Salva casa, sanatoria con silenzio assenso
Salva casa, sanatoria con silenzio assenso
Gli uffici comunali dovranno pronunciarsi in 45 o 30 giorni. Senza risposta l’istanza si considererà accolta. L’aula di Montecitorio ha dato il primo ok al decreto. Ora il testo va al Senato

di di Francesco Cerisano 20/07/2024 02:00

Salva casa con silenzio assenso. Gli uffici comunali avranno 45 giorni di tempo per pronunciarsi con provvedimento motivato sulle richieste di permesso in sanatoria. E per le segnalazioni di inizio attività i tempi saranno ancora più stretti: 30 giorni.

Se gli uffici non risponderanno entro questi termini le richieste dovranno intendersi accolte e i proprietari saranno titolati a eseguire i lavori. Non solo. Eventuali determinazioni degli uffici comunali che dovessero arrivare fuori tempo massimo si considereranno inefficaci.

Se gli interessati lo richiederanno, le amministrazioni comunali saranno tenute a rilasciare in via telematica una dichiarazione che attesti il decorso dei termini del procedimento e l’intervenuta formazione dei titoli abilitativi. Trascorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, ci si potrà rivolgere al giudice amministrativo per chiedere l’accertamento dell'obbligo di provvedere da parte dell’amministrazione.

E’ questa la ricetta taglia-burocrazia contenuta nel decreto Salva casa (dl n.69/2024) che ieri ha ricevuto il primo via libera (come 155 voti a favore, 79 contrari e 9 astenuti) dall’aula della Camera. Ora il testo passerà al Senato per il varo definitivo che dovrà arrivare entro il 28 luglio. “Una rivoluzione liberale che semplifica la vita a milioni di cittadini italiani ostaggi della burocrazia” secondo il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Mentre le opposizioni parlano di “condono mascherato” e puntano l’indice contro lo sconto delle sanzioni introdotto in commissione alla Camera che, unitamente alla semplificazione dei calcoli per l’oblazione, dovrebbe rendere ancora più appetibile la sanatoria.

L’oblazione

In caso di interventi realizzati in parziale difformità dal permesso di costruire e in caso di variazioni essenziali, i comuni non dovranno più mandare la pratica all'Agenzia delle entrate per far quantificare l'aumento del valore venale dell’immobile conseguente alla realizzazione degli interventi, quale parametro su cui calcolare l’oblazione in misura doppia rispetto all’aumento stesso. La sanzione da pagare sarà pari al doppio del contributo di costruzione incrementato del 20% se l’intervento è soggetto a oneri.

Se l’intervento non è soggetto a oneri si pagherà una somma pari al contributo di costruzione (questa volta non raddoppiato) incrementato del 20%.L’incremento del 20% non si applicherà nei casi in cui l'intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda (doppia conformità).

Per gli interventi meno “gravi” ossia eseguiti in assenza di Scia o in difformità da essa, l’oblazione sarà pari al doppio dell’aumento del valore venale dell'immobile valutato dall'agenzia del territorio, in una misura non inferiore a euro 1.032 e non superiore a euro 10.328. Nei casi in cui l'intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda, l’oblazione da pagare andrà da un minimo di 516 a un massimo di 5.164 euro.

Salva Milano

Resta ancora incerta la sorte della norma Salva Milano, ossia la controversa sanatoria che avrebbe dovuto mettere al sicuro un centinaio di cantieri del capoluogo lombardo finiti nel mirino delle procure per presunti abusi edilizi.

La riformulazione governativa dell’emendamento della Lega non è entrata nel dl Salva Casa perché avrebbe messo a rischio l’approvazione del decreto legge entro i termini, ma ora, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sembra sfumata del tutto anche la possibilità che trovi posto nel decreto Infrastrutture (dl n.89/2024) pronto per l’esame di Montecitorio.

Oltre all’estraneità contenutistica della norma rispetto all’impianto del dl Infrastrutture, sono ancora tante le incertezze su un testo che continua a creare mal di pancia in primis nel Pd, partito del sindaco di Milano Beppe Sala. “Abbiamo provato in ogni maniera ad aiutare Sala ma per essere aiutati bisogna volersi far aiutare”, ha sbottato ieri Salvini. “Non va mai bene niente al sindaco Sala: ci mandassero qualcosa, finora il Pd non ha proposto nulla”.

Intanto a Milano i cantieri restano fermi e, in attesa di capire il destino della norma, palazzo Marino sta pensando di riaprire il Piano di governo del territorio.

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