Il ministero dell'Economia e delle Finanze avvia la privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena. E riesce nel giro di poche ore a vendere il 25% del capitale attraverso un collocamento accelerato, accelerated bookbuilding, di 314.922.429 azioni ordinarie della banca. Non solo, con una domanda di oltre cinque volte superiore all'ammontare iniziale, l'offerta è stata rivista dal 20 al 25%, portando il Mef più vicino all'impegno preso con la Bruxelles di uscire dal capitale del Monte entro la fine del 2024.
Lo Stato ha vendute la sua quota a 2,92 euro per azione per un totale di circa 920 milioni. Il corrispettivo incorpora uno sconto del 4,9% rispetto al prezzo di chiusura di ieri delle azioni della banca ed è superiore di quasi il 50% rispetto al prezzo di sottoscrizione dell'aumento del capitale sociale della banca realizzato nel novembre 2022. A due ore dall'apertura il titolo tratta in calo del 6,84% a 2,862 euro per azione. BofA Securities, Jefferies e Ubs Investment Bank hanno agito nel ruolo dijoint global coordinators e joint book runners. Con loro il Mef si èimpegnato a non vendere sul mercato ulteriori azioni B.Mps per un periododi 90 giorni.
A seguito della cessione, la partecipazione dello Stato scenderà dal 64,23 a circa il 39,23%. L'operazione verrà regolata giovedì 23novembre, da lì gli azionisti con in pancia una quota rilevante del capitale dovranno darne comunicazione alla Consob entro pochi giorni. Solo allora si avrà un quadro chiaro del nuovo azionariato di Rocca Salimbeni. Secondo il sito dell'Autorità il governo era l'unico azionista rilevante, mentre gli altri non superavano il 3% del capitale. Secondo fonti finanziarie vicine a MF-Milano Finanza, il collocamento avrebbe coinvolto quasi esclusivamente investitori istituzionali internazionali e italiani, alcuni dei quali già azionisti di Mps. Marginale o del tutto assente il retail. Sembra dunque che lo scenario non sia troppo diverso dall'ultimo aumento di capitale da 2,5 miliardi dell'anno scorso.
Alla fine del processo di privatizzazione, il Governo auspica a trovare un partner bancario che rilevi la quota di maggioranza dell'istituto guidato da Luigi Lovaglio. Banco Bpm resta il candidato principale per creare un terzo polo bancario, dietro ai colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit. Anche quest'ultima potrebbe approfittare della discesa del Mef per farsi avanti, ma è piuttosto improbabile che una decisione di tale calibro venga presa prima del rinnovo del cda, in primavera. Per il momento tutti i principali player bancari escludono un interessamento, inclusa Bper che a lungo aveva accarezzato l'idea. Difficile pensare, infine, che possa essere Unipol a risolvere il risiko, dato che, come ha di recente dichiarato l'ad Cimbri, per il momento il focus è sulle partecipazioni in B.Sondrio e Bper.