Le ragioni del patto. Calenda: impedire alla destra di farci fare la fine del Venezuela. Letta: ora la partita è aperta
Le ragioni del patto. Calenda: impedire alla destra di farci fare la fine del Venezuela. Letta: ora la partita è aperta
Benedetto Della Vedova, leader di Più Europa: Il nostro non è proprio un matrimonio, al massimo un`unione civile

03/08/2022 12:04

"Sono stato combattuto tra due sentimenti: quello di andare da solo, preservando la purezza delle nostre idee, e quello della responsabilità verso il Paese, che rischia di ritrovarsi al governo con una destra che ci farà fare la fine del Venezuela". Lo ha detto, in un'intervista a Repubblica, il leader di Azione, Carlo Calenda a proposito del patto elettorale siglato con il Pd per la corsa alle prossime elezioni. "Con questa legge elettorale andando da soli avremmo regalato trenta collegi alla destra. A noi importava che nessun ex M5S, o chiunque avesse votato contro Draghi, fosse candidato nei collegi. Non potevamo accettarlo", ha aggiunto Calenda sottolineando che nel programma "c'è una cornice atlantista ed europeista che è la premessa di tutto. Il Pnrr sará realizzato in pieno. Niente promesse di bilancio irrealizzabili. Non aumenteremo le tasse. I rigassificatori si faranno, anche per un fatto di sicurezza nazionale. Pure i termovalorizzatori. Investiremo moltissimo sulla scuola, perchè siamo il Paese piú ignorante dopo la Grecia". "Ovviamente sosterremo l'Ucraina, il che significa confermare gli aiuti militari. È la prosecuzione dell'Agenda Draghi. Sono molto soddisfatto"; ha proseguito Calenda precisando che il reddito di cittadinanza non verrà abolito, "ma deve funzionare in modo che anche le agenzie private possano collocare le persone. Ci vorranno dei correttivi: se uno rifiuta il lavoro, perde il sussidio, esattamente quello che voleva fare Draghi". Quanto, infine, al superbonus 110% "ha dato soldi a un sacco di gente ricca. Quel tipo di bonus va cancellato e dovrá essere parametrato alla ricchezza delle persone e a un effettivo risparmio energetico".

Anche il Pd ha fretta di speigare le ragioni che lo hanno spinto nell'abbraccio con Azione e + Europa. "A destra pensavano di avere giá vinto. Ora la partita è aperta, Calenda saprá fare da magnete per i voti del centrodestra", ha detto al Corriere della sera il segretario del Pd, Enrico letta. "Ci ha aiutato lo spirito costruttivo. Le cose complicate alla fine danno piú gioia", ha aggiunto Letta sottolineando che l'intesa "va bene per quello che dice al Paese e perchè genera energie". "Calenda saprá fare da magnete per i voti di centrodestra. Così come noi, con la nostra lista, assieme a Roberto Speranza, avremo un grande successo nell'elettorato di sinistra e di centrosinistra", ha proseguito Letta sottolineando che "se fossimo usciti senza un'intesa avremmo trasmesso il messaggio dei perdenti in partenza, per via della legge elettorale che obbliga ad aggregarsi. Gli altri, di lá, tutti insieme e
noi tutti divisi. No. Sarebbe stato un disastro e la dinamica della campagna sarebbe partita in avvitamento. Invece da oggi è chiaro che siamo in campo per vincere e la dinamica sará positiva. Certo, in numeri precisi sarebbe stato 76 a 24, ma preferisco puntare a conquistarne tanti di seggi piuttosto che distribuire tra i miei tanti collegi perdenti". "Dalle reazioni di Meloni e Salvini capisco che non se l'aspettavano. Scommettevano sul fallimento e sugli aspetti caratteriali, appunto: i commenti stizziti confermano che è stata la scelta giusta. Siamo competitivi e mettiamo paura. Ne approfitto per suggerire al centrodestra di non spartirsi giá i ministeri: Salvini ha prenotato il Viminale, ma è meglio aspettare", ha chiarito il leader dem. Quanto al sostegno all'agenda di Mario Draghi, "nell'accordo il comune sostegno al premier è stato il fattore fondamentale, il luogo di incontro naturale. È un punto di partenza e ci consente un lavoro in continuitá. Ma ogni partito ha la sua autonomia e la settimana prossima con Speranza, con i Democratici e progressisti, presenteremo il nostro programma: guardando al futuro, anche oltre l'agenda, per esempio sui diritti civili. Un progetto che non è piú il governo di unitá nazionale, ma immagina una maggioranza liberale, democratica, europeista, appunto progressista",
ha concluso.

"Il nostro non è proprio un matrimonio...al massimo un`unione civile. E` un`alleanza non di centrosinistra ma di `centro e sinistra` e noi siamo il centro
europeista, riformista e liberaldemocratico. E` un accordo serio che non solo apre ma riapre la campagna elettorale". E' quanto ha detto, invece, il segretario di Più Europa e sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova. "La destra - ha sottolineato - non è più quella che abbiamo conosciuto fino al 2018, che era guidata da un partito del PPE. Questa è una destra guidata da Meloni e Salvini che hanno come riferimento in Europa Orban, Le Pen e che, nel caso di Salvini, ha reiterato le proprie posizioni, diciamo non così negative nei confronti di Putin", ha concluso Della Vedova.