L’Italia crescerà di meno rispetto a quanto il governo ha stimato nella legge di Bilancio. A dirlo è Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, presentando le previsioni economiche d’autunno. «Per quanto riguarda l'Italia ci sono delle differenze. Noi prevediamo un livello lievemente inferiore di crescita che deriva da diversi fattori e tra questi il fatto che il livello dei consumi anche qui sta riprendendo ma forse con un po' più di ritardo di quanto ci si aspettasse».
Non solo i consumi più lenti incideranno sulla crescita del 2025, stimata all’1,3%, ma anche il Pnrr, visto che «in qualche caso» si sono spostati «in avanti gli investimenti. Non a caso noi prevediamo un livello di crescita migliore per il 2026, perché qualcosa è stato un po' spostato in avanti nel timing del Pnrr».
Dopodiché non ha senso fare allarmismi visto che la situazione dell’economia italiana risulta essere «nella media europea, con un livello di crescita più o meno analogo a quello dell’Eurozona, con una chiara necessità di rafforzare questa crescita nei prossimi anni». E la differenza tra le previsioni di crescita del Pil del governo italiano nel Piano strutturale e le attese sulla crescita della Commissione europea «non credo che avrà dei grandi riflessi nella valutazione che stiamo facendo» del piano a medio termine dell'Italia. Il 26 novembre la Commissione Ue presenterà i suoi giudizi sui diversi piani pluriennali.
Sull’economia italiana e il rapporto debito/Pil pesa poi anche il fardello del superbonus che «ha avuto un impatto più negativo che positivo». «Per quanto riguarda il debito, non c'è dubbio che dopo la riduzione, ci sia una stabilizzazione addirittura con qualche rialzo, in parte consistente dovuta al protrarsi dell'impatto del supebonus. Credo che sia abbastanza assodato che nell'insieme questa misura, che pure aveva delle ragioni comprensibili, è uscita un po' fuori dal controllo e ha avuto un impatto certamente più negativo che positivo», ha rimarcato Gentiloni durante il suo intervento.
Pronti a difendere l’economia Ue dai dazi
L’arrivo di Trump alla Casa Bianca sta creando non poche tensioni e preoccupazioni in Unione europea, soprattutto per quanto riguarda la questione dei dazi. «La relazione commerciale tra Stati Uniti e Unione europea è molto importante. È probabilmente il principale flusso economico che collega il mondo, unendo due partner ma anche due aree chiave del mondo. Quindi non dovremmo mai sottovalutare l'importanza di questi flussi commerciali, che giocano un ruolo anche nello stabilizzare la comunità internazionale», sottolinea Gentiloni che aggiunge come «la Commissione si impegnerà con la nuova amministrazione con grande spirito di cooperazione, con l'idea di difendere la nostra posizione come economia aperta al commercio, che è una realtà e una necessità per l'Unione europea».
Economia Ue: pesano incertezze geopolitiche
L’aspetto positivo è che l'economia europea si sta riprendendo, anche se lentamente, grazie all’allentamento dell’inflazione, alla ripresa dei consumi privati e degli investimenti. «La crescita è destinata ad accelerare gradualmente nei prossimi due anni. Tuttavia, le sfide strutturali e l'incertezza geopolitica pesano sulle nostre prospettive future», ha spiegato Gentiloni aggiungendo che «gli Stati membri dovranno percorrere un sentiero stretto per ridurre i livelli di debito e sostenere la crescita, con l'aiuto del nuovo quadro di governance economica e del proseguimento dell'attuazione del Next Generation Eu». Il rafforzamento della competitività, come auspicato dal rapporto Draghi, è fondamentale per l’Ue per cercare di superare alcuni rischi geopolitici e non rimanere indietro in settori che saranno sempre più strategici, come la tecnologia.
Dopodiché «le cifre sono note: 800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi per le nostre priorità comuni, mentre i governi stanno lavorando per ridurre i livelli di debito. È un sentiero stretto». E dunque, da dove può arrivare questa montagna di investimenti? «Da un lato, dall'attuazione dello strumento di ripresa e resilienza, che ha già portato il nostro livello di investimenti pubblici al punto più alto in oltre un decennio. Dall'altro, devono provenire dagli investimenti privati. In questo caso sarà fondamentale creare le condizioni per mobilitare i finanziamenti privati su una scala molto più ampia di quanto siamo stati in grado di fare finora. Infine, una parte della risposta deve essere costituita da nuovi strumenti di finanziamento comuni per i beni pubblici europei», ha concluso Gentiloni, dando l’ennesima stoccata ai paesi del Nord che non vogliono sentire parlare di «strumenti in comune».
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