Pagamenti digitali, il futuro di Satispay è nel welfare
Pagamenti digitali, il futuro di Satispay è nel welfare
Nel podcast Il Marketing Oggi, il ceo Alberto Dalmasso anticipa la strategia dell’app di pagamenti digitali. I servizi diversificheranno ancora, tra offerte d’investimento e previdenza complementare

di di Marco A. Capisani 26/03/2024 02:00

Dopo la paghetta digitale, Satispay continuerà il suo percorso di crescita puntando sui minorenni. Nella sua strategia per i prossimi anni, c’è l’intenzione di accompagnarli nel tempo quando, crescendo, entreranno nel mondo del lavoro e potranno non solo aver creato un salvadanaio virtuale, con i soldi versati dai genitori, ma avranno anche la possibilità d’investire i loro risparmi nel lungo periodo, beneficiando degli interessi e senza dover vincolare il capitale

La società cofondata nel 2013 e guidata dal ceo Alberto Dalmasso, quindi, pianifica in futuro di attrezzarsi con ulteriori licenze finanziarie ma non solo: in aggiunta vuole «continuare a intrigare i ragazzi sul concetto di risparmio arrivando a creare una vera e propria piattaforma di welfare a 360°. L’idea è fornire alle aziende, per cui i giovani lavoreranno, sia l’attuale servizio dei buoni pasto, o in futuro di altri fringe benefit, sia soprattutto l’opportunità di sfruttare al meglio tutte quelle somme defiscalizzate che i datori di lavoro sono portati, sempre più spesso, a dare ai loro dipendenti. Somme che possono essere investite nei fondi pensione, con Satispay che potrà essere il distributore di questi fondi», ha spiegato lo stesso Dalmasso durante l’ultima puntata de Il Marketing Oggi, il podcast gratuito di ItaliaOggi in uscita ogni martedì su Spotify, Apple Podcasts e Amazon Music.

Due i binari di sviluppo


Nell’orizzonte dell’app di pagamenti e trasferimento di denaro digitali con 4,4 milioni di utenti totali, ci sono dunque un piano d’investimento legato al servizio del salvadanaio digitale, per cui «il primo incentivo a fidarsi e a continuare a mettere da parte è lasciare la libertà di poter svincolare i risparmi, se necessario», ha sottolineato Dalmasso, e poi una piattaforma di welfare a 360° che «è forse un modo di chiudere il cerchio, insegnando che se si risparmia una somma nel salvadanaio digitale e la si destina a un fondo pensione, per esempio, si può beneficiare di risparmi fiscali fino a 5 mila euro investiti. Vantaggio che ancora troppa gente ignora come ulteriore stimolo a tutelare i propri futuri introiti».

Nuovi concorrenti in arrivo

Nuovi servizi in vista per Satispay ma in un mercato dei pagamenti digitali in costante e rapida evoluzione, dove non si esclude che debuttino colossi tecnologici, che nascono in altri settori, come per esempio Apple, Samsung o Amazon.

A quel punto come potrà difendersi Satispay? «Noi crediamo che il mondo dei servizi fintech vedrà molti campioni locali. Lo stiamo notando in giro per il mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove molte super app locali sono diventate in assoluto gli strumenti più utilizzati», ha risposto Dalmasso. «C'è da servire bisogni specifici locali mentre i grandi campioni internazionali dispongono di servizi che, più o meno, sono standardizzati. Una società come Satispay, invece, ha la stessa capacità di sviluppare prodotti e lanciarli sul mercato ma può essere più innovativa di una Amazon, perché più piccola e veloce. Questo ci consente di individuare prima di un operatore degli Stati Uniti cosa vuole un europeo, cosa desidera un italiano».

L’avvertimento di Dalmasso e il ruolo dell’Europa

C’è comunque un avvertimento che Dalmasso lancia sul futuro del mercato europeo: «l'Europa e gli Stati membri devono fare un salto di consapevolezza sul fronte dell'innovazione. Lo devono fare oggi perché ci troviamo in un momento in cui, inevitabilmente, gli investimenti in startup innovative avranno un freno, visto l’elevato livello dei tassi d’interesse e visto che ci si muove verso investimenti diversi, più a breve termine, più sicuri. Va poi tenuta a mente la fortissima accelerazione di Stati Uniti e Cina nello sviluppare l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie in generale», ricorda il ceo di Satispay.

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«L'Europa ha pochi giganti in grado di offrire servizi in tutto il mondo o anche solo a tutti i cittadini europei. Deve fare allora quello che è stato fatto dai vari Stati membri negli ultimi 15 anni, Italia compresa, che ha incentivato gli investimenti nelle startup innovative, creato regimi di stock option per dare azioni ai dipendenti. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per crescere e raggiungere pesi complessivamente significativi», ha proseguito Dalmasso. «Sul fronte degli investimenti alle startup, per esempio, in Italia è prevista una deducibilità dell'investimento in startup fino a 15 milioni di euro. Ecco, magari questa normativa poteva aver senso anni fa. Oggi le startup, quando raccolgono capitali, raccolgono centinaia di milioni».

In conclusione va bene favorire le startup ma, a giudizio di Dalmasso, è fondamentale in parallelo far crescere pure le scale-up: «l’Europa fa bene a sanzionare i grandi giganti, quando non rispettano le logiche della concorrenza, ma il suo compito è anche far nascere dei giganti fintech europei. Altrimenti», ha concluso Dalmasso, «l'Europa subirà 10 anni di ritardo che diventano un gap insormontabile nel mondo d'oggi».

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