Elezioni USA 2024 Harris contro Trump: cosa dicono i programmi elettorali, cinque punti chiave
Elezioni USA 2024 Harris contro Trump: cosa dicono i programmi elettorali, cinque punti chiave
Kamala Harris o Donald Trump: il 5 novembre si vota per il prossimo Presidente degli Stati Uniti: il successore di Joe Biden alla Casa Bianca sarà per la prima volta una donna oppure chi ha già ricoperto il ruolo. Elezioni alle porte, abbiamo provato a capire cosa dicono i programmi elettorali rispetto a cinque focus point: aborto, economia, immigrazione, sanità e politica estera

di Redazione 31/10/2024 12:55

Chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti? La Democratica Kamala Harris o il Repubblicano Donald Trump? La campagna elettorale è ai titoli di coda: martedì 5 novembre gli occhi del mondo saranno rivolti a quel che accadrà nel nord America, dove Kamala Harris e Donald Trump si giocano la successione a Joe Biden alla Casa Bianca.

Tra chi caldeggia l’ipotesi che per la prima volta una donna possa occupare lo studio ovale e chi ripone nel tycoon ogni speranza, come poche altre volte sull’esito delle elezioni Usa regna l’incertezza, con diversi “Stati chiave” sicuramente decisivi in un senso o nell’altro.

Harris e Trump che hanno dato vita a un unico confronto televisivo, non si sono risparmiati in proclami e accuse reciproche, mostrando di avere visioni molto divergenti sui principali temi della politica. Ma cosa dicono i programmi elettorali sui punti principali? Aborto, economia, immigrazione, sanità e politica estera: cinque focus point che potrebbero risultare decisivi ai fini del risultato finale.

I programmi di Harris e Trump: aborto
I programmi di Harris e Trump: economia
I programmi di Harris e Trump: immigrazione
I programmi di Harris e Trump: sanità
I programmi di Harris e Trump: politica estera

I programmi di Harris e Trump: aborto

Il tema del diritto all’aborto è uno dei più sentiti in tutto il Paese. Ed è quello che, a detta di molti, giocherà un ruolo cruciale nell’esito del voto.

Per questo Trump, che nel precedente mandato alla Casa Bianca (2016-2020) arrivò a rendere incostituzionale l’aborto (nel 2022 si pronunciò a favore della sentenza anche la Corte Suprema, abrogando definitivamente la Roe vs Wade del 1973), ha deciso di cambiare strategia in vista di questa tornata elettorale: saranno infatti i singoli Stati a decidere se reintrodurre il diritto all’aborto o se confermare l’attuale divieto.

Harris ha una visione progressista e liberale: la prima cosa che farà, qualora dovesse essere eletta, sarà quella di reintrodurre le protezioni che nel 1973 legalizzarono il diritto all’aborto.

“Il mio punto di vista – ha spiegato Trump durante uno dei suoi comizi – è che il tema dell’aborto sia arrivato dove tutti lo volevano vedere da un punto di vista legale, con ogni singolo Stato che potrà determinare tramite voto il volere dei propri cittadini”.

Harris ha parlato di “lotta per il futuro e per la libertà, come quella di una donna di prendere decisioni sul proprio corpo”, ribadendo di non voler firmare alcuna legge che vieti l’aborto in ambito nazionale.

Il prossimo 5 novembre in 10 Stati (tra cui Arizona e Nevada) si voterà – in concomitanza al nuopvo Presidente – anche per il referendum sull’aborto: dall’andamento del risultato potrebbero delinearsi scenari a cascata anche per le elezioni presidenziali.

I programmi di Harris e Trump: economia

Trump s’è sempre distinto per essere favorevole a un drastico taglio della pressione fiscale, certo guardando con un occhio benevolo quella parte del contesto imprenditoriale. L’idea di estendere nuovi tagli fiscali è nelle corde del tycoon, che ha promesso di togliere anche le tassazioni sulle mance (le “tips”) oltre che ridurre la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti. Ancora: Trump ha affermato di non voler fare tagli all’assistenza sanitaria, né alla previdenza sociale.

Harris al riguardo sostiene un piano Medicare for All, che nelle intenzioni dovrà ampliare la platea avente accesso all’assistenza sanitaria, riducendo i costi per i consumatori. Per ciò che riguarda la politica fiscale, la candidata Democratica ha fatto capire di voler abrogare buona parte dei tagli operati già in passato da Trump, su tutte l’agevolazione fiscale per chi guadagna oltre 400mila dollari all’anno e quella relativa all’aliquota per le grandi aziende, che passerebbe dal 21% al 28%.

Negli USA, dopo la pandemia il PIL è aumentato dell’8,7% e la disoccupazione è ai minimi storici.

I programmi di Harris e Trump: immigrazione

Il famigerato “Muro al confine col Messico” evoca una delle grandi costruzioni (non solo “figurate”) della precedente amministrazione Trump che, in tema di immigrazione, è sempre stato considerato intransigente.

Nel corso dei dibattiti televisivi a distanza che hanno contraddistinto la campagna elettorale, spesso si sono affrontati temi di cronaca nera che hanno diviso l’opinione pubblica, tra tutti le tragedie delle giovani donne americane “assassinate da migranti clandestini”.

Se Trump ha rimarcato il fatto che l’ingresso di numerosi immigrati (favoriti dalle politiche Democratiche) abbia fatto degli Stati Uniti “un bidone della spazzatura per il mondo” e rilanciato l’idea di chiudere nuovamente le frontiere per aumentare sensibilmente i controlli, Harris è favorevole a nuove regole che pure possano favorire l’ingresso di immigrati regolari.

I programmi di Harris e Trump: sanità

Il tema del diritto all’aborto è centrale, ma non l’unico legato alla salute delle persone. In questo caso si sono contrapposte la ricerca di alternative differenti rispetto allo stato attuale. Come prendersi cura della salute della popolazione americana?

La scelta preannunciata dal tycoon è quella di voler tagliare i fondi destinati all’OMS: offrire meno aiuti globali per potersi concentrare sulle esigenze della popolazione locale è la ragione per la quale i più “nazionalisti” vedono di buon occhio la scelta del tycoon.

Nel dibattito verso la corsa presidenziale s’è inserita anche la questione legata all’aspettativa di vita in calo dell’1,3% rispetto alla precedente elezione (oggi è di 77,5 anni), con gli USA che lamentano una percentuale del 10% di popolazione affetta da malattie croniche tipo diabete e obesità.

Da qui, la richiesta avanzata di Harris di un nuovo modo di pensare al Sistema Sanitario Nazionale, garantendo coperture assicurative anche a coloro che oggi non possono permettersi di spendere determinate cifre per curare le proprie malattie.

Molti in area Democratica vorrebbero che venga prorogata l’Obamacare, che da 15 anni ormai è uno dei capisaldi del sistema di assistenza sanitaria.

I programmi di Harris e Trump: politica estera

In politica estera, in tanti hanno prospettato che l’eventuale ritorno al potere di Trump possa produrre effetti indesiderati in tutta l’area europea, con la Russia di Putin (col quale il tycoon ha avuto sempre buoni rapporti) che potrebbe trarne un vantaggio strategico conseguente rispetto agli esiti della guerra con l’Ucraina.

Trump è da sempre scettico nei confronti della NATO (da qui l’ipotesi che metta fine al sostegno all’Ucraina), mentre è al fianco di Israele nel campo di battaglia aperto in Medio Oriente, dove ha spiegato che “l’unica colpa di Israele è stata quella di non aver chiuso la guerra in tempi rapidi”.

Harris ha una visione opposta: in continuità con l’amministrazione Biden, vedrebbe di buon occhio un rafforzamento del fronte NATO (e quindi pieno sostegno all’ingresso dell’Ucraina) e una partnership con i paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico e con l’India, anche in contrapposizione alla Cina.

Quanto a Israele, il sostegno rimane ma con la consapevolezza che buona parte dell’elettorato amico non vede di buon occhio ulteriori “intromissioni” statunitensi nel conflitto.