Multinazionali, in fuga 8 mld di Ires
Multinazionali, in fuga 8 mld di Ires
L’Italia perde il 20% del gettito dell’imposta sul reddito delle società a causa del trasferimento dei profitti delle multinazionali, una percentuale che tradotta in cifre supera gli 8 miliardi di euro ogni anno. Il 36% dei profitti delle multinazionali

di di Matteo Rizzi 27/07/2022 07:34

L'Italia perde il 20% del gettito dell'imposta sul reddito delle società a causa del trasferimento dei profitti delle multinazionali, una percentuale che tradotta in cifre supera gli 8 miliardi di euro ogni anno. Il 36% dei profitti delle multinazionali viene infatti spostato verso paradisi fiscali a livello globale. E i paesi non paradisi dell'Unione Europea, come il nostro, sono quelli che perdono di più a causa di questo fenomeno. Sono i risultati, in rialzo, della celebre ricerca The Missing Profits of Nations (I profitti persi delle nazioni) dei ricercatori Zucman, Tørsløv e Wier, aggiornata grazie a nuovi dati macroeconomici sulle affiliate estere pubblicati a livello internazionale.

La ricerca calcola come cambia la localizzazione degli utili societari se i profitti spostati fossero ri-allocati nei paesi di origine. Gli utili dichiarati nei paesi dell'Unione europea ad alta tassazione aumentano così in media del 20%, negli Stati Uniti del 10% e nei paesi in via di sviluppo del 5%, mentre diminuirebbero del 55% nei paradisi fiscali. Le multinazionali statunitensi, tra l'altro, spostano il doppio dei profitti rispetto alle altre multinazionali in relazione all'entità dei loro guadagni all'estero.

Mentre la maggior parte dei profitti viene inizialmente trasferito dall'Unione Europea verso i paradisi fiscali dell'Ue, i dati bilaterali rivelano che circa la metà dei profitti spostati finiscono infine in paradisi fiscali non Ue. In sintesi: uno schema chiave che emerge dall'analisi è quello di un ampio spostamento dei profitti dai paesi ad alta tassazione dell'Ue, spesso da parte delle multinazionali Usa, prima verso paradisi fiscali europei come il Lussemburgo o i Paesi Bassi, e poi, alla fine, verso centri offshore non Ue come le Bermuda. I governi dei paradisi fiscali traggono notevoli vantaggi da questo fenomeno: tassando la enorme quantità di profitti che attraggono con aliquote basse, generano più entrate fiscali, come frazione del loro reddito nazionale, rispetto ai paesi che applicano aliquote più alte.

Secondo le stime, inoltre, circa la metà dei profitti trasferiti a livello globale arricchisce le tasche degli azionisti delle multinazionali statunitensi (molti dei quali, ma non tutti, sono americani). Poiché la proprietà azionaria è concentrata, il trasferimento dei profitti riduce quindi l'aliquota fiscale effettiva dei soggetti più benestanti, il che può contribuire ulteriormente ad aumentare la disuguaglianza.