Comuni, al buio la digitalizzazione finanziata dal Pnrr
Comuni, al buio la digitalizzazione finanziata dal Pnrr
Tra il 75% e il 95% degli enti non comunica gli investimenti. Siti pieni di servizi non digitali.  Un report di Fondazione Etica fotografa lo stato dell’arte sugli interventi a cui il Pnrr destina 6 mld

di di Francesco Cerisano 19/07/2024 02:00

Digitalizzazione al buio per i comuni. Il Pnrr investe sulla trasformazione digitale delle pubbliche amministrazioni oltre 6 miliardi di euro ma una vera mappatura degli interventi non c’è ancora e le incertezze su come vengano effettivamente spese le risorse sono molteplici.

Basti pensare che, stando ai dati Siope, la stragrande maggioranza dei comuni (la percentuale oscilla tra il 75% e il 95% a seconda della tipologia di spesa) non dichiara investimenti per server, postazioni di lavoro, periferiche, hardware e software.

Ha provato a mettere ordine in un mare magnum di dati spesso contraddittori Fondazione Etica in un report che ItaliaOggi è in grado di anticipare. Un’analisi basata su quattro indicatori (incidenza della spesa, spesa pro capite, numero di servizi effettivamente digitalizzati e spesa in conto capitale come risulta dalla banca dati Siope) da cui emerge come sul tema la confusione regni sovrana. Un esempio per capire. Nei siti web dei comuni e nelle sezioni dedicate ai servizi online sono spesso presenti servizi che non sono affatto digitali e che offrono all’utente la sola opzione di scaricare moduli da compilare a mano, se non addirittura la semplice indicazione di cosa fare per accedere a un determinato servizio.

Secondo Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, soltanto 1.759 su 7.904 comuni inseriscono i propri servizi nel database dell’agenzia. I comuni adempienti sono solo 832 al Nord, 179 al Centro e 748 al Sud. In totale il 22%, un campione ancora troppo ridotto, rimarca la Fondazione presieduta da Gregorio Gitti e Paola Caporossi, da cui emerge come ciascun comune eroghi in media 4 servizi digitali. Con il Sud (4,3) che fa meglio del Nord (3,7) e una grande differenza tra classi demografiche: se nei comuni fino a 2.000 abitanti vengono in media offerti 2,4 servizi digitali, nei municipi oltre i 60 mila abitanti si arriva a offrire in media 16 servizi digitali al Nord, 8 al Centro e 13 al Sud.

Tra i comuni con meno abitanti (sino a 2.000 abitanti) poco più di uno su dieci ha inserito nella banca dati Agid almeno 5 servizi digitali. Il rapporto sale a un comune su due negli enti più popolosi (oltre 60.000 abitanti).

Spesa in conto capitale

Prendendo in esame le spese in conto capitale sostenute nel 2022 per l’acquisto di server, postazioni di lavoro, periferiche, apparati telecomunicazioni, hardware nonché per lo sviluppo o acquisto di software, emerge che a fronte di 7.904 comuni distribuiti sul territorio nazionale, esclusivamente una minoranza riporta il dato relativo a quanto destinato alle voci sopra elencate. Soltanto un ente su quattro riporta la spesa per hardware e uno su cinque per le postazioni di lavoro. Il 90% degli enti risulta essere privo del dato di spesa.

“Se questo è lo stato di fatto dei dati sulla digitalizzazione nei comuni, c’è il rischio che l’Italia, con le risorse dedicate a questa specifica missione del Pnrr, stia procedendo al buio”, osserva Paola Caporossi. “Non disponendo, infatti, neppure a livello di banche dati nazionali, di una mappatura della digitalizzazione nei comuni, oltre che di quella nelle altre p.a., il rischio è che, a livello istituzionale centrale, vengano finanziati progetti meritori ma che non necessariamente corrispondono a quanto serve all’ente che li ha proposti”.

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