È stata una gestazione lunga, quella della riorganizzazione del ministero dell'istruzione, università e ricerca, che è approdata con le nomine sulle direzioni generali alla Corte dei conti solo agli inizi di agosto, alla vigilia della crisi di governo. E che ora risulta ancora bloccata alla Corte per il controllo di legittimità. Sono dunque bloccati i decreti di nomina dei direttori scolastici, sia centrali che regionali. E al Miur, in attesa di conoscere eventuali rilievi, si dà ormai per scontato, salvo sorprese, che saranno tutti rivisti e ridefiniti dal nuovo ministro dell'istruzione e università e ricerca, Lorenzo Fioramonti. Del resto, conosce bene uomini e macchina del ministero di cui è stato fino alla scorsa settimana viceministro. La discontinuità che ha promesso sul suo ministero potrà dunque misurarsi anche sulle posizioni apicali centrali che regionali. Certamente riguarderà il gabinetto, con un nuovo capo al posto di Giuseppe Chinè, consigliere di stato, con un'ampia esperienza alle spalle (capo di gabinetto con Giulio Tremonti al ministero dell'Economia, dove è rimasto anche con Mario Monti, dal 2013 alla Salute al fianco di Beatrice Lorenzin). Nuovi anche i sottosegretari in arrivo: tramontata la conferma del pentastellato Salvatore Giuliano, in pole sono dati Anna Ascani, giovane deputata del Pd, insegnante, che ha competenze trasversali a scuola e università ed è considerata vicina a Matteo Renzi. Sul fronte pentastellato, dovrebbe spuntarla Lucia Azzolina, deputata della commissione cultura, anch'essa docente che conosce il mondo del precariato. Ancora in campo Francesco D'Uva, capogruppo M5s alla camera.