Niente autonomia differenziata senza Lep
Niente autonomia differenziata senza Lep
Saranno 15 (su 23 complessive) le materie di competenza concorrente Stato-regioni su cui i livelli essenziali delle prestazioni dovranno essere assicurati su tutto il territorio nazionale

di di Francesco Cerisano 18/11/2023 00:14

Niente autonomia differenziata senza Lep. E niente Lep senza le risorse finanziarie che serviranno a garantirli. Saranno 15 (su 23 complessive) le materie di competenza concorrente Stato-regioni su cui i livelli essenziali delle prestazioni dovranno essere assicurati su tutto il territorio nazionale: organizzazione della giustizia di pace, istruzione, tutela dell'ambiente e dei beni culturali, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, ricerca scientifica e tecnologica, tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, governo del territorio, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, ordinamento della comunicazione, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali.

E' questa la strada intrapresa dal ministro per gli affari regionali Roberto Calderoli a cui il Comitato per la definizione dei Lep (Clep) presieduto dal professor Sabino Casse se ha consegnato la relazione conclusiva (753 pagine) frutto di un lavoro di 6 mesi. La relazione, portata da Calderoli in cabina di regia dopo il consiglio dei ministri di giovedì, è stata inviata ai ministeri, alle regioni, province e comuni e verrà trasmessa al Parlamento e alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard.

La Commissione Cassese ha così circoscritto il novero delle materie su cui dovranno essere garantiti i Lep, escludendo le 8 materie che non attengono a diritti sociali e civili e quindi non hanno bisogno di Lep. E ora, su indicazione di Calderoli, andrà avanti a lavorare per individuare tutti i Lep anche nelle materie non di competenza concorrente, ma di competenza esclusiva statale o regionale.

Non appena definiti Lep, costi e fabbisogni, (il governo avrà 24 mesi di tempo dall'entrata in vigore del ddl Calderoli) ciascuna regione che ha già domandato, o è intenzionata a domandare, maggiori margini di autonomia si renderà conto se ha a bilancio le risorse necessarie per chiedere la devoluzione di una determinata materia. In assenza di una definizione di Lep e delle relative risorse, tale materia non si potrà trasferire.

Questa clausola di salvaguardia per i conti pubblici è contenuta nel subemendamento bipartisan all'art.3 del ddl, presentato congiuntamente da tutta la maggioranza e firmato da Mario Occhiuto (Forza Italia) come pure da Mariastella Gelmini (Azione), nonostante appartenga all'opposizione, e approvato dalla commissione affari costituzionali del Senato che ha concluso i lavori martedì scorso (14 novembre) dopo oltre 110 sedute tra sede referente e consultiva, 60 audizioni, centinaia di proposte emendative esaminate e un'ottantina approvate, 44 delle quali delle opposizioni. Martedì prossimo (21 novembre) la Commissione darà mandato ai relatori Costanzo Della Porta (FdI) e Paolo Tosato (Lega) a riferire in aula.

Il subemendamento punta a scongiurare fughe in avanti sull'autonomia differenziata a danno soprattutto del Sud. Ma il punto di caduta raggiunto in commissione da Mario Occhiuto non basta al fratello Roberto, governatore della Calabria che ha messo in guardia: “Temo che il primo vagone del treno, quello con la legge sull'autonomia, arrivi puntuale in stazione mentre gli altri vagoni, che contengono il finanziamento dei Lep e il meccanismo di perequazione, finiscano su un binario morto. Senza il finanziamento dei Lep e senza il fondo perequativo, destinato ai territori con minore capacità fiscale pro-capite i vantaggi per il Mezzogiorno sarebbero pochi”.

Perequazione garantita dal Pnrr

La perequazione, punto cruciale nel dibattito tra sostenitori e detrattori della riforma, in realtà è tutt'altro che assente dal ddl Calderoli. Anzi, osserva il ministro, risulta rafforzata per effetto degli emendamenti approvati in commissione. Il fondo perequativo che debutterà nel 2027 sarà alimentato da una quota di compartecipazione Iva idonea a garantire in ciascuna regione il finanziamento integrale di sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale. Nel primo anno di funzionamento del fondo perequativo, tali spese saranno computate in base ai valori di spesa storica e dei costi standard, se stabiliti; nei successivi quattro anni dovranno gradualmente convergere verso i costi standard. Gli emendamenti approvati all'art.9 del ddl mettono in cassaforte questo meccanismo (già previsto dal dlgs 68/2011) e lo associano al Pnrr che a questo riguardo ha una milestone ad hoc legata all'attuazione della legge delega fiscale (legge n.111/2023)

L'ultimo miglio

Una volta definiti i Lep, quantificate le risorse ed assegnate alle regioni, bisognerà monitorare come vengono spesi i fondi. Di qui l'importanza del cosiddetto “ultimo miglio” che per Cassese e Calderoli è essenziale. “L'autonomia differenziata servirà a verificare la capacità amministrativa delle regioni. E' inutile chiedere risorse senza essere in grado di dimostrare come vengono spese e che risultati si ottengono. Ciò a cui vogliamo arrivare con la riforma è proprio una responsabilizzazione della classe amministrativa, che ovviamente andrà a beneficio dei cittadini”, ha osservato il ministro.