del DPR n. 602 del 1973.

Nel calcolo si stima anche l’impatto della disposizione con l’erogazione della tredicesima mensilità.

In quel caso il bacino si amplia e arriva a toccare la quota di 150 mila morosi delle tasse.

Per i tecnici che hanno preparato la relazione all’articolo 10 commi 4 e 5 del disegno di legge di bilancio solo una parte dei dipendenti pubblici non ottempera al pagamento e più precisamente il 20% ( 2 dipendenti su 10) in via spontanea o per il tramite di rateizzazioni o a seguito dell’ordinaria attività di riscossione coattiva.

E dunque il gettito mensile derivante dall’introduzione della disposizione risulta, scrivono nella relazione, «stimato in circa 3 milioni di euro (30 mila x 3.500 euro x 1/7 x 20%) il primo anno di applicazione della disposizione a cui si aggiungono ulteriori 4,5 milioni di euro (150 mila x 1.500 euro x 1/10 x 20%) a partire dal secondo anno, dopo l’applicazione della disposizione all’erogazione delle tredicesime.

L’effetto positivo sul gettito della misura risulta, pertanto, stimato in 36 milioni di euro per l’anno 2026 e a regime in circa 90 milioni di euro all’anno».

riproduzione riservata