Tornado Covid sulle società quotate: persi 83 mld. Manifattura mai cosi male da trent'anni
Tornado Covid sulle società quotate: persi 83 mld. Manifattura mai cosi male da trent'anni
Secondo l'’Area Studi Mediobanca, nel primo trimestre la pandemia ha impattato praticamente su tutti gli indicatori. Il petrolifero registra il calo più netto

22/05/2020 08:25

 

Tornado Covid sulle società quotate: la pandemia ha impattato praticamente su tutti gli indicatori. Nel primo trimestre sono stati persi 83 miliardi (-22,4%) di capitalizzazione, con il petrolifero che registra il calo più netto (-34,8%); fatturati in calo (-13,7%) per tutti i settori, solo i servizi evitano percentuali a doppia cifra (-8,8%); i margini industriali (-48,2%) crollano per tutti tranne che per le energetiche/utilities (+3,7%). La manifattura paga un tributo pesante (fatturato -11,8%): mai così male da almeno trent'anni.
L’Area Studi Mediobanca ha analizzato l’impatto della pandemia del Covid-19 sui bilanci del primo trimestre 2020 di 25 società industriali e di servizi concorrenti all’indice di Borsa FTSE MIB1. Si tratta di 13 società a controllo privato e 12 società a controllo pubblico, 16 manifatturiere, 6 energetiche/utilities, 2 di servizi e 1 petrolifera.
Le 25 società industriali e di servizi quotate sull’indice FTSE MIB rappresentano, a fine marzo 2020, il 76% della capitalizzazione complessiva (sono escluse banche e assicurazioni), per un valore di Borsa totale di €288 mld. Nel primo trimestre del 2020 la loro capitalizzazione si è ridotta del -22,4%, con una perdita di €83 mld rispetto allo stesso periodo del 2019.
Per quanto riguarda i settori, le società del comparto energia/utilities hanno registrato il calo inferiore (€103,3 mld; -10,6% sul primo trimestre 2019), mentre il petrolifero, rappresentato da Eni, ha subito la frenata più netta (€33 mld; -34,8%), seguito dai servizi (€18 mld; -28,1%) e dalla manifattura (€134 mld; -25,8%). In generale i primi tre mesi del 2020 hanno segnato una diminuzione del valore di Borsa per tutte le società, ad eccezione delle sole Recordati (€8,1 mld; +2,1%) e DiaSorin (€6,6 mld; +1,9%). Fiat Chrysler Automobiles N.V. (€13 mld; -50,2%), CNH Industrial N.V. (€7,6 mld; -49%) e Saipem (€2,3 mld; -48%) sono invece i titoli con la maggior flessione.
Rispetto al primo trimestre del 2019, le società analizzate hanno perso complessivamente ricavi per quasi €14 mld (-13,7%). Tra i settori, i servizi hanno registrato il minore calo (-8,8%), seguiti dalle energetiche/utilities (-10,5%), mentre il petrolifero con Eni (-25,2%) e la manifattura (-11,8%) riportano le maggiori perdite di fatturato. Tra le società brillano Recordati (+12%), Snam (+8,1%) e STM (+7,4%).
Nei primi tre mesi del 2020 le società analizzate hanno perso oltre €5 mld a livello di margini industriali (-48,2% sul 1Q 2019). Se da un lato il settore energia/utilities è riuscito ad aumentare il MON (+3,7%), dall’altro si registrano il crollo della manifattura (-61,9%), la flessione dei servizi (-27,9%) e il passaggio in terreno negativo di Eni. Recordati (+19%) si distingue anche per la crescita del MON, seguita da STM (+11,4%) ed ENEL (+4,3%).
Per le società del FTSE MIB il primo trimestre 2020 si è chiuso in rosso, segnando una perdita netta di quasi €8 mld (-8,2 p.p. sul 1Q 2019). Petrolifero (-27 p.p.) e manifattura (-9,6 p.p.) i comparti più in difficoltà. Bene, invece, i servizi (+4,9 p.p.) e l’energia/utilities (+0,9 p.p.). Da segnalare TIM con un utile più che triplicato (determinato in massima parte dalla plusvalenza sulla cessione del 4,3% di INWIT), Recordati (+20,7%) e STM (+8%).
Per quanto riguarda i dividendi, nel 2020 ne verranno distribuiti complessivamente oltre 900 milioni in meno (-7,2%) rispetto al 2019. La riduzione riguarderà soltanto i gruppi privati(-€1,6mld), mentre aumenteranno leggermente i dividendi distribuiti dai gruppi pubblici (+€0,7 mld).
Anche sul fronte liquidità si registra una contrazione: nel primo trimestre 2020 essa è diminuita di oltre €9 mld, pari a un sesto delle consistenze a inizio anno (-15,3%). Tra i settori, i servizi  sono gli unici ad aver incrementato la propria cassa (+51,7%), con petrolifero (-39,3%) e manifattura (-23,9%) in netto calo. Tra le società, invece, le migliori sono state Poste Italiane e Amplifon (consistenze raddoppiate), Hera (+38,2%) e DiaSorin (+14,6%). Complessivamente, a fine marzo 2020, la liquidità è pari al 19,1% dei debiti finanziari (era il 24,4% a fine dicembre 2019); un dato molto vicino a quello della crisi finanziaria del 2008. Discorso simile per il rapporto debiti finanziari/capitale netto. Anche questo indicatore, che misura la stabilità finanziaria, ha segnato un peggioramento aumentando al 117,7% (era al 107,0% a fine 2019).
La pandemia da Covid-19 ha prodotto una crisi economica senza precedenti che si è abbattuta con violenza anche sulla grande manifattura italiana quotata sul FTSE MIB e che opera sul territorio nazionale con 101 grandi stabilimenti (51 al Nord, 23 al Centro, 22 al Sud e 5 nelle Isole). Una crisi che non sorprende: tra tutti i settori, il manifatturiero è stato il più penalizzato dal lockdown, con il 59% delle aziende costrette alla chiusura (contro il 37% dei servizi). Il calo del fatturato avvenuto nel primo trimestre 2020 (-11,8%) è il peggiore degli ultimi  30 anni e l’unico in doppia cifra. A diminuire sono stati specialmente i ricavi realizzati nell’area EMEA (-15,4%), seguita dalle Americhe (-10,6%) e dall’area Asia e Pacifico (-5,7%). La flessione è più netta per la manifattura privata (-13,6%) rispetto a quella pubblica (-3%). Allo stesso modo, per quanto riguarda i margini industriali (MON -61,9%), la manifattura privata registra un crollo (-71,1%) assai superiore rispetto a quello dei gruppi a partecipazione pubblica (- 31,1%).L’incidenza del margine industriale sul fatturato (ebit margin) è il più basso dal 1994 e si ferma a quota 2,9% (era il 7,9% nel 2019).
Le difficoltà riguardano anche le altre principali voci di bilancio: nei primi tre mesi del 2020 si è registrata infatti una perdita netta di €2,2 mld e una contrazione di -9,6 p.p. del risultato netto rapportato al fatturato rispetto al 1Q 2019 (la più ampia delle ultime tre decadi). Anche in questo caso la manifattura privata subisce un colpo più pesante (-10,4 p.p.) rispetto a quella pubblica (-5,9 p.p.).
Per quanto concerne la liquidità, infine, il calo si avvicina a un quarto del totale (-23,9%, pari a -7,4 mld), con la manifattura privata che perde -4,8 mld di cassa e la pubblica -2,6 mld.