Concordato preventivo biennale, adesioni verso il 15%. I dati non sono ancora consolidati e il punto definitivo si avrà lunedì, ma secondo quanto ItaliaOggi è in grado di ricostruire, le adesioni hanno superato la barriera psicologica della doppia cifra. Il concordato, laddove la percentuale fosse confermata, avrebbe convinto, su una platea di 4.700.000 potenziali aderenti, oltre 700 mila contribuenti che avrebbero sbarrato la casellina del modello Redditi entro le 23.59 del 31 ottobre (termine ultimo per le adesioni). Sulla curiosità delle adesioni, Confartigianato ha diffuso i risultati di un sondaggio presso i proprio iscritti da cui emergeva un sì nel 23% del campione, un incremento dal 18 al 23% di cinque punti nell’ultima settimana di scadenza. Un mini rush finale per gli indecisi . Ora, a carte ferme si possono riaprire tutte le valutazioni tecniche del caso.
Dati definitivi lunedì
Intanto per il consolidamento del dato occorrerà attendere lunedì, mentre per stime di potenziale gettito la palla passa alle elaborazioni di Sogei e Agenzia delle entrate. «Ci vorranno circa 10 giorni», ha preso tempo il viceministro Maurizio Leo, in commissione bilancio al Senato il 30 ottobre. Nei giorni al ridosso della scadenza i flussi di adesione erano al di sotto della soglia psicologica del 10% . Gli ultimi giorni, senza possibilità di proroga, sono serviti agli indecisi per maturare la scelta e afferrare l’occasione di cumulare concordato e ravvedimento speciale per gli anni pregressi.
Chi ha scelto il concordato
Secondo alcuni esperti, interpellati da ItaliaOggi, la scelta verso il concordato è stata valutata da contribuenti magari consci di aver qualcosa da farsi perdonare in termini di fedeltà fiscale, molti forfettari, contribuenti il cui calcolo dei due anni avrebbe portato un vantaggio in termini economici di richiesta di versamento delle imposte. Sugli impegni delle risorse del concordato, svincolati dal peso di finanziare voci della legge di bilancio 2025, si è lasciata la gestione verso il capitolo del cantiere riforma fiscale. Il traguardo a cui tiene il viceministro dell’economia, volto del concordato preventivo, è quello di ritoccare l’aliquota Irpef del 35% di abbassarla per dare ossigeno al ceto medio.
Comunque vada sarà gettito
Ogni risorsa che arriverà, ha detto sempre Leo, è gettito, incassi che potranno essere impiegati per la riforma, che attuata nella parte non onerosa, attende il suo completamento. Ora si guarda a una nuova scommessa, una possibile riapertura dei termini, il pressing per tenere in ogni modo la finestra aperta non è mai cessato, le riflessioni sono aperte e, secondo Repubblica, il ministero dell’economia attiverebbe una riapertura dei termini fino a fine anno creando una sorta di doppio binario contabile senza creare problemi alle esigenze delle voci di bilancio legate proprio al concordato. Il veicolo per innestarla, magari ripensando e ritarando lo strumento, c’è ed è la legge di bilancio.
L’ipotesi riapertura termini
L'ipotesi di una riapertura dei termini del concordato preventivo biennale, all'indomani della scadenza dell'istituto, del 31 ottobre, è vista con favore dal Consiglio nazionale dei commercialisti, la categoria professionale in prima linea nello spiegare ai clienti lo strumento e guidarli nella scelta: Per il presidente del consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, «rappresenterebbe un'opportunità per chi non ha avuto il tempo materiale per fare le dovute riflessioni. Così come costituirebbe una chance per ragionarci su per quanti "hanno aderito frettolosamente», conclude de Nuccio. Di totale diverso avviso il giudizio di Antonio Misiani, senatore e responsabile economico del Pd: «Secondo noi è già una pantomima tutta la vicenda del concordato fiscale, che è partito in un modo e ora siamo alla sbracatura totale con un pessimo condonaccio. Figuriamoci una riapertura dei termini».
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