Piano Mattei, le fiere italiane costruiranno siti espositivi in Africa
Piano Mattei, le fiere italiane costruiranno siti espositivi in Africa
Il presidente dell’Aefi, Maurizio Danese, rivela la trattativa in atto col governo Meloni. Al vaglio investimenti in Nord Africa e nuovi eventi espositivi nei paesi focus

di di Luigi Chiarello 27/03/2024 02:00

Il Piano Mattei porterà le fiere italiane a investire in Nord Africa. Non solo per organizzare manifestazioni nei nove paesi focus: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia. Ma anche per costruire direttamente in loco uno o più poli espositivi. A cominciare dal Nord Africa. Lo rivela a ItaliaOggi, Maurizio Danese, presidente di Aefi, l’associazione esposizioni e fiere italiane, che riunisce 50 operatori fieristici con 42 quartieri e una superficie espositiva complessiva di 4,2 mln di metri quadrati. Su cui si tengono mille manifestazioni l’anno.

Domanda. Il settore fieristico ha subito due forti choc: la pandemia e i contraccolpi legati all’invasione russa dell’Ucraina. Tutto ciò ha generato costi extra per le fiere. Oggi, le imprese espositrici registrano rincari in tutte le manifestazioni.

Risposta. Il momento, molto difficile, dovuto alla pandemia è stato brillantemente superato. Eravamo preoccupati sia per la possibile sostituzione delle fiere col digitale, sia per la possibilità che il comparto non recuperasse più dopo la catastrofe Covid. I bilanci pubblicati in questi giorni dalle società quotate dimostrano la ripresa. Vale per Fiera Milano, vale per Italian Exhibition Group (Ieg): emergono utili molto importanti e una ripresa dei fatturati. Il che rispecchia tutto il panorama fieristico.

D. Va bene, ma i costi sono caduti a valle?

R. Guardi, abbiamo dovuto assorbire nel 2022/23 molti costi generati dagli eventi da lei citati, che non siamo riusciti a trasportare nei prezzi di vendita. Questi sono stati leggermente ritoccati per allinearli all’inflazione; ma non siamo riusciti a scaricare sui clienti finali il costo dell’energia. Anche perché le fiere hanno contratti pluriennali o siglati da mesi.

D. Queste crisi hanno generato opportunità?

R. Una. Con la pandemia le fiere hanno dovuto parlarsi tra loro; sono nati rapporti che oggi possono portare a operazioni da fare assieme.

D. Però, a guardare il calendario fieristico, emergono contraddizioni e sovrapposizioni di date: Macfrut e Cibus, ad esempio, si tengono negli stessi giorni: 8-10 maggio a Rimini, il primo; 7-10 maggio a Parma il secondo. Questo rende la vita difficile a parte degli espositori. Come mai accade?

R. Le aziende sono fatte di persone; oltre alle volontà politiche tese al coordinamento esistono le loro scelte, su cui non entro. Ciò che vedo è che le fiere stanno dialogando moltissimo tra loro. Una volta si pensava al proprio campanile rispetto a quello della società concorrente. Oggi il vero obiettivo che le fiere puntano a sviluppare è un mercato che ancora non facciamo: l’estero.

D. Lo spieghi meglio.

R. Aefi oggi ha una cinquantina di associati. Le 5 fiere più importanti dell’associazione drenano dall’estero solo il 5% del loro fatturato. I competitor francesi e tedeschi fanno circa il 30%; gli inglesi l’80%, anche se loro non hanno un quartiere fieristico da gestire. Abbiamo un enorme gap da recuperare, un mercato potenziale enorme, stiamo lasciando grande spazio all’italian sounding. Per cui è necessario che le fiere lavorino assieme per andare sui mercati esteri. Francamente, non guardiamo più tanto al campanile del vicino, ma a un territorio enorme che non stiamo presidiando: il mercato estero. E’ necessario che le fiere dialoghino per far sistema su eventi e veicoli a disposizione. Su questa partita stiamo lavorando col governo.

D. Parliamo del Piano Mattei. Ci sono possibilità per le fiere nel continente africano?

R. Nel cda di Aefi parliamo di questo. Stiamo dialogando col governo e con l’ambasciatore Fabrizio Saggio (consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, ambasciatore a Tunisi, coordinatore della struttura di missione del piano Mattei, ndr) per organizzare manifestazioni in quell’area e valutare investimenti infrastrutturali che possano essere fatti assieme.

D. Le fiere italiane potrebbero investire nella creazione di siti espositivi?

R. Stiamo valutando la cosa, perché c’è la possibilità, la volontà, l’opportunità di investire in uno dei nove paesi del Piano Mattei. Il Nord Africa è l’area privilegiata.

D. Il Metaverso ha creato problemi?

R. No. Era un potenziale ‘nemico’, in realtà è già passato.

D. Società di scopo come VPE (Verona Parma Exhibitions), lo strumento messo in campo da Veronafiere e Fiere di Parma e poi archiviato, sono ancora uno strumento possibile per generare convergenze nel paese. O l’esperienza è stata troppo fallimentare?

R. Lo strumento non funzionava e abbiamo deciso di chiuderlo. Nulla di negativo sul piano dei rapporti tra le due società. È replicabile? Come per tutte le cose, dipende da cosa comperi, che attività hai intenzione di fare, ecc.

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