Poste, Giorgetti: se il Mef cede la sua quota, introiti per circa 4,4 miliardi
Poste, Giorgetti: se il Mef cede la sua quota, introiti per circa 4,4 miliardi
Le operazioni di dismissione che il governo metterà in atto, per avere un introito di circa 20 miliardi in tre anni, come riporta la Nadef “non prevedono, in nessun caso, la cessione del controllo da parte del Mef sulle società interessate, ma solo di quote di minoranza", ha detto il ministro in audizione alla Camera

di Redazione Roma 27/03/2024 18:00

Il dossier dismissione di Poste è caldo e il governo ha bisogno di risorse fresche proveniente dal pacchetto di cessione delle quote delle partecipate. Le operazioni di dismissione che il governo metterà in atto, per avere un introito di circa 20 miliardi in tre anni, come riporta la Nadef “non prevedono, in nessun caso, la cessione del controllo da parte del Mef sulle società interessate, ma solo di quote di minoranza, in linea con le più recenti esperienze realizzate nel nostro paese”, ha detto il ministro dell’economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in audizione nelle Commissioni bilancio e trasporti della Camera sull’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel capitale di Poste italiane Spa. “Il perseguimento di un approccio secondo questa linea di indirizzo consentirà da un lato, il mantenimento di un presidio pubblico a tutela di settori e interessi pubblici strategici e, dall’altro, il rafforzamento, la valorizzazione e lo sviluppo delle società interessate, che sarà favorito dall’apertura del capitale ad azionisti terzi o dall’ampliamento del flottante nel caso delle società quotate”. 

Non rientra in questo quadro la gestione di Monte dei Paschi di Siena “rispetto alla quale esiste uno specifico impegno nei confronti della Commissione Europea alla dismissione del controllo da parte dello Stato”. Se il Mef dovesse cedere l’intera quota detenuta direttamente in Poste Italiane, pari al 29%, l’introito si aggira attorno a 4,4 miliardi di euro. “Sotto il profilo finanziario, le risorse che potranno essere ottenute dalla realizzazione dell’operazione dipenderanno dall’ammontare della quota che sarà collocata sul mercato. Laddove si procedesse alla cessione dell’intera partecipazione direttamente detenuta dal Mef, ferme rimanendo le valutazioni che potranno essere effettuate in merito al mantenimento della partecipazione pubblica maggioritaria nel capitale, il controvalore desunto sulla base dei più recenti dati di mercato disponibili potrebbe ammontare a circa 4,4 miliardi. Valore, tuttavia, che non può prescindere dalla tempistica di realizzazione dell’operazione, che va inquadrata nell’orizzonte triennale 2024-2026”. 

Il Mef vuole compiere l'operazione puntando a massimizzare gli introiti

“Il Mef realizzerà l’operazione nel momento più adeguato alla massimizzazione dell’introito realizzabile, cercando di conciliare le condizioni del mercato con le esigenze di finanza pubblica”. La cessione della quota del Mef in Poste attualmente è prevista all’interno del triennio 2024-2026, il periodo coperto dalla Nadef. Ma “alla luce dell’aggiornamento delle previsioni che sarà operato a breve con la pubblicazione del Def, valuteremo l’opportunità di modificare la tempistica prevista per conseguire un profilo del rapporto debito/PIL coerente con gli impegni programmatici già prestabiliti”. 

 Gli introiti dalla cessione della quota del Mef in Poste Italiane consentirà di ridurre il debito pubblico con conseguente risparmio in termini di spesa per interessi valutabile in circa 200 milioni di euro l’anno. “La valutazione complessiva dell’operazione deve tenere conto – ha spiegato il Ministro – sia del fatto che le risorse ottenibili dalla dismissione si concretizzeranno in una riduzione del debito pubblico che, a sua volta, consentirà di ottenere un risparmio in termini di spesa per interessi passivi pari a circa 200 milioni annui; ma anche degli effetti positivi sulle performance aziendali connesse a tali operazioni”. 

Cedere Poste rafforzerà il titolo sul mercato, dice il ministro 

L’operazione di cessione della quota del Mef in Poste Italiane “consentirà di accrescere ulteriormente il flottante, ampliando la compagine azionaria anche a nuovi investitori qualificati così da realizzare un prevedibile rafforzamento del titolo e un conseguente beneficio per lo Stato”. “In un quadro più generale, è opportuno considerare anche gli effetti dell’operazione sulla fiducia degli investitori istituzionali nazionali ed esteri verso l’Italia, che potrebbero risultare in un miglioramento dell’appetibilità del debito pubblico, con conseguenti effetti positivi in termini di riduzione dello spread e del costo del debito”. 

“Il Piano industriale di Poste Italiane presentato lo scorso 20 marzo dalla società non contempla alcun impatto negativo” in termini di effetti sull’occupazione dalla cessione dellas quota del Mef “ma sarà cura del Governo monitorare le decisioni aziendali, al fine di garantirne la salvaguardia” ha aggiunto Giorgetti. “Ritengo pertanto che l’operazione di dismissione della partecipazione in Poste Italiane, se analizzata in maniera compiuta e da diversi angoli di visione, non possa non risultare conveniente e utile nella realizzazione del programma di dismissioni presentato dal Governo”.

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