Regge la tregua a Gaza tra Israele e Hamas mentre è stato liberatoun nuovo gruppo di ostaggi,10 israeliani e 2 stranieri, e si attende la scarcerazione di altri 36 detenuti palestinesi. A Doha, capitale del Qatar, si discute di un'ulteriore proroga, il capo del Mossad, David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il capo dei servizi segreti egiziani Abbas Kamel e il premier qatarino Mohammed Bin Abdulrahman al-Thani sono riuniti per affrontare la delicata trattativa.
L'obiettivo dei mediatori è quello di estendere ulteriormente la pausa umanitaria fino a raggiungere un cessate il fuoco permanente, che potrebbe anche aiutare ad abbassare le tensioni in Cisgiordania ed evitare l'allargamento della guerra, in primis al Libano con Hezbollah. Ma l'impresa è ardua e richiederebbe a entrambe le parti in conflitto di fare concessioni difficili da digerire.
Finora, in cinque giorni, Hamas ha rilasciato 50 ostaggi israeliani e diversi stranieri, in stragrande maggioranza thailandesi, mentre Israele ha scarcerato 150 detenuti, soprattutto donne e minorenni, di cui 98 in detenzione amministrativa cioè senza mai essere stati incriminati formalmente. Israele ritiene che siano ancora 173 i sequestrati nell'enclave palestinese, tra cui 6 minori. Non tutti sono nelle mani di Hamas, che ha riferito di aver parlato con gruppi minori nella Striscia per cercare di localizzarli, e oltre 40 sarebbero prigionieri della Jihad islamica.
Secondi funzionari al corrente dei colloqui a Doha, lo Stato ebraico non sarebbe disposto a prorogare la tregua oltre domenica, per un totale di dieci giorni da quando è entrata in vigore venerdì scorso. Già prima che cominciasse la pausa nei combattimenti, il gabinetto di guerra aveva preparato una lista con 300 nomi di detenuti palestinesi idonei a essere scarcerati, seguendo la regola stabilita di 30 per ogni giorno di tregua. Finora, nonostante le accuse incrociate di violazioni, l'accordo ha retto: tra i momenti di tensione, il ritardo nella liberazione degli ostaggi israeliani sabato scorso e l'esplosione odierna di ordigni vicino alle truppe israeliane nel nord di Gaza, insieme a uno scontro a fuoco. Un episodio che ha spinto - senza risultato - il leader dell'estrema destra israeliano e ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, a esortare il premier Benjamin Netanyahu a ordinare la ripresa dei combattimenti.