Pnrr, regioni sul piede di guerra per i tagli alla sanità
Pnrr, regioni sul piede di guerra per i tagli alla sanità
 I governatori hanno messo a punto un pacchetto di emendamenti al decreto legge in cui chiedono al governo un dietrofront sulla rimodulazione dei fondi. Fitto: nessun taglio

di di Francesco Cerisano 23/03/2024 02:00

Regioni sul piede di guerra per i presunti tagli alla sanità nel decreto Pnrr. La Conferenza dei governatori ha preparato un pacchetto di emendamenti al decreto legge n.19/2024 in cui si chiede espressamente l’abrogazione della norma della discordia. Ossia quel comma 13 dell’articolo 1 che contiene lo spostamento della misura “Verso un ospedale sicuro e sostenibile” dal Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc) ai progetti finanziati dall’articolo 20 della legge n.67/1988 

Per il ministro Raffaele Fitto, i fondi “sono stati spostati dal Pnrr e riportati esattamente dove erano prima della stesura iniziale del Piano, perché non sarebbero stati completati e collaudati entro il 2026.” Ma le regioni, nella relazione illustrativa dell’emendamento abrogativo che verrà depositato in commissione bilancio della Camera, si lamentano per la cancellazione di risorse pari a 1,2 miliardi di euro già assegnati. Fondi, secondo i governatori, non compensati da risorse sostitutive perché le regioni “hanno già attivato la propria programmazione regionale e sviluppato rilevanti progetti di edilizia sanitaria che sono in avanzato stato di definizione”.

Per la Conferenza delle regioni, che ha messo a punto gli emendamenti, tutta la norma sui rifinanziamenti costituisce, quindi, una lesione “non solo del principio di leale collaborazione tra governo e regioni e province autonome, sancito nella Carta Costituzionale, ma anche del principio dell’autonomia programmatoria” degli enti territoriali.

“E’ indispensabile”, scrive la Conferenza, “che i resti della programmazione originaria Pnrr/Pnc vengano correttamente individuati e quindi gestiti dalle regioni in collaborazione con la Direzione della Programmazione sanitaria del ministero della Salute”.

Il ministro Fitto mercoledì aveva difeso la scelta operata dal governo sugli investimenti in sanità. “Il decreto non ha operato nessuna riduzione delle risorse, ma ha soltanto provveduto a rimodulare le fonti di finanziamento, riallocando i progetti che, per ritardi e criticità attuative, non potevano essere conclusi e rendicontati nei termini e secondo le modalità previste dal Pnrr e dal Pnc e che prescrivono il collaudo degli interventi entro il mese di giugno 2026.”

Fitto ha anche contestato i dati della Corte conti secondo cui il totale delle risorse ancora da spendere a valere sul fondo previsto dalla legge n.67/1988 (che ha istituito un programma pluriennale di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico) ammonterebbe a 9,9 miliardi al 31 dicembre 2023. Fondi assegnati alle regioni e disponibili per la sottoscrizione di accordi di programma ma che gli enti territoriali non riescono a spendere anche perché condizionati alla disponibilità di spazi finanziari adeguati.

“In relazione alle risorse del Fondo ex art. 20 della legge n. 67 del 1988, lo scorso 18 marzo ho incontrato insieme al ministro della salute Orazio Schillaci tutte le regioni. Nel corso dell’incontro, è emerso che allo stato risultano sottoscritti Accordi di programma per 15,8 miliardi di euro. Inoltre, è emerso che risultano in corso di sottoscrizione Accordi di Programma per 1,4 miliardi di euro, in corso di istruttoria Accordi di Programma per 2,4 miliardi di euro e 2 miliardi di euro di interventi individuati con delibere di giunta regionale. Dall’istruttoria è emerso quindi che ad oggi residuano 2,2 miliardi euro liberi e per i quali non risulta alcuna proposta o richiesta di impiego da parte delle regioni”, ha chiarito il ministro.

Per Fitto, invece, il problema è un altro: il forte ritardo nella spesa dei fondi Pnrr che caratterizza il settore sanitario. “Alla data del 31 dicembre 2023, su un totale di 1,650 miliardi di euro, originariamente assegnati dal Pnrr, risultavano spesi soltanto 99,65 milioni di euro. È su questo dato che bisognerebbe riflettere”. Il ministro ha annunciato che nei prossimi giorni il governo attiverà uno specifico confronto con le regioni finalizzato all’esatta individuazione degli interventi finanziati con le tre differenti fonti: Pnrr, Pnc e fondo ex art. 20 della legge n. 67 del 1988.

Assunzioni di dirigenti

Tra gli emendamenti considerati prioritari dai governatori va segnalato quello sul rafforzamento della capacità amministrativa sia in tema di personale che di assistenza tecnica. Gli enti chiedono non solo di reclutare personale a tempo determinato con qualifica dirigenziale per l’attuazione del Pnrr ma puntano a consentire alle società in house regionali di assumere personale con contratto a tempo determinato per svolgere le attività di supporto tecnico-operativo a favore delle amministrazioni.

Infine, si propone che i contratti di collaborazione stipulati con professionisti ed esperti a supporto delle amministrazioni, non solo possano eccedere la durata di trentasei mesi ma possano essere rinnovati e/o prorogati anche più di una volta, purché nei limiti della durata massima del progetto”. La misura si giustifica sulla base del fatto che la maggior parte dei contratti sottoscritti con gli esperti/professionisti Pnrr sono già stati rinnovati o prorogati una volta e scadranno il 31.12.2024, a fronte di una durata del Progetto stabilita inizialmente al 31.12.2025 e ad oggi prorogata al 30.06.2026.

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