Imposta di soggiorno per tutti
Imposta di soggiorno per tutti
Sarà su base volontarie e finanzierà il turismo, ma anche sicurezza e decoro urbano. Governo e Anci hanno raggiunto l’accordo sulla riforma che darà vita a un tributo di scopo con regole uniformi

di di Francesco Cerisano 13/09/2024 02:00

Imposta di soggiorno su base volontaria. Avrà una disciplina uniforme su tutto il territorio nazionale e potrà essere applicata da tutti i comuni che vorranno istituirla per finanziare il turismo, ma anche il decoro urbano e la sicurezza.

In pratica si trasformerà in un’imposta di scopo a esclusivo carico del turista che non graverà più sugli albergatori i quali non saranno più tenuti a riscuoterla, non essendo qualificabili né come soggetti passivi né tantomeno come sostituti di imposta.

E’ quanto partorito dall’incontro al ministero del turismo tra il ministro Daniela Santanchè, il viceministro all’Economia Maurizio Leo ed il presidente facente funzioni di Anci, Roberto Pella, sul tema della possibile revisione dell’imposta di soggiorno.

Sarà un tavolo tecnico, convocato per la prossima settimana, a studiare le fasce di prezzo per rendere l’imposta proporzionale al costo della stanza.

Il viceministro Leo ha confermato l’intenzione del governo di “razionalizzare gli oneri dichiarativi a carico degli albergatori e allo stesso tempo permettere ai comuni di effettuare i controlli sulla componente finanziaria”. Di qui la necessità di avere “regole uniformi su tutto il territorio nazionale”.

La necessità di distribuire meglio il gettito dell’imposta è stata sottolineata dal ministro Santanché. “L’industria del turismo è importante per il Pil e anche per i comuni e i soldi vanno quindi rilasciati sul settore”, ha osservato. Esautorati gli albergatori bisognerà capire ora come consentire ai comuni, alle prese con strutturali deficit di capacità di riscossione, di incassare un’imposta che già si prospetta ad alto rischio di evasione.

Il presidente di Anci, Roberto Pella, ha apprezzato la decisione di ampliare la platea a tutti i comuni “perché è giusto dare opportunità a tutti gli enti di istituirla”. “Condividiamo il tema della semplificazione e l’esigenza di individuare garanzie per tutelare gli albergatori e i sindaci”, ha proseguito.

“E’ essenziale che la nuova articolazione dell’imposta di soggiorno consenta di far andare risorse non solo al turismo ma anche a fondamentali esigenze dei comuni come la sicurezza o la pulizia delle strade che poi, in ultima istanza, contribuiscono a sostenere il settore turistico. E’ necessario infatti avere occhi di riguardo verso i turisti ma senza dimenticare i cittadini residenti”, ha spiegato Pella che ha ringraziato i ministri Santanché e Leo per aver tenuto fede all’impegno di disegnare la nuova imposta di soggiorno attraverso “un giusto accordo” con le associazioni di settore (incontrate dal governo mercoledì) e con i comuni.

“Siamo disponibili ad andare incontro agli albergatori. L’unica cosa che come Anci chiediamo”, ha puntualizzato il presidente facente funzioni dell’Associazione dei comuni, “è che ai municipi siano garantiti gli stessi introiti che avevano prima e che la nuova disciplina dell’imposta non comporti un aggravio di burocrazia per i sindaci”.

L’obiettivo di Anci e governo è di arrivare a definire le regole della nuova imposta entro la fine del mese di ottobre in modo da farla entrare in vigore dal 2025.

Netta contrarietà all’ipotesi di destinare la tassa di soggiorno a scopi diversi da quelli turistici è stata espressa dal Codacons. “I turisti non possono essere usati come bancomat dai comuni per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno”, ha affermato il presidente Carlo Rienzi.

“Qualsiasi rimodulazione dell’imposta o modifica di destinazione delle risorse dovrà essere vincolata all’obbligo per i comuni di pubblicare in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo il reale utilizzo dei fondi raccolti, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti. Oggi infatti nessuno sa come i comuni utilizzino i fondi derivanti dall’imposta, col rischio concreto che gli incassi non siano usati per finalità turistiche come invece prevede la norma. Manca quindi una rendicontazione pubblica e accessibile a tutti, al pari di quella prevista per i proventi delle sanzioni stradali, che consenta ai cittadini di capire come vengano usate le risorse raccolte e quali interventi finanzino concretamente”.

Attualmente l'imposta varia da 1 a 10 euro a ospite per notte, a seconda della località e della tipologia di struttura ricettiva, e i comuni che la applicano sono saliti dagli 11 del 2011, anno di reintroduzione del balzello, ai 1.259 del 2023 per un incasso totale di 792 milioni di euro solo lo scorso anno.

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