Premierato, Meloni: la riforma la facciamo per chiunque arrivi domani
Premierato, Meloni: la riforma la facciamo per chiunque arrivi domani
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuta al convegno sul premierato intitolato “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”, promosso dalle Fondazioni Alcide De Gasperi e Bettino Craxi, che si è svolto nella Sala della Regina di Montecitorio. "L’obiettivo del premierato è quello di evitare ribaltoni"

di Redazione Roma 08/05/2024 19:24

"L’obiettivo del premierato è quello di evitare ribaltoni". Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al convegno sul premierato intitolato “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”, promosso dalle Fondazioni Alcide De Gasperi e Bettino Craxi, che si è svolto nella Sala della Regina di Montecitorio  per iniziare a dibattere in pubblico sui contenuti della riforma costituzionale proprio nel giorno in cui è approdato in aula al Senato il testo sull’introduzione dell’elezione diretta del premier uscito dalla Commissione (l'Aula del Senato ha respinto, con 54 sì, 104 no e 2 astensioni, le pregiudiziali di costituzionalità al disegno di legge sulla riforma presidenziale. Dopo il via libera al testo della commissione Affari costituzionali, con i voti del centrodestra e delle Autonomie e l’astensione di Italia Viva). Meloni si dice «convinta della bontà» del premierato e assicura che andrà «avanti» per la sua strada «per la mia coscienza» perchè «la sta facendo per chiunque arrivi domani». Comunque ci sarà la possibilità, per gli italiani, di usare il referendum per dire se il premierato forte piace oppure no.

-Si legga anche: Premierato, un confronto sulla riforma con la società civile

"Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre governi, guidati da due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare, hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività, e la fiducia a quei governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate. Tutto costituzionalmente legittimo, ma il punto è che i padri costituenti non potevano immaginarlo, perché era un altro mondo, un'altra epoca. Ora lo abbiamo visto accadere e lo dobbiamo correggere», ha detto Meloni. «Una riforma che assicura governi stabili e eletti dal popolo è la misura più adeguata sul fronte dell'economia e della giustizia sociale. Naturalmente, nel doveroso confronto con le parti sociali. Come arrivare a questa democrazia? È la domanda che ci siamo fatti quando abbiamo scritto questa riforma. Bisogna salvaguardare gli organi di garanzia, a partire dalla funzione di arbitro super partes del capo dello Stato. Ed è esattamente quello che fa questa riforma: è stata una scelta lasciare inalterati i poteri fondamentali del presidente della Repubblica», ha aggiunto la premier.

"Penso che questa proposta assicuri la corretta ripartizione dei ruoli sancita dalla Costituzione in virtù della quale il governo e le Camere determinano l'indirizzo politico e il Capo dello Stato" esercita "la funzione di garanzia, mettendo fine a sovrapposizioni che nelle nostre debolezze e difficoltà a volte hanno creato più problemi che soluzioni". "Chi ritiene di essere depositario esclusivo della Costituzione ne mette, per paradosso, in crisi la funzione unificante. Se la Costituzione è di tutti, ed è di tutti, la sua interpretazione non può privilegiare una sola cultura politica o un solo punto di vista". La Costituzione "fornisce strumenti a chi come me ha scelto l'impegno politico, a chi si dedica all'impresa, alla produzione, alla ricerca, alla sport, delinea un patrimonio di valori comuni, di principi, di diritti, di doveri in cui tutti ci riconosciamo e all'interno del quale le differenti posizioni devono trovare sempre terreno comune di confronto".

Meloni alla Schlein: non ha argomenti

Meloni tira anche una staffilettata alla Schlein. «Leggo di leader che dicono di fermare la riforma con i corpi. Non so se leggerla come una minaccia o come una sostanziale mancanza di argomentazione nel merito», ha aggiunto riferendosi implicitamente all'esortazione data dalla segretaria del Pd Elly Schlein ai suoi senatori. «Anche io preferirei» il dialogo, ha detto parlando di uno degli aspetti emersi nel seminario, «e farò quello che posso per una riforma che abbia il consenso più ampio. Ma quando la risposta è “la fermeremo coi nostri corpi ”- ha concluso sorridendo Meloni - la vedo dura»

"Questo è un Governo solido, è un Governo stabile, io non avrei bisogno di fare questa riforma, è un rischio per me farla". Cosi' la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso di un convegno sulle riforme, alla Camera. Ma c'è "l'occasione per la prima volta in molti, molti anni, di lasciare davvero un cambiamento che possa domani essere utilizzato da tutti in positivo, cioe' la possibilita' di avere chiaramente un mandato, chiaro, dai cittadini, dal popolo e la possibilita' di avere cinque anni per realizzarlo. Se io non lo facessi, se non cogliessi quest'occasione, non per me ma per chi ci sara' tra molti anni, diciamo, o nella prossima legislatura, perche' la politica funziona cosi', non sarei in pace con la mia coscienza. Questo è il tema".